mercoledì, Giugno 7, 2023
HomeFestivalFesta del Cinema di RomaThe Only Living Boy in New York recensione del film di Marc...

The Only Living Boy in New York recensione del film di Marc Webb

Il 2017 ha segnato il ritorno di Marc Webb (The Amazing Spider-Man) dietro la macchina da presa con ben due pellicole: oltre a Gifted – Il Dono del Talento con protagonista Chris Evans (da oggi nelle nostre sale), quest’anno è uscito anche The Only Living Boy in New York, presentato nella Selezione Ufficiale della 12^ edizione della Festa del Cinema di Roma.

Il film ha come protagonisti Callum Turner, Kate Beckinsale, Pierce Brosnan, Cynthia Nixon e Jeff Bridges, e racconta la storia di Thomas Webb, un giovane laureato alla ricerca del suo posto nel mondo. Dopo aver fatto amicizia con il nuovo eccentrico vicino di casa, uno scrittore che in breve tempo diverrà il suo mentore, Thomas scopre che il padre ha una relazione con una donna più giovane. Nel tentativo di separarli, il ragazzo finirà a letto con lei, scatenando una catena di eventi che cambieranno la sua vita per sempre.

Il film è una sequela di avvenimenti piuttosto prevedibili che Webb si sforza ad imbastire di ingiustificata retorica, mascherata dietro una confezione elegante ma stucchevole

Il ritorno di Marc Webb alla regia è conforme al suo stile non particolarmente ricercato e al suo modo abbastanza furbo, sicuramente artefatto, di impastare il racconto. Il film è una sequela di avvenimenti piuttosto prevedibili che il regista, insieme allo sceneggiatore Allan Loeb, si sforza ad imbastire di ingiustificata retorica, mascherata dietro una confezione elegante ma stucchevole.

the only living boy in new york

The Only Living Boy in New York recensione del film di Marc Webb

Webb mette in piedi la sua dichiarazione d’amore nei confronti di una città, quella di New York, dove tutti sembrano aver smarrito la strada, incapaci di capire chi sono, cosa vogliono dalla vita e soprattutto dagli altri. Rifacendosi al più grande Woody Allen e strizzando l’occhio a Il Laureato di Mike Nichols, il regista statunitense indugia eccessivamente su dialoghi fin troppo caricati (quasi teatrali) e snodi narrativi convenzionali.

La caratterizzazione dei personaggi, perennemente in bilico tra le frenesie del quotidiano, le insostenibili ambizioni e l’imbarazzante ambiguità dei sentimenti, risulta palesemente abbozzata e gli stessi poco credibili, nonostante siano interpretati da attori di conclamata fama e innegabile spessore (su tutti Jeff Bridges).

Rifacendosi al più grande Allen e strizzando l’occhio a Il Laureato di Nichols, Webb indugia eccessivamente su dialoghi fin troppo caricati e snodi narrativi convenzionali

The Only Living Boy in New York è un film che si lascia guardare grazie alla sua generosa durata (appena 88 minuti), ma che nasconde la propria superficialità e la propria mancanza di concretezza dietro una facciata finto intellettuale, cercando in tutti i modi di accattivarsi l’ammirazione del pubblico.

Il plost twist finale riesce a dare una sferzata di vitalità ad una storia flemmatica che non lascia praticamente nulla allo spettatore, se non l’eco delle note di una colonna sonora dal sapore vintage (palesemente ruffiana) che senza ombra di dubbio si avrà voglia di riascoltare una volta usciti dalla sala.

the only living boy in new york

Stefano Terracina
Stefano Terracina
Cresciuto a pane, latte e Il Mago di Oz | Film del cuore: Titanic | Il più grande regista: Stanley Kubrick | Attore preferito: Michael Fassbender | La citazione più bella: "Io ho bisogno di credere che qualcosa di straordinario sia possibile." (A Beautiful Mind)

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

RECENTI

- Advertisment -