sabato, Giugno 3, 2023
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Youtopia recensione del film con Matilda De Angelis

Una storia di sofferenza ma anche di redenzione è quella raccontata in Youtopia, nuovo lungometraggio di Bernardo Carboni, interpretato dalla giovane promessa Matilda De Angelis (conosciuta per il ruolo di Giulia in Veloce Come il Vento). Una storia però che, nel suo estremo realismo e nella sua sconvolgente concretezza, non rimane ancorata allo schermo, ma travolge con forza chiunque la segua.

Matilde (De Angelis, appunto) è un’adolescente come tante che, a causa di una situazione famigliare poco agiata, si trova costretta a spogliarsi in webcam per guadagnare quanto le serve per salvare la propria casa, pignorata a causa di alcuni pagamenti mancati. Quando si accorge che il semplice strip digitale non la porterà ad avere abbastanza soldi in tempo, Matilde decide allora con l’aiuto sofferto della madre (Donatella Finocchiaro) di bandire un’asta con in palio ciò che le è più caro: la propria verginità.

Dopo svariati documentari, Berardo Carboni arriva sul grande schermo con Youtopia (qui il trailer ufficiale), lungometraggio che, pur perdendo chiaramente l’appiglio documentaristico, stringe con la realtà un debito inscindibile. La vera forza di questo film sfaccettato e poliedrico è infatti anzitutto riscontrabile nella sua estrema concretezza, nell’essere cioè riflesso diretto di un mondo in repentina decadenza.

La storia di Matilde è il ritratto di una ragazza qualunque che un po’ per gioco, un po’ per necessità è costretta a mettere piede in un inferno terreno, che altro non è che la vita da cui non riesce a scappare. La realtà virtuale, protesi distruttiva di quella quotidianità alienabile, è nel contempo prolungamento dell’incubo e luogo di conforto nel quale lei riesce finalmente a nascondersi.

Youtopia recensione del film con Matilda De Angelis

Da un punto di vista strettamente visivo, la costante oscillazione tra spazio virtuale e mondo reale appare straniante e quasi febbrile: se il primo non-luogo si carica di assunti ontologici scissi tra esistenzialismo e sottotesti filosofici, il secondo si trasforma in una prigione ossessiva e ridondante che intrappola sia la protagonista, sia lo spettatore.

Proprio la costruzione degli spazi, nonché i movimenti di macchina che li vanno a comporre, mostrano come la regia di Carboni sia estremamente capace e sapiente. Non totalmente distante dal panorama sperimentale con cui in passato ha dialogato, il cineasta abruzzese alterna infatti primi piani disturbanti a carrelli concentrici che, ruotando attorno alla giovane protagonista, restituiscono un senso di ideologico trasporto e reclusione.

A rendere tangibile questo soffocante senso di ineludibile caducità, sono poi la brava Matilda De Angelis (qui la nostra intervista all’attrice) e soprattutto la strepitosa Donatella Finocchiaro, le quali si ergono a vittime e martiri di una società inospitale, che le trascina sempre più nel baratro nonostante i lori continui tentativi di risalire e di sopravvivere.

Accanto alle vittime, non manca ovviamente quello che sembra essere il mietitore: Alessandro Haber, travolgente in un ruolo che per quasi tutto il film è in definizione, si erge infatti a stanco e debole boia, che nel feroce e poetico finale si scopre però essere soltanto un’altra vittima di un mondo che non conosce sconti per nessuno.

Gabriele Landrini
Gabriele Landrini
Perché il cinema non è solo un'arte, è uno stile di vita | Film del cuore: Gli Uccelli | Il più grande regista: Alfred Hitchcock | Attore preferito: Marcello Mastroianni | La citazione più bella: "Vorrei non amarti o amarti molto meglio." (L'Eclisse)

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