Mark Millar è stato uno dei primi autori di fumetti, in tempi non sospetti, a capire che il futuro delle sue creazioni cartacee sarebbe stato sul grande schermo. È infatti del 2008 il primo adattamento cinematografico di una sua opera (Wanted – Scegli il tuo destino), stesso anno dell’arrivo nelle sale di Iron Man, primissimo tassello del MCU. Due anni dopo, nel 2010, il regista Matthew Vaughn, innamoratosi del soggetto propostogli da Millar, porta sullo schermo Kick-Ass (film sviluppato praticamente in contemporanea con l’omonimo fumetto).
Questa collaborazione tra i due autori non sarebbe stata l’ultima: il 2014 segna l’inizio del franchise cinematografico di Kingsman – Secret Service, basato sulla miniserie a fumetti – sempre scritta da Millar e disegnata da Dave Gibbons (Watchmen) – “The Secret Service”. Al primo film, ironico tributo al cinema di spionaggio, ha fatto seguito il meno riuscito Kingsman – Il cerchio d’oro. Ma le avventure degli agenti “al sevizio segreto di Sua Maestà” non finiscono qui: The King’s Man – Le Origini, prequel sugli inizi della ormai celebre agenzia di spionaggio, è infatti in arrivo, nelle sale italiane, dal prossimo 5 gennaio.
Un terzo capitolo di nuovo diretto da Matthew Vaughn; il regista inglese, oltre che per le sue regie tratte dai fumetti di Millar, è noto per il delizioso fantasy Stardust e per X-Men – L’inizio, rilancio cinematografico dei mutanti Marvel del 2011. Lo affianca alla sceneggiatura Karl Gajdusek, conosciuto principalmente per la pellicola di fantascienza, con protagonista Tom Cruise, Oblivion.
The King’s Man – Le Origini rappresenta un tuffo nel passato, la storia della genesi dell’agenzia di spionaggio inglese: 1914, un gruppo di cospiratori, guidato dal misterioso Pastore, trama nell’ombra per causare lo scoppio della Grande guerra. Il loro scopo è distruggere il trono britannico; ultimo tassello del loro piano è convincere lo zar Nicola (Tom Hollander, che interpreta anche gli altri due sovrani coinvolti, Giorgio V e Guglielmo II, tra loro cugini) a ritirare le truppe russe dal conflitto. Per persuaderlo utilizzeranno l’influenza del mistico Rasputin (Rhys Ifans), alleato del Pastore. Toccherà al duca di Oxford (Ralph Fiennes) e ai suoi compagni impedire il compimento di queste oscure macchinazioni e salvare il Regno Unito.
Questo nuovo capitolo della saga spionistica torna a giocare con gli archetipi del genere; questa volta tocca ad un’associazione criminale internazionale, che ricorda da vicino la Spectre di 007 (il gruppo guidato da Ernst Stavro Blofeld è apparso anche nel recente No Time to Die). La gang del Pastore non si fa mancare nulla: base segreta in un luogo assurdo (qui in cima ad un’impervia montagna scozzese), anelli identificativi con dentro una capsula di cianuro e riunioni segrete con il misterioso leader, rigorosamente in penombra. Piccola differenza, il feticcio per i gatti è sostituito da quello per le capre.
Novità di questo prequel è il setting storico; l’utilizzo pop dell’ambientazione della Prima Guerra Mondiale ricorda la prima pellicola di Wonder Woman. The King’s Man – Le Origini però, rispetto al film dedicato all’eroina DC, si diverte anche a giocare con figure storiche celebri: non solo i succitati sovrani e Rasputin, ma addirittura Mata Hari (Valerie Pachner), Erik Jan Hanussen (Daniel Brühl) e Vladimir Lenin (August Diehl).
Il mix di toni però non risulta riuscito come nei precedenti capitoli: troppo repentini i salti tra un umorismo esageratamente “fumettoso”, a tratti demenziale, e scene pesantemente drammatiche, oltretutto legate ad un tragico momento storico. Non giova una sceneggiatura disordinata, che si perde dietro a digressioni superflue (la parte, eccessivamente lunga, dedicata al figlio del duca al fronte), e la mancanza di un vero e proprio villain centrale. Il carismatico Rasputin, protagonista della sequenza d’azione più memorabile della pellicola, purtroppo sarà per poco in scena.
The King’s Man – Le Origini si conferma il capitolo più debole della serie spionistica di Millar e Vaughn. Ambientazione storica a parte, poche sono le cose davvero interessanti di questo prequel; consigliato solo ai fan più irriducibili dell’universo di Kingsman.