Il sogno americano, per molti, potrebbe essere ormai un’utopia lontana, morta e sepolta, che è coincisa casualmente con quell’ultima cavalcata selvaggia nel trasgressivo decennio dei 60’s più ruggenti e deliranti. Eppure quel sogno echeggia ancora, nella memoria collettiva come nelle imprese epiche di uomini che, nonostante i tempi avversi e le difficoltà, hanno comunque deciso di rischiare tutto per soddisfare la propria ambizione ed edificare imponenti imperi commerciali. Ne è una prova la vicenda affascinante – quanto misconosciuta – del fondatore della catena McDonald’s, la vera mente creatrice dietro il successo commerciale di una piccolissima impresa famigliare:
In The Founder, in uscita nelle sale italiane oggi 12 gennaio distribuito da Videa, il regista John Lee Hancock (Saving Mr. Banks, The Blind Side) immortala attraverso un’istantanea lucida, cinica ed incalzante l’inarrestabile ascesa al potere di Ray Kroc, 52enne commesso viaggiatore della Prince Castle, che nell’America patinata del 1954 (quella di Marilyn Monroe, Elvis Presley, Walt Disney e della Pop-Art) fa la scoperta che gli cambierà per sempre la vita: incontra di persona i fratelli Mac e Dick McDonald che, a San Bernardino (California), hanno elaborato un sistema per rendere unico – sul mercato – il proprio chiosco di hamburger. Nell’era pre fast-food, Kroc è capace di lanciare uno sguardo sul futuro e di fiutare subito l’affare, stringendo un contratto con i fratelli e incentivando, così, la creazione di quel sogno di icona laica che ancora oggi gli americani venerano: McDonald’s, dove il cibo è veloce e gli archi dorati accolgono il cliente.
Archi dorati che abbracciano come le navate rassicuranti delle chiese: questo era il progetto originale di Dick del quale si appropria con prontezza Ray, pronto a cogliere con estrema rapidità il vento rivoluzionario delle nuove mode, adatte ai cambiamenti dei tempi che si evolvono. Chiese e bandiere, ripete più volte nel corso del film, i simboli della cultura americana. The Founder è il racconto della nascita dell’America dei miti e della pop culture, quell’America che tutti noi conosciamo – perché ormai patrimonio del nostro immaginario – e che si è costruita sulle imprese (e le immagini) delle proprio sante icone, quelle “figurine” immortali che hanno plasmato il sogno, inondando i nostri occhi.
Ray Kroc è l’americano medio, il commesso viaggiatore reduce da una drammatica pièce di Williams, l’ometto di mezz’età frustrato per i suoi insuccessi ma baciato da un dono unico: il fiuto. Il fiuto perspicace e la capacità di adattarsi, portando all’estremo quella base del darwinismo sociale che degenera in un cinico “cane–mangia–cane”, così vicino alla nostra società contemporanea. Il simbolo del consumismo, il mito del fast food incarnato dal pagliaccio Ronald McDonald si è fondato sulle ceneri – appunto – del cinismo e della spregiudicatezza, avvicinando così il Kroc evocato da Michael Keaton con sciamanica inquietudine e sorriso del Midwest all’antico spirito dei moderni tycoon, quei “padri fondatori” del capitalismo (americano, ma soprattutto mondiale) che ben sono rappresentati dalla loro ultima personificazione, quel Donald Trump neo presidente degli Stati Uniti d’America. Prima ancora di essere un tradizionale biopic, The Founder è una storia della Storia, un’istantanea americana della nascita di un impero che passa anche attraverso il potere di un panino imbottito.