La spiritualità è il tema centrale di Trouble No More di Jennifer Lebeau. Il film, presentato nella Selezione Ufficiale di RomaFF12, esplora il periodo cattolico di Bob Dylan agli inizi degli anni ‘80.
Come ogni altro episodio nella vita dell’artista folk rock, anche il periodo della sua “rinascita” cristiana, che presumibilmente iniziò con la pubblicazione del disco “Slow Train Coming” (1979) per finire con “Shot of Love” (1981), è stata analizzata all’infinito dalla stampa. Minore attenzione è stata data alla musica che Dylan realizzò in quel periodo.
Il racconto di Trouble No More si snoda attraverso uno dei momenti più controversi della carriera di Dylan
Questo film è composto da alcuni filmati ripresi durante gli show della seconda parte del tour di Dylan del ‘79-‘80 (con una straordinaria band composta dal veterano dei Muscle Shoals Spooner Oldham alle tastiere, Fred Tackett dei Little Feat alla chitarra, Tim Drummond al basso e Jim Keltner alla batteria), intervallati da sermoni scritti da Luc Sante e declamati da Michael Shannon.
Il racconto di Trouble No More si snoda attraverso uno dei momenti più controversi della carriera di Dylan. Il cantante è concentrato sul suo nuovo modo di fare musica: il suo rifiuto di eseguire i successi durante i concerti fa infuriare i fan, e molti critici non apprezzano le sue nuove composizioni. Trovato questo raro materiale delle esibizioni di Dylan, la Lebeau lo ha reso in forma ideale per il grande schermo.
Trouble No More la recensione del film con Michael Shannon
La regista ha tagliato il materiale degli anni ‘80 e lo ha assemblato insieme alle scene girate con Michael Shannon, il quale interpreta il ruolo di un predicatore alla vecchia maniera che cerca di portare sulla retta via la sua comunità. Queste omelie sono scritte da Luc Sante, che ha ascoltato le prediche di grandi predicatori neri molto celebri negli anni ’20 e ‘30.
La performance contemplativa ma impegnata di Shannon si sposa abbastanza bene con la voce del “menestrello di Minneapolis”, che canta il suo messaggio con estremo fervore, come fosse veramente in una chiesa: è gioioso, si muove; sembra di vedere un altro cantautore rispetto a quello che siamo abituati ad ascoltare.
Trouble No More è interessante dal punto di vista della storia della conversione di Dylan, ma in realtà non ci fa scoprire pressoché nulla di nuovo
Anche se la sua band è composta da sei cantanti afro-americani, questo show non evoca i suoni religiosi tipici del genere, ma le sonorità vengono integrate nel tipo di musica che Dylan stava facendo in quel momento. Ma siamo lontani anni luce da quell’indimenticabile sound, quel misto tra folk e rock che ha segnato la storia della musica. Lebeau presenta le canzoni con performance intatte, ma evita di mostrare per intero il film-concerto, montando ad hoc le parti con Shannon.
Trouble No More è interessante dal punto di vista della storia della conversione di Dylan, ma in realtà non ci fa scoprire pressoché nulla di nuovo. Quello che probabilmente manca a questo film è il valore aggiunto di una spiegazione su come la spiritualità è stata vissuta da Dylan e cosa lo ha portato a farla entrare nella sua musica.