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The Quiet Girl, recensione del film di Colm Bairéad

La recensione di The Quiet Girl di Colm Bairéad, candidato a miglior film internazionale agli Oscar 2023. Dal 16 febbraio al cinema.

Raccontare le luci e le ombre dell’infanzia, o comunque restituire la visione del mondo attraverso gli occhi dei più piccoli sono da sempre due (tra i tanti obiettivi) che il cinema si pone, auto-proclamandosi non solo come fabbrica dei sogni ma anche come occhio – meccanico – capace di introiettare la realtà, filtrandola e maneggiandola sapientemente per ottenere il migliore dei risultati catturando l’attenzione dello spettatore immerso nella sala buia.

Colpisce, quindi, per la delicatezza e la natura riservata dello script che lo sostiene il bel film di Colm Bairéad candidato agli Oscar 2023 (come Miglior film internazionale) e intitolato semplicemente The Quiet Girl, che pone così al centro del proprio sguardo i silenzi, i bisogni inconfessabili, le necessità e la disperata voglia d’amore di una bambina circondata non solo da un mondo di adulti, ma da una realtà alle prese con le contraddizioni della Storia.

Ambientato nell’Irlanda rurale del 1981, il film racconta la storia di Cáit, una tranquilla bambina di nove anni che proviene da una famiglia problematica, povera, con molti figli e in attesa di un altro bambino. Data la situazione, i genitori decidono di allontanarla durante l’estate e affidarla a una coppia di lontani parenti, Seán e Eibhlín Kinsella. Cáit non ha mai incontrato la coppia prima di quel momento, non sa quando e se mai farà ritorno a casa, perché con sé non ha portato nessuna valigia a parte l’abito che indossa.

I Kinsella sono una coppia di mezz’età senza figli, premurosi e attenti: inizialmente la giovane si avvicina più a Eibhlín, che sin da subito l’accoglie calorosamente, a differenza di Seán, che sembra più schivo nei suoi confronti, ma col tempo anche il rapporto tra lui e la bambina si distende. Insieme ai due, la ragazzina sboccia scoprendo un nuovo modo di vivere e una realtà dove i segreti sembrano banditi. Eppure ce n’è uno, drammatico, che emerge rapidamente dal passato della coppia.

The Quiet Girl, in apparenza, non sembra aggiungere niente di nuovo ad un certo tipo di narrazione dell’infanzia sul grande schermo, che spesso frequenta gli spazi delle kermesse più importanti – come non pensare, ad esempio, alla sezione Alice della Città della Festa del Cinema di Roma? – e regala anche delle piccole perle capaci di giocare con i generi, producendo delle curiose variazioni sul tema (come nel caso di Petite Maman di Céline Sciamma). Ma, au contraire, il film di Bairéad è in grado di scavare nel cuore della tradizione, intrecciando fili invisibili che ricollegano il passato magico, fiabesco e ancestrale dell’Irlanda con lo scenario storico più recente (ma non troppo), che ha indubbiamente segnato un solco tragico nella storia dell’isola.

Perché le vicende tumultuose che hanno attraversato questa terra sono approdate spesso sul grande schermo, raccontando conflitti e sanguinose battaglie per l’indipendenza che ne hanno dilaniato i confini e le famiglie, infrangendo sogni ed equilibri casalinghi per sempre: Nel nome del padre, The Boxer, Belfast e il recente Gli spiriti dell’isola sono solo alcuni esempi apparentemente diversi e distanti tra loro, ma accomunati dal fil rouge (sangue) di una cruenta battaglia, in nome della libertà, che ha distrutto per molto tempo il concetto ideale di pace che gli stessi abitanti si erano creati.

Un film incentrato sulle emozioni trattenute

Per comprendere nel migliore dei modi il racconto della piccola Cáit c’è bisogno di collocarlo lungo due assi cartesiani fondamentali: da una parte, lo scenario storico-politico che ha segnato la società irlandese, permeata da un cattolicesimo ultra-conservatore che ha minato dall’interno gli equilibri delle famiglie disgregando molte di esse, vessate dall’assoluta povertà; dall’altra, invece, siamo di fronte ad un retaggio culturale antico di cui liberarsi e con il quale gli irlandesi – ma soprattutto gli inglesi – fanno ancora i conti oggi, riflettendo attraverso il cinema e la televisione sui danni di una rigida educazione di stampo quasi vittoriano (come non pensare, ad esempio, agli splendidi Nowhere Special o Aftersun, entrambi incentrati sulle delicate emozioni di due padri alle prese con i rispettivi figli?) che ha irrigidito le emozioni, relegandole ad una sfera intima e privata che mai, e poi mai, dev’essere mostrata in pubblico o nei rapporti con la propria prole.

