Nonostante debba la sua fortuna di attrice alla commedia romantica, in molti faticano a ricordare che fin dai suoi esordi nel mondo del cinema Jennifer Lopez ha dimostrato di poter impiegare il proprio talento al servizio dei generi più disparati, in particolare dell’action, specie se contaminato dal thriller o dal dramma, e in alcuni casi anche dalla commedia (basti pensare al recente Un matrimonio esplosivo, uscito su Prime Video lo scorso gennaio).
In The Mother, diretto dalla neozelandese Niki Caro – una che di personaggi femminili sembra intendersene (suoi La ragazza delle balene, North Country, La signora dello zoo di Varsavia ma anche il live action Disney Mulan) -, la celebre popstar latina si cala nei panni – non così insoliti – di una spietata killer addestrata nell’esercito che, per garantire la sicurezza della figlia abbandonata molti anni prima e difenderla da una banda di pericolosi criminali in cerca di vendetta, decide di ritirarsi nella natura selvaggia dell’Alaska. Chiaramente, non ci vorrà molta prima che la donna sia costretta ad uscire allo scoperto e ad affrontare i suoi nemici, nella speranza non solo di riuscire a proteggere la ragazzina, ma anche per chiudere i conti con il suo passato.
Lungi dall’essere un action tutt’altro che rivoluzionario (specie se collocato in un’ottica di rappresentazione e di empowerment femminile rispetto al genere di appartenenza), The Mother, purtroppo, non funziona neanche come infallibile toccasana per staccare la spina, prendersi una pausa dagli affanni del quotidiano e trascorrere due ore all’insegna della pura adrenalina. Radicato in una cornice eccessivamente drammatica che ne soffoca le impellenti diramazioni orientate non solo verso l’action thriller ma anche (in maniera tutt’altro che fortuita o casuale) verso il survival movie – con strizzate d’occhio ruvide e ingenue alla saga di Bond -, l’operazione imbastita dalla Caro finisce per risultare banale e anonima.

“Jennifer Lopez Is Not Enough”
Per quanto Jennifer Lopez risulti assolutamente convincente nei panni della figura genitoriale intesa come “lupo solitario” (ruolo generalmente riservato agli attori maschi), dimostrando di avere la caratura necessaria a reggere il peso sia emotivo che fisico della storia, è il livello di prevedibilità che serpeggia lento nell’intera operazione a depotenziare bruscamente tanto l’efficacia dei procedimenti narrativi impiegati quanto la volontà dello spettatore di lasciarsi realmente coinvolgere dagli eventi che si alternano sullo schermo.
A differenza di quanto aveva dimostrato con Mulan (almeno secondo il giudizio di chi scrive), questa volta Niki Caro dimostra di essere tutt’altro che abile nell’orchestrare le scene d’azione al cardiopalma, adagiandosi su una regia che risulta eccessivamente piatta anche quando dovrebbe restituire la corretta dose di adrenalina, impedendo allo sguardo sempre più esigente dello spettatore moderno (abituato ad un’azione continuamente vicina a fagocitare le percezioni sensoriali) di percepire un’energia concreta e tangibile, capace di infrangere le barriere della mera fruizione e investirci grazie alla potenza delle immagini, generando il proverbiale “brivido lungo la schiena”. Inoltre, la totale assenza di svolazzi creativi sul piano tecnico va a braccetto con una sceneggiatura messa nero su bianco da ben sei mani (tra cui – sorprendentemente – quelle di Peter Craig, autore degli script di film come The Batman e Top Gun: Maverick), che pullula di tali cliché da rendere una storia già poco ben congegnata ancora meno appassionante e coinvolgente.
Non bastano il carisma e la presenza scenica della Lopez (che danno vita ad un’eroina combattiva, discutibile, ma pur sempre umana) per salvare l’intera baracca: a The Mother manca una personalità forte e riconoscibile dietro la macchina da presa, trainata da una scrittura con maggiore ritmo e precisione. Nella sua incapacità di riuscire a soddisfare i fan più irriducibili dell’action o coloro che sono alla ricerca di puro e semplice intrattenimento, il film della Caro fallisce nell’impresa di elevare ulteriormente gli standard qualitativi della recente cinematografia d’azione, risultando tristemente dimenticabile nella sua effimera e mascherata complessità.