The Old Man and The Gun è il nuovo film del regista americano David Lowery con Casey Affleck, Danny Glover, Tom Waits, Tika Sumpter, Sissy Spacek e – soprattutto – il protagonista assoluto e incontrastato del film, Robert Redford, che ha annunciato il proprio ritiro dalla scene dopo quest’ultima pellicola.
Un addio che non lascia indifferenti: forse perché Redford è stato uno dei volti simbolo della New Hollywood, un po’ fuorilegge, ladro gentiluomo, cavaliere elettrico ma affabile, caratterizzato dalla folta chioma bionda, dal sorriso luminoso e dall’impegno con il quale affronta ogni aspetto della propria vita, pubblica e privata.
Il film di Lowery è un malinconico omaggio, un biopic su un ladro gentiluomo che si trasforma – involontariamente – nella tenera celebrazione di una lunghissima carriera, che vede l’attore ottantenne ancora una volta sulla breccia, davanti alla macchina da presa. Il film, presentato nella Selezione Ufficiale di RomaFF13, uscirà nelle sale il prossimo 20 dicembre distribuito da BIM Distribuzione.
Il film è tratto dall’incredibile storia vera di Forrest Tucker, criminale “di carriera” che ha alternato rapine in banca e rocambolesche fughe carcerarie. Sulle sue tracce c’è l’investigatore John Hunt, impegnato in una caccia all’uomo continua ma, allo stesso tempo, affascinato da questa figura di ladro-gentiluomo che non ha mai usato la violenza contro il prossimo pur riuscendo a compiere intrepide rapine organizzate con arguzia e determinazione. Ma l’incontro con Jewel, una donna che lo ama profondamente nonostante il suo “cattivo mestiere”, fa entrare il fuorilegge Forrest in una nuova, quanto inedita, fase della sua lunga vita.
The Old Man and The Gun (qui il teaser trailer italiano) è un film che nasce sotto l’egida del romanticismo: l’approccio di Lowery lo è, e lo dimostra attraverso lo sguardo meccanico della propria macchina da presa. Come quest’ultima si sofferma sui volti dei protagonisti, passandoli in rassegna; a partire dalla scelta delle singole inquadrature, tutto è studiato e calcolato, pur sembrando il frutto casuale di un puro atto d’amore.
Nonostante la patina da commedia-crime, nel film infatti si parla d’amore: quello che prova Forrest per Jewel, ricambiato; ma anche quello che l’uomo prova nei confronti della vita e della libertà, anche se ciò vuol dire sposare una vita fuorilegge e criminale; e infine l’amore che regola i rapporti nella famiglia dell’agente Hunt e che domina il legame tra Hunt e Tucker, preda e cacciatore, colti in una briosa caccia al ladro.
The Old Man and The Gun strizza, volontariamente, l’occhio al cinema della New Hollywood, con la sua fotografia sgranata, i colori saturi, l’ambientazione calata nei primissimi anni ’80; ogni dettaglio riporta alla mente l’epoca d’oro della filmografia di Redford: tutto nel film suggerisce un indizio che conduce all’attore, che si trasforma nel motore immobile che rende possibile – quanto credibile – il progetto di Lowery.
Il film è un tenero omaggio all’uomo e al mito: un mito americano, simbolo della nuova America che iniziava a delinearsi sul finire degli anni ’60, che ha attraversato indenne i ’70 tra luci e ombre, e che è finita per lasciarsi inghiottire dall’edonismo capitalista degli ’80.
Redford, nonostante l’età, è e sarà sempre il sex symbol di un tempo: ce lo ricordano i brevi frammenti tratti dai suoi film che vengono utilizzati per narrare le rocambolesche fughe di Tucker dal carcere come lo ricordano agli spettatori le vecchie foto in bianco e nero, che mostrano il giovane ladro gentiluomo in azione.
Ma a scolpirlo, nella memoria indelebile della settima arte, è soprattutto la figura dell’attore a cavallo, avvolto in un poncho, sagoma che si staglia nel tramonto rosso che avvolge le sconfinate praterie americane: questo è Forrest Tucker ma è soprattutto Robert Redford, cowboy, fuorilegge, gentiluomo, guascone gentile e affascinante seduttore.
Un mito che The Old Man and The Gun celebra, facendo sconfinare il reale nell’l’immaginario e rendendo impercettibili i confini tra settima arte, vita e immagine; un’immagine che ha, senza dubbio, ridefinito i contorni dell’immaginario della pop culture.