mercoledì, Settembre 27, 2023
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Sundown, recensione del film di Michel Franco con Tim Roth

La recensione di Sundown, il nuovo film del regista messicano Michel Franco con Tim Roth e Charlotte Gainsbourg. Dal 14 aprile al cinema.

Era da un po’ che non si vedeva un Tim Roth in gran forma interpretare uno dei suoi personaggi fumosi e semplicemente inquietanti assieme a una sempre ineccepibile Charlotte Gainsbourg. A questa rentrée ci pensa il regista messicano Michel Franco (Nuevo Orden) con Sundown, presentato in concorso alla 78a Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Il film uscirà nelle sale a partire dal prossimo 14 aprile e sarà distribuito da Europictures.

Alice (Charlotte Gainsbourg) e Neil Bennett (Tim Roth) sono due fratelli in vacanza ad Acapulco insieme ai figli della donna, Alexa (Albertine Kotting) e Colin (Samuel Bottomley). A rovinare il quadro familiare sarà una tragica telefonata che li metterà al corrente della morte della madre, aldilà dell’oceano in Inghilterra. Nei preparativi della partenza, però, Neil decide di rimanere sul posto fingendo di perdere il passaporto e chiudendo i contatti con tutti. L’uomo sembra ripartire da zero anche grazie all’incontro con Berenice (Iazua Larios). Tuttavia, nulla andrà come sperato…

Sundown è un dramma impietoso ed implacabile sull’incapacità dell’uomo. Neil, interpretato in gran scioltezza da Roth, rappresenta una tipologia di essere umano che sembra essere totalmente inadatto al sistema della vita, complice anche un destino effettivamente non felice. Il film di Franco – che ne firma anche la sceneggiatura e il montaggio assieme a Oscar Figueroa – è un piccolo saggio di riflessione sul concetto di predestinazione e di quanto questa sia, di primo acchito, invincibile. Non basta lo scomparire, quel lasciarsi il passato alle spalle cambiando vita e passando il testimone di grandi responsabilità ad altri: il nostro futuro sembra essere scritto da qualche parte e per motivo questo finirà col perseguitarci sempre.

Franco si appoggia a una regia netta, sul disegno di un lungometraggio basato sul continuo alternarsi di contrasti visivi e psicologici. Neil e Alice – a cui la Gainsbourg regala un piglio lucido e netto, quasi tagliato col coltello – seppur uniti da un legame di sangue, si attraggono e respingono come due calamite e il fato dell’uno e indissolubilmente legato a quello dell’altro. A una situazione iniziale di lusso e di calma apparente, si contrappone un paesaggio più popoloso e popolare, fatto di incontri bellissimi e pericolosi da cui Neil è – forse – involontariamente attratto.

Il ritmo di Sundown è sospeso, intangibile, rotto solamente in alcuni punti nevralgici del film che servono a dare quella sferzata di adrenalina in più allo spettatore. Ogni situazione data è presto pronta al suo ribaltamento, ed è proprio questo il dettaglio convincente dell’opera. Perciò, la parola d’ordine del lungometraggio pare essere il laconico “Quando meno te l’aspetti” che, nella sua ruvidezza, segna in modo inevitabile il percorso di vita di tutti i personaggi.

Guarda il trailer ufficiale di Sundown

GIUDIZIO COMPLESSIVO

Il ritmo di Sundown è sospeso, intangibile, rotto solamente in alcuni punti nevralgici del film che servono a dare quella sferzata di adrenalina in più allo spettatore. Ogni situazione data è presto pronta al suo ribaltamento, ed è proprio questo il dettaglio convincente dell'opera.
Carlotta Guido
Carlotta Guido
Dopo la visione de Il Padrino Parte II capisce che i suoi film preferiti saranno solo quelli pari o superiori alle tre ore | Film del cuore: Il Padrino | Il più grande regista: Aleksandr Sokurov | Attore preferito: Marlon Brando | La citazione più bella: "Il destino è quel che è, non c’è scampo più per me" (Frankenstein Junior)

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Il ritmo di Sundown è sospeso, intangibile, rotto solamente in alcuni punti nevralgici del film che servono a dare quella sferzata di adrenalina in più allo spettatore. Ogni situazione data è presto pronta al suo ribaltamento, ed è proprio questo il dettaglio convincente dell'opera.Sundown, recensione del film di Michel Franco con Tim Roth