martedì, Marzo 21, 2023
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ULTRAS, recensione del film diretto da Francesco Lettieri

La recensione di ULTRAS di Francesco Lettieri, con Aniello Arena. Dal 9 all'11 marzo al cinema, e dal 20 marzo disponibile su Netflix.

È un esordio interessante quello cinematografico di Francesco Lettieri, fino ad oggi uno dei più apprezzati autori di videoclip in Italia (vanta collaborazioni con Liberato, Calcutta e The Giornalisti), ed ora regista di ULTRAS, realizzato anche grazie alla collaborazione con Netflix.

Il film sarà nei cinema, in qualità di evento speciale, dal 9 all’11 marzo, mentre successivamente arriverà sulla piattaforma online del colosso californiano a partire dal 20 dello stesso mese. Sceneggiato da Peppe Fiore, ULTRAS prende spunto da fatti di cronaca che negli ultimi anni hanno portato nuovamente alla ribalta quella tipologia di tifoseria assimilabile al crimine organizzato: in particolare quanto accaduto a Roma nel 2018, poche ore prima della finale di Coppa Italia, quando uno scontro tra tifosi napoletani e romani causò la morte di un giovane.

Sandro (Aiello Arena), detto “Il Moicano”, è tra i fondatori del gruppo di supporters del Napoli denominato “Apache”. Dopo anni spesi a commettere atti di violenza negli stadi, il Daspo lo allontana per sempre da quel mondo che ha alimentato la sua esistenza per anni e gli dà la possibilità di rifarsi una vita con Terry (Antonia Truppo). Nel frattempo i tifosi della vecchia guardia, di cui fa parte, si trovano costretti a lasciare spazio alle nuove generazioni, non senza problemi legati alla leadership del gruppo. Tra i più giovani c’è anche Angelo (Ciro Nacca), che vede in Sandro una figura paterna ed è mosso dal desiderio di vendicare la morte del fratello Sasà, deceduto anni prima durante uno scontro tra tifosi.

Per il suo esordio cinematografico, Lettieri si affida ad un’estetica debitrice di fonti eterogenee ma facilmente identificabili. Da una parte c’è l’ombra lunga dell’universo cinematografico e seriale di Gomorra, dall’altra quella – percepibile, ma secondaria – di pellicole come, ad esempio, La Paranza dei Bambini di Claudio Giovannesi (in particolare per quanto riguarda la descrizione della malavita minorile e il punto di vista quasi antropologico sulla realtà filmata) e ACAB – All Cop Are Bastards di Stefano Sollima, in questo caso per le soluzioni stilistiche adottate per raccontare gli eventi.

Nonostante il ritmo sostenuto e la drammaturgia ben calibrata (peccato solo che nel finale il film perda un po’ di mordente), nel complesso ULTRAS appare riuscito più a livello descrittivo che non a livello narrativo. Il punto di forza del film, infatti, non risiede tanto nella storia che racconta – piuttosto convenzionale, bisogna dirlo -, quanto nel modo puntiglioso in cui è descritto il sottobosco criminale raccontato. Attraverso la sua macchina da presa, Lettieri conduce lo spettatore alla scoperta di una realtà tribale dominata da istinti primordiali, le cui uniche leggi sono quelle della violenza e della sopraffazione (del più forte sul più debole, naturalmente).

Per fare questo, pur non disdegnando sequenze ricche di pathos, si affida soprattutto a un realismo che emerge principalmente dal confronto tra i vari personaggi. Non si tratta solo di privilegiare l’uso del dialetto – aspetto riscontrabile ormai in gran parte della produzione cinematografica e seriale italiana -, ma di creare una speciale alchimia sia tra gli attori in scena, sia tra personaggi ed interpreti, restituendo di fatto allo spettatore barlumi di “vita vera” (benché filtrata attraverso l’occhio finzionale della macchina da presa).

Per tale motivo, tra gli aspetti che più contribuiscono alla riuscita del film, è necessario annoverare il parco attori nella sua totalità – dai volti noti a quelli meno noti -, con una menzione speciale per Aniello Arena, davvero straordinario nel vestire i panni di un personaggio dicotomico come Sandro, diviso tra la volontà di lasciarsi alle spalle un passato di violenza (cercando al contempo di essere una guida per il giovane Ciro), e il senso di appartenenza (malsano) verso una realtà che lui stesso ha contributo a creare e di cui – drammaticamente – si sente prigioniero.

Guarda il trailer ufficiale di ULTRAS

GIUDIZIO COMPLESSIVO

ULTRAS appare riuscito più a livello descrittivo che non a livello narrativo. Il punto di forza del film, infatti, non risiede tanto nella storia che racconta - piuttosto convenzionale, bisogna dirlo -, quanto nel modo puntiglioso in cui è descritto il sottobosco criminale raccontato. Attraverso la sua macchina da presa, Lettieri conduce lo spettatore alla scoperta di una realtà tribale dominata da istinti primordiali, le cui uniche leggi sono quelle della violenza e della sopraffazione.
Diego Battistini
Diego Battistini
La passione per la settima arte inizia dopo la visione di Master & Commander di Peter Weir | Film del cuore: La sottile linea rossa | Il più grande regista: se la giocano Orson Welles e Stanley Kubrick | Attore preferito: Robert De Niro | La citazione più bella: "..." (The Artist, perché spesso le parole, specie al cinema, sono superflue)

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ULTRAS appare riuscito più a livello descrittivo che non a livello narrativo. Il punto di forza del film, infatti, non risiede tanto nella storia che racconta - piuttosto convenzionale, bisogna dirlo -, quanto nel modo puntiglioso in cui è descritto il sottobosco criminale raccontato. Attraverso la sua macchina da presa, Lettieri conduce lo spettatore alla scoperta di una realtà tribale dominata da istinti primordiali, le cui uniche leggi sono quelle della violenza e della sopraffazione.ULTRAS, recensione del film diretto da Francesco Lettieri