Ci sono tanti campioni nello sport, ma solo pochi tra questi possono essere considerati delle vere proprie icone; personaggi che hanno lasciato un’impronta indelebile anche nella cultura pop. Fanno parte di questo club esclusivo il recentemente scomparso Diego Armando Maradona, diventato un simbolo di riscatto per la squadra del Napoli e per la sua città, e il campionissimo del basket Michael Jordan, protagonista sia di pellicole di fiction (Space Jam) che di documentari (The Last Dance).
Tra le icone di questo calibro si possono annoverare anche le sorelle Williams, due delle giocatrici più forti nel mondo del tennis. La loro è una storia d’ispirazione per tutta la comunità afroamericana, partita dalla modesta periferia della città di Compton, culla del gangsta rap. Fattore centrale del loro successo, al di là del loro innegabile talento, è stata la determinazione del padre Richard Williams, disposto a tutto pur di aiutare la carriera delle figlie a decollare (quando le due erano ancora piccolissime, era arrivato a stilare un piano di 85 pagine da seguire per raggiungere il successo sperato). È a questa figura dietro le due campionesse che è principalmente dedicato Una famiglia vincente – King Richard, film in uscita nelle sale italiane il 13 gennaio.
Il regista Reinaldo Marcus Green, firmatario di questa pellicola, è un autore che si era già confrontato con il genere biografico: suo Joe Bell, film incentrato sulla storia vera di un viaggio compiuto da padre e figlio, alla scoperta l’uno dell’altro (anche qui l’elemento paterno è centrale). La sceneggiatura rappresenta l’esordio, in questo ruolo, di Zach Baylin (aveva collaborato in altre vesti a pellicole come Effetti collaterali di Steven Soderbergh), penna dietro anche al sequel Creed III, ancora in lavorazione.
Anni ’90, Richard Williams (Will Smith) ha un piano: quotidianamente sottopone, sin dalla più tenera età, le figlie Venus (Saniyya Sidney) e Serena (Demi Singleton) ad estenuanti allenamenti di tennis, aiutato dalla moglie Oracene (Aunjanue Ellis). Trascorre la sua vita alternando i turni come guardiano notturno a giornate passate a rincorrere i più famosi coach, nella speranza che, riconosciuto il talento delle sue ragazze, decidano di prenderle sotto la loro ala gratuitamente (il loro onorario sarebbe troppo per le tasche dell’umile famiglia di Compton). Ha puntato tutto sulle due aspiranti tenniste, unica speranza di successo per portare via dalla degradata periferia la sua famiglia (oltre a Venus e Serena, Richard deve occuparsi anche di altre tre figliastre).
Una famiglia vincente – King Richard è una classica storia celebrativa dello spirito d’iniziativa imprenditoriale americano, un’altra pagina del mito del self-made man. Richard è essenzialmente un imprenditore che decide di investire tutto sulle due figlie e sul tennis, stilando un vero e proprio “business plan”, volto a portare la sua impresa al successo. Determinato, testardo, che non si arrende davanti a tutte le porte sbattutegli in faccia. Un personaggio che, almeno nella prima parte del film, risulterà quasi antipatico. Una sorta di piazzista ciarlatano intento a pubblicizzare le sue aspiranti tenniste con opuscoli e videotape amatoriali, come se fossero un prodotto.
Col proseguire della pellicola, ci addentreremo nella dimensione più intima di Richard, scoprendo un passato per niente facile: una continua lotta per la sopravvivenza nel contesto della segregazione razziale degli stati del sud. Un uomo che mostrerà anche un lato orgoglioso e fiero, pronto a battersi ed imporsi per proteggere le figlie e assicurargli, per quanto possibile, di vivere serenamente la loro infanzia. Un ruolo valorizzato dall’ottima prova di Will Smith, probabilmente la sua migliore dai tempi di Alì.
Una parte, quella di King Richard, così strabordante da “mangiarsi” tutto il resto del film, lasciando poco spazio alle sorelle Williams; per la maggior parte della storia rappresentante come “yes girls”, pronte ad obbedire al padre senza battere ciglio (solo Venus avrà una sua piccolissima ribellione e il momento chiave della partita con Arantxa Sánchez Vicario; Serena invece rimarrà sullo sfondo e avrà la sua rivincita solo nelle didascalie finali).
La regia fa la sua parte, senza mai brillare particolarmente, ben servendo le interpretazioni dell’ottimo cast (oltre Smith, degne di nota le performance di Aunjanue Ellis, nel ruolo della madre Oracene, e di Jon Bernthal, in quello del coach Rick Macci). Tirando le somme, Una famiglia vincente – King Richard è un buon film, a metà tra biografico-sportivo e dramma familiare. Una commistione abbastanza riuscita, su cui troneggia Will Smith (sarà la volta buona per l’agognata statuetta?).