venerdì, Marzo 31, 2023
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Vicini di casa, recensione della nuova commedia di Paolo Costella

La recensione di Vicini di casa, commedia con Claudio Bisio, Vittoria Puccini, Valentina Lodovini e Vinicio Marchioni. Dal 1 dicembre al cinema.

La convivenza non è mai facile: dividere spazi fisici, ma anche solo “mentali” o sentimentali, con qualcun altro implica sempre uno sforzo e una sfida da vincere soprattutto sul campo da gioco dell’adattamento. Immaginiamo quindi se questo spazio privato nel quale ogni persona si ritrova a galleggiare, questa “bolla”, fosse invaso di colpo da più persone, magari da una coppia di vicini eclettici e curiosi. Sono queste le premesse dalle quali si dipana il caleidoscopio narrativo di Vicini di casa, nuovo film diretto da Paolo Costella – già artefice di Per tutta la vita e della sceneggiatura, scritta a più mani, del cult Perfetti Sconosciuti –, che vede protagonisti Claudio Bisio, Vittoria Puccini, Vinicio Marchioni e Valentina Lodovini, e che uscirà il 1 dicembre nelle sale italiane.

Giulio e Federica (Bisio e Puccini) stanno insieme da molti anni ma il loro matrimonio non funziona più come una volta. A malapena si parlano e solo per punzecchiarsi, mentre i conflitti quotidiani sono ormai diventati la norma. Una sera Federica decide di invitare i nuovi vicini del piano di sopra, Laura e Salvatore (Lodovini e Marchioni), una coppia affiatata, vitale, vivace e spesso “rumorosa”. I due faranno loro una proposta provocatoria che cambierà la sorte della serata con conseguenze sorprendenti…

Vicini di casa ha un focus specifico che si annida nella coppia costituita da Giulio e Federica: lo spettatore condivide fin da subito il loro punto di vista, si ritrova immerso nella quotidianità della coppia e si aggira, disarmato, tra le rovine di un ménage familiare stanco e vessato dalla quotidianità. Ma basterebbe cambiare il titolo, ribattezzandolo “a casa dei vicini”, per ribaltare completamente i piani di ascolto e le focalizzazioni: in quel caso la coppia Laura-Salvo si trasformerebbe, da motore immobile che innesca la miccia, a protagonista assoluta della scena, insolito oggetto del desiderio dell’occhio (voyeuristico) di chi guarda lo schermo d’argento. Quattro persone diverse, quattro differenti tipi umani, quattro complesse “isole” che galleggiano sulla scena: i personaggi del film di Costella sono complessi e sfaccettati, caratteri funzionali alla narrazione che costruiscono la storia attraverso le loro azioni e le decisioni che prendono.

Scavare a fondo nei sentimenti e nelle psicologie

Non a caso con Vicini di casa siamo di fronte ad un adattamento teatrale di una pièce spagnola di successo, nella quale la parola è quintessenziale, scintilla in grado di drammatizzare le azioni che si susseguono e punta di un iceberg d’infinite complessità, annidate sul fondo e solo in attesa di deflagrare. La struttura solida, all’insegna di una forte integrità spazio-temporale che omaggia il genio di Aristotele – visto che la vicenda è ambientata nello stesso appartamento e nell’arco di un’unica serata – sembra rifarsi al dramma borghese da camera, a quel Kammerspiel celebrato dal teatro nordeuropeo dell’800; ma con il film di Costella siamo lontani da Ibsen e Strindberg e molto più vicini al linguaggio del pop, della macchina-cinema che strizza l’occhio alla tradizione, consolidata, della commedia all’italiana che ha segnato la stagione di maggior successo del nostro cinema.

