The Cage – Nella gabbia si apre su due corpi avvinghiati in terra mentre ancora scorrono i titoli di testa. Ma non è un momento di passione, non c’è il calore dell’affetto. A suo modo, è però una danza. A praticarla sono due donne, Aurora (Aurora Giovinazzo) e Beauty Killer (Desirée Popper). Si stanno colpendo con pugni, gomitate e calci. È il primo incontro di MMA, arti marziali miste, di fronte al quale ci pone il nuovo film di Massimiliano Zanin, presentato in anteprima alla 21esima edizione di Alice nella Città, e in uscita nelle sale il 22 febbraio.
Dura il tempo di porsi come background di tutta la storia e come principale rivalità che attraversa nel mezzo il ritorno allo sport di Aurora. In quell’incontro, che ha perso, la ragazza ha infatti rimediato un brutto infortunio ed un trauma che l’hanno costretta ad allontanarsi dal ring ottagonale. Trascorre le giornate lavorando allo zoo che gestisce assieme al marito Alessandro (Brando Pacitto), che da un po’ di tempo si è radicalizzato all’interno di una comunità religiosa ascoltando le parole di padre Agostino (Fabrizio Ferracane). Tra i due le cose non è che vadano tanto bene. Lui ha tutte le caratteristiche dell’uomo abusante e meschino. Vorrebbe controllare cosa fa e quando lo fa Aurora, le rinfaccia colpe alla prima occasione utile e arriva pure a metterle le mani addosso.
Chiudere i conti con il passato
Padre Agostino lo difende agli occhi della moglie, ricordandole il suo posto e di stare al fianco del marito anche quando vive questi momenti di “fragilità”. Aurora però coltiva il sogno di tornare a lottare. Vorrebbe farlo per chiudere i conti in sospeso con il passato e per esorcizzare la costrizione nella quale vive, a dire il vero sottolineata fin troppo nel facile e insistito parallelismo tra la gabbia del ring e la gabbia in cui vivono le fiere di cui si prende cura la ragazza. Le capita occasione quando incontra Serena (Valeria Solarino), proprietaria di una palestra che si offre di accompagnarla nel non facile percorso di preparazione al combattimento.
Da qui si sviluppano le linee di una trama che del film sportivo raccoglie la matrice dell’underdog, della sfavorita, declinando però il tutto nel conflitto di genere. Infatti Alessandro non è per niente contento quando viene a sapere che Aurora ha ripreso ad allenarsi. The Cage – Nella gabbia fa sfogare le frustrazioni dell’uomo, che prima sbaglia e poi chiede scusa, ad ogni occasione utile. Si sfiora però la sensazione di delineare questa figura solo in funzione delle sue stranezze, del suo essere orrida e terribile in maniera quasi macchiettistica, quindi contraltare al negativo della riappropriazione di corpo e spazio di Aurora.
Aurora Giovinazzo, un’eroina “muscolare”
E l’aspetto più interessante del film sta invece nella performance di Giovinazzo, nel modo in cui lavora sulla fisicità e si presta a un ruolo che in qualche maniera prosegue un percorso da “eroina” anche muscolare già avviato in altri lavori a cui ha partecipato – pensiamo alla sua Matilde in Freaks Out e anche alla viandante nel corto post-apocalittico Nostos. Per il resto l’opera di Zanin, la cui sceneggiatura il regista scrive assieme a Claudia De Angelis con la collaborazione di Vittorio Alonzo e Andrea Sperandio, non esce dalle dinamiche di caduta, risalita e successo tipiche del genere di riferimento.
Insomma, non convince del tutto lo spunto di originalità associato al confronto con la figura di un maschile debole e che a questa debolezza reagisce con l’avvelenamento di coppia, così come The Cage – Nella gabbia si fa prendere anche un po’ troppo alla gola dalle facili metafore e simbolismi. Nel complesso resta l’intenzione di portare al cinema italiano uno sport, e più in largo una tipologia di racconto, ancora poco rappresentato nei confini nazionali, con qualche luce e diverse ombre.