Per questo The Quiet Girl è un film incentrato sulle emozioni trattenute: sono i silenzi a parlare, gli sguardi furtivi e laconici di Cáit, quelli nervosi dei suoi genitori che cercano di nascondere il privato e salvare le (poche) apparenze; i gesti acquistano un valore importante componendo la grammatica di una vera e propria scrittura per immagini, nel cui senso di annida la poesia nascosta che spesso le parole non riescono ad esprimere. La tranquillità e il silenzio evocati dal titolo stesso avvolgono tutti i legami umani mostrati nella vicenda, e quando sono le parole a prendere il sopravvento (come nel caso di una vicina troppo chiacchierona) ecco che finiscono per ferire attraverso la loro superficialità, rendendo impossibile la costruzione di rapporti umani basati invece sull’importanza delle azioni.

Nell’opera di Bairéad ogni gesto ha un senso e un valore quasi magico, come elementi “fatati” che permettono alla piccola ninfa/eroina della storia di crescere completando il proprio arco narrativo, quel “percorso dell’eroe” che si trasforma in un viaggio tanto nella crescita quanto nell’autoconsapevolezza: non è lei ad avere qualcosa di sbagliato, ad essere “aliena” in un mondo strano. Sono gli altri a non meritare, attraverso le loro azioni sgraziate e incollerite, tutto l’amore che è pronta a donare. Quello stesso amore che, invece, finisce per salvare la coppia dei Kinsella, assolvendoli da un dolore troppo grande da poter continuare a nascondere e con il quale convivere sembra ormai un peso; è l’incontro tra queste tre anime fragili e “rotte” che permette alla magia dell’antica arte del Kintsugi di aver luogo, con le loro ferite tragiche che finiscono per essere riempite dall’oro dell’amore e del silenzio.

The Quiet Girl immerge una storia ben radicata nella realtà – soprattutto quella storica degli anni ’80 della grande depressione irlandese – in un’atmosfera fatata, degna erede delle storie e delle leggende che attraversano febbrilmente l’Irlanda; con una protagonista delicata come una piccola fata pronta a cambiare le esistenze delle anime gentili (ma ferite) che incontra lungo il proprio cammino, grazie al dono magico di un silenzio dietro il quale si cela un amore salvifico, troppo grande per essere represso così a lungo. “I bambini ci guardano”, diceva De Sica: e, ancora una volta, i loro occhi dimostrano di essere lo specchio delle contraddizioni di una società “troppo distratta” per potersi accorgere delle necessità dei più piccoli ed innocenti.

Guarda il trailer ufficiale di The Quiet Girl

GIUDIZIO COMPLESSIVO

The Quiet Girl immerge una storia ben radicata nella realtà – soprattutto quella storica degli anni ’80 della grande depressione irlandese – in un’atmosfera fatata, degna erede delle storie e delle leggende che attraversano febbrilmente l’Irlanda; con una protagonista delicata come una piccola fata pronta a cambiare le esistenze delle anime gentili (ma ferite) che incontra lungo il proprio cammino, grazie al dono magico di un silenzio dietro il quale si cela un amore salvifico, troppo grande per essere represso così a lungo.
Ludovica Ottaviani
Ludovica Ottaviani
Imbrattatrice di sudate carte a tempo perso, irrimediabilmente innamorata della settima arte da sempre | Film del cuore: Lo Chiamavano Jeeg Robot | Il più grande regista: Quentin Tarantino | Attore preferito: Gary Oldman | La citazione più bella: "Le parole più belle al mondo non sono Ti Amo, ma È Benigno." (Il Dormiglione)

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The Quiet Girl immerge una storia ben radicata nella realtà – soprattutto quella storica degli anni ’80 della grande depressione irlandese – in un’atmosfera fatata, degna erede delle storie e delle leggende che attraversano febbrilmente l’Irlanda; con una protagonista delicata come una piccola fata pronta a cambiare le esistenze delle anime gentili (ma ferite) che incontra lungo il proprio cammino, grazie al dono magico di un silenzio dietro il quale si cela un amore salvifico, troppo grande per essere represso così a lungo.The Quiet Girl, recensione del film di Colm Bairéad