Del resto, non si rifletteva sulle dinamiche della borghesia anche negli anni ’60? Non si ammirava, con curiosità intellettuale, il teatro, le sue forme e i suoi modelli anche nel cinema dei grandi autori del genere? E il fil rouge che unisce passato e presente di una tradizione cinematografica risiede nell’arte della risata, della battuta che è un perfetto esempio del connubio tra ritmo e tempo, sempre in equilibrio sottile tra comicità e dramma, sfogo amaro che, con struggente malinconia, riflette inesorabile sulle idiosincrasie dell’esistenza. Al poker d’assi di protagonisti è affidato questo compito, quello di mantenere sempre alta l’attenzione dello spettatore – forse ormai poco abituato ad un cinema “parlato” e più incline a storytelling spettacolari e mainstream – facendolo ridere e riflettere allo stesso tempo, ponendolo di fronte ad uno specchio (deformante, come un’ottica) della realtà che lo circonda.

Vicini di casa è una tradizionale commedia borghese dall’impianto teatrale, che sceglie però di scavare più a fondo nei sentimenti, nelle emozioni, nelle reazioni e nelle psicologie dei suoi protagonisti: per farlo, si affida alla lezione di Freud (esemplificata attraverso il saggio Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio del 1905) dimostrando come la risata non sia altro che un moto dell’inconscio stesso, un meccanismo che permette di disperdere energia psichica accumulata; un atto liberatorio istintivo e sfrenato, che esorcizza il presente – e le sue contraddizioni – fino ad infrangere i rigidi confini imposti dalle regole (e dai rituali) della borghesia. Lo stesso meccanismo dirompente messo in scena dall’analisi di tabù come la morte o il sesso, quest’ultimo protagonista a sua volta del film.

In Vicini di casa il sesso è presente, costante; evocato ma mai banale, sfrontato e assolutamente non volgare, serpeggia veloce e nervoso tra le contraddizioni messe in scena tra le due coppie, unendole e respingendole allo stesso tempo. Il sesso è una croce e delizia per gli italiani, come hanno dimostrato tanti film dell’epoca d’oro della commedia nostrana: chiodo fisso, tabù innominabile, seducente richiamo, licenziosa presenza. Ed è ancora una volta questo argomento a svelare i vizi privati (e le pubbliche virtù) delle coppie moderne, facendo emergere i dubbi, le perplessità e i tic che minano le relazioni fin dal profondo, annidandosi nel cuore stesso dell’istituzione del matrimonio, spesso contaminato dallo spettro della banale quotidianità.

Guarda il trailer ufficiale di Vicini di casa

GIUDIZIO COMPLESSIVO

Vicini di casa è una tradizionale commedia borghese dall’impianto teatrale, che sceglie però di scavare più a fondo nei sentimenti, nelle emozioni, nelle reazioni e nelle psicologie dei suoi protagonisti: per farlo, si affida alla lezione di Freud dimostrando come la risata non sia altro che un un atto liberatorio istintivo e sfrenato, che esorcizza il presente – e le sue contraddizioni – fino ad infrangere i rigidi confini imposti dalle regole (e dai rituali) della borghesia.
Ludovica Ottaviani
Ludovica Ottaviani
Imbrattatrice di sudate carte a tempo perso, irrimediabilmente innamorata della settima arte da sempre | Film del cuore: Lo Chiamavano Jeeg Robot | Il più grande regista: Quentin Tarantino | Attore preferito: Gary Oldman | La citazione più bella: "Le parole più belle al mondo non sono Ti Amo, ma È Benigno." (Il Dormiglione)

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Vicini di casa è una tradizionale commedia borghese dall’impianto teatrale, che sceglie però di scavare più a fondo nei sentimenti, nelle emozioni, nelle reazioni e nelle psicologie dei suoi protagonisti: per farlo, si affida alla lezione di Freud dimostrando come la risata non sia altro che un un atto liberatorio istintivo e sfrenato, che esorcizza il presente – e le sue contraddizioni – fino ad infrangere i rigidi confini imposti dalle regole (e dai rituali) della borghesia. Vicini di casa, recensione della nuova commedia di Paolo Costella