martedì, Marzo 28, 2023
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Ti mangio il cuore, recensione del film di Pippo Mezzapesa con Elodie

La recensione di Ti mangio il cuore, il nuovo film di Pippo Mezzapesa con Elodie, presentato nella sezione Orizzonti di Venezia 79.

Parte come l’inizio di una qualsiasi revenge story: un bambino a cui viene massacrata la famiglia e che giura vendetta. Quel bambino poi diventa adulto e capiamo che ha ucciso i suoi rivali; poi uno stacco e si passa ad altro. Il filo conduttore della vendetta permane ma è come se si fosse cambiato genere, ed è un pò questa la caratteristica di Ti mangio il cuore.

Pippo Mezzapesa, al suo terzo lungometraggio dopo Il bene mio uscito nel 2018, decide di partire dall’omonimo romanzo d’inchiesta firmato da Carlo Bonini e Giuliano Foschini, due giornalisti che hanno studiato a lungo il fenomeno della cosiddetta “Quarta Mafia”, la società che domina la Puglia terrorizzandola con proiettili e minacce. Si ispira poi liberamente alla prima pentita di mafia del Gargano, Rosa di Fiore (a cui è dedicato il film), per portare sullo schermo una moderna storia d’amore alla “Romeo e Giulietta” ambientata nel Gargano tra due famiglie mafiose, i Malatesta e i Camporeale.

Un microcosmo in cui gli unici abitanti sono le due famiglie: non esistono tribunali, istituzioni o semplicemente altre città. La Puglia di Mezzapesa è costituita da due blocchi in guerra fredda tra loro, contendendosi il primato su tutto, anche sull’onore di portare la Madonna per aprire la processione. Presentato nella sezione Orizzonti della 79esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Ti mangio il cuore è un mix tra Shakespeare, gangster e neorealismo, quest’ultimo soprattutto per la fotografia in bianco e nero totalizzante di Michele D’Attanasio, che sottolinea ancora di più l’istintiva ferocia dei personaggi.

Ti mangio il cuore, un mix tra Shakespeare, gangster e neorealismo a cui manca il giusto inquadramento

Gli occhi penetranti di Marilena (Elodie, al suo debutto come attrice), sono testimoni di questa realtà carica di violenza, ma la favola con il suo amato Andrea (Francesco Patanè) dura troppo poco. Una volta che diventa la causa che porta all’imminente guerra, viene totalmente messa da parte dall’uomo, che subisce un’evoluzione; anzi, un’improvviso cambiamento alla Michael Corleone de Il padrino.

A quel punto la donna, proprio come la Kay Adams del capolavoro di Coppola, non deve fargli domande sui suoi “affari”: si eclissa, quindi, per poi tornare verso la fine, indossando il velo che le copre il viso, andandosi a confondere con le altre donne, perché ormai la sua persona è stata violata e non le resta che condividere lo stesso destino con le altre. Come la passione dei due protagonisti esplode da un semplice sguardo iniziale, i loro occhi poi comunicheranno odio reciproco che sfocerà in un conflitto e il loro amore, che sembrava invincibile, verrà superato dall’irrefrenabile istinto di dominare.

È forse un azzardo mescolare una storia d’amore alla “Romeo e Giulietta” con archetipi di film che ci hanno distinto all’estero come Gomorra e allo stesso tempo voler mantenere certe tradizioni (vedi le scene delle processioni). Da balli lenti sulle note di Tu si’ na cosa grande a canzoni radiofoniche internazionali come Dragostea din tei, Pippo Mezzapesa tenta di bilanciare tutti questi elementi, ma il rischio ad un certo punto è l’accumulo. La resa visiva, che sicuramente è uno dei punti di eccellenza del film, non riesce ad andare di pari passo con una sceneggiatura che sia in grado di dare il giusto inquadramento alla storia.

Guarda il trailer ufficiale di Ti mangio il cuore

GIUDIZIO COMPLESSIVO

È forse un azzardo mescolare una storia d’amore alla "Romeo e Giulietta" con archetipi di film che ci hanno distinto all’estero come Gomorra. Pippo Mezzapesa tenta di bilanciare tutti questi elementi con Ti mangio il cuore, ma il rischio ad un certo punto è l’accumulo. La resa visiva, che sicuramente è uno dei punti di eccellenza del film, non riesce ad andare di pari passo con una sceneggiatura che sia in grado di dare il giusto inquadramento alla storia.

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È forse un azzardo mescolare una storia d’amore alla "Romeo e Giulietta" con archetipi di film che ci hanno distinto all’estero come Gomorra. Pippo Mezzapesa tenta di bilanciare tutti questi elementi con Ti mangio il cuore, ma il rischio ad un certo punto è l’accumulo. La resa visiva, che sicuramente è uno dei punti di eccellenza del film, non riesce ad andare di pari passo con una sceneggiatura che sia in grado di dare il giusto inquadramento alla storia.Ti mangio il cuore, recensione del film di Pippo Mezzapesa con Elodie