Checco Zalone è pronto a tornare sul grande schermo e Tolo Tolo è il titolo che ha scelto per la sua ultima fatica, ancora una volta una corrosiva analisi comica dei vizi e delle virtù della “gente italica” condita da umorismo e da un tocco di poesia; un film non esente comunque da polemiche, come ha raccontato lui stesso durante la conferenza stampa di presentazione del film.
Circondandosi di un cast prevalentemente sconosciuto al grande pubblico – proveniente soprattutto dalla Francia – Zalone mette in scena una “farsa” naif dove Checco, il protagonista omonimo, è un piccolo imprenditore pugliese vessato dai debiti e da due ex mogli. Per evitare il terribile incontro (o resa dei conti) con lo Stato Italiano che reclama il saldo dei suoi debiti, l’uomo scappa in Africa dove verrà coinvolto in innumerevoli avventure che lo costringeranno a compiere un’ardua scelta: rientrare in patria seguendo la rotta dei migranti.
Tolo Tolo riassume perfettamente l’essenza del pensiero celato dietro la sentenza “con una risata si può dire tutto, perfino la verità”, che affonda le proprie radici tanto nella saggezza popolare quanto nel pensiero freudiano. Dietro le risate, le situazioni comico-grottesche, gli eccessi cartooneschi, Zalone cerca d’indurre lo spettatore alla riflessione amara, bergsoniana, trascurando la retorica e abbracciando una forma di giocoso cinismo quanto di arguta irriverenza.
Il comico pugliese prende un tema rovente, cavalca l’onda dell’attualità ma evita una lezione “politicamente corretta” preferendo il fascino della commedia pop(ular) e sovversiva proprio per via del suo illimitato potere mainstream, capace di raggiungere tutti. Il risultato finale è un godibile pastiche di tecniche che porta, per la prima volta, la firma dello stesso comico (AKA Luca Medici) anche dietro la macchina da presa, al timone di regia, concedendosi in tal modo maggior potere decisionale e creativo tanto da arrivare a mescolare perfino i generi: nel film non mancano infatti inserti rubati, nelle coreografie e nelle atmosfere, al musical e in alcuni casi perfino al live action che mescola esseri umani e disegni in due dimensioni sul grande schermo.
Zalone sembra sovvertire perfino quella “regola” (non scritta) della commedia cinematografica che la vede sempre in bassa risoluzione, oscillando tra disorganici momenti baciati dal perfezionismo – complice anche la fotografia di Fabio Zamarion – e scene tipicamente tratte invece da una commedia all’italiana della contemporaneità, poco inclini all’estetica quanto alla costante ricerca della risata facile ad effetto. Il comico pugliese non si è mai allontanato troppo dall’attualità per lasciarsi ispirare nella scrittura dei propri film, ma mai come in Tolo Tolo – nato da un soggetto di Paolo Virzì e scritto a quattro mani con quest’ultimo – sceglie di cavalcare l’onda della contemporaneità, nel revanscismo qualunquista che sta contagiando – a macchia di leopardo – il nostro quotidiano.
Zalone/Medici osa: si spinge oltre i paletti del politicamente corretto, fa da pioniere e sfrutta un periodo complesso – come quello delle festività – per uscire in sala; qualcuno lo ha già accusato (o potrebbe farlo) di essersi imborghesito, o di voler fare politica, semplicemente di essersi schierato troppo apertamente con una causa specifica. Ma la verità è che la libertà di questo comico passa per la capacità di restare sempre sé stesso, di non modificare o adattare mai la propria personalità a delle logiche (anche solo di mercato), ma di essere semplicemente Checco, eterna maschera grottesca dell’italiano medio affetto da qualunquismo patologico.
Anche se, in apparenza, questo aspetto può suonare come vantaggioso per Zalone e il proprio cinema, purtroppo sulla lunga distanza potrebbe rivelarsi perfino un’arma a doppio taglio: e se Medici restasse incastrato per sempre nel proprio personaggio, figlio dell’epoca dell’infinita riproducibilità tecnica, smarrendo il confine sottile che intercorre tra Luca e Checco? Se una semplice risata non bastasse a sfuggire dalla lunga ombra della farsa, magari ben costruita, ma in battuta finale vuota e carente di spunti di riflessione ed organicità?
Al momento, con Tolo Tolo, Checco Zalone non dovrà però preoccuparsi di niente di tutto questo; l’Italia intera continuerà a ridere di sé stessa e delle proprie debolezze grazie alla lente deformante, grottesca e da cartoon, che il comico indossa per dire tutto… perfino la verità.