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Succede anche nelle migliori famiglie, recensione del film di e con Alessandro Siani

La recensione di Succede anche nelle migliori famiglie, il nuovo film diretto e interpretato da Alessandro Siani. Al cinema dal 1° gennaio 2024.

Raccontare le famiglie italiane è una delle attività preferite dalla nostra industria cinematografica (e seriale): tra i topoi reiterati sugli schermi, quelli legati alle descrizioni di famiglie disfunzionali, caotiche ed eclettiche hanno colonizzato da sempre l’immaginario catturando anche la curiosità degli spettatori che si rivedono in quest’ultime e possono proiettare, nelle vicende che coinvolgono altri personaggi, le ombre delle loro paure più recondite o le fantasie più insolite. Alessandro Siani, attore comico e regista (Il giorno più bello del mondo, Tramite amicizia), cerca di collocarsi nel solco di questa scia con la sua ultima fatica, Succede anche nelle migliori famiglie, film che cerca di proseguire questo complesso discorso sui rapporti familiari in un’ottica da commedia mainstream e pop, approdando sugli schermi d’argento a partire dal 1° gennaio.

Davide Di Rienzo (Siani), laureato in medicina e finito a fare il volontario alla Caritas, conduce una vita tendenzialmente normale, spesa tra una delusione amorosa e l’altra, ragion per cui viene considerato la pecora nera della sua famiglia. Un giorno, però, questo equilibrio precario viene sconvolto dalla morte di suo padre (Sebastiano Somma); torna così nella villa dov’è cresciuto insieme ai fratelli Renzo (Dino Abbrescia) e Isabella (Cristiana Capotondi), praticamente perfetti sotto ogni punto di vista, per prendersi curare – e provare a consolare – la madre Lina (Anna Galiena). Ma quando la donna dà loro lo scioccante annuncio del suo prossimo matrimonio con Angelo Cederna (Antonio Catania), vecchio amico e fidanzatino d’infanzia, i tre fratelli decidono di scavare più a fondo per scongiurare, ad ogni costo, le imminenti nozze.

Luoghi comuni depotenziati da un umorismo stanco

Premessa: Siani sta già cercando, film dopo film, di prendere le distanze dalla comicità – legata soprattutto alla battuta – per avventurarsi nel territorio della commedia brillante, mettendo in scena situazioni e personaggi rapiti da una girandola vorticosa di eventi, sposando la lezione della commedia all’italiana – popolata da eccentrici caratteri – con il ritmo incalzante e indiavolato delle opere tipiche della tradizione ungherese, tra agnizioni e scambi di personalità. Con quest’ultima opera però il comico sembra andare ancora più sul sicuro concentrando, nel lasso di tempo di un unico film, alcuni dei tropi più comuni (ed abusati) di sempre: la famiglia, il matrimonio, il crime e la ricerca di sé. Il risultato è una sfilata di luoghi comuni depotenziati e resi innocui dalla banalità di un umorismo grossolano e stanco, incapace di intrattenere il pubblico più generalista alla ricerca di svago durante le festività.

In primo luogo, il Siani regista incappa nell’errore più comune legato alla risata, scivolando rovinosamente sulla definizione: bassa e raffazzonata, non c’è un’attenzione maniacale verso i dettagli, anzi, quest’ultimi sembrano passare in secondo piano rispetto ad un quadro d’insieme caotico che fa delle gag il proprio punto di forza, sciorinando una serie di situazioni brillanti –  o “quadri comici” – pronte ad avvicendarsi una dopo l’altra, sacrificando una coerenza narrativa d’insieme in virtù della battuta ad ogni costo. Una disorganicità, quindi, che sembra aleggiare su Succede anche nelle migliori famiglie dall’inizio alla fine: le gag mostrate hanno un ritmo altalenante, alcune sono più riuscite e altre meno, l’alchimia tra i vari interpreti non è abbastanza forte da sospendere l’incredulità e le situazioni in cui vengono catapultati i tre fratelli protagonisti sono sempre più improbabili, paradossali nella loro assurdità fumettistica, piatta e bidimensionale.

Una copia conforme di tanto cinema italiano già visto

Senza scavare nelle psicologie dei personaggi o nelle ragioni profonde che li muovono, è chiaro fin da subito che al Siani regista e attore interessa intrattenere, garantire al pubblico uno svago disimpegnato che possa portare con la mente lontano, altrove, magari negli splendidi luoghi mostrati nel film (ambientato in Sicilia). Ma anche qui, non può mancare la connotazione folkloristica e stereotipata che inficia l’operazione, creando un dissonante effetto che banalizza – o, addirittura, brutalizza – l’immagine e il potenziale di una terra perfetta per ospitare la storia narrata nel film, se solo lo script avesse avuto il coraggio di lasciarsi alle spalle una rappresentazione sterile e macchiettistica. Ancora una volta, quindi, sbucano personaggi eccentrici che appartengono al sottobosco criminale innescando un effetto domino di gag improbabili, mentre la sottotrama più crime – appunto – si mescola con il matrimonio da sventare ad ogni costo che riavvicina, involontariamente, la disfunzionale famiglia protagonista, che per la prima volta si ritrova ad avere un obiettivo comune.

Ed è proprio la ricerca di sé, di un’auto-affermazione personale e di un determinato posto nel mondo ad animare – nei gesti quanto nelle opinioni e negli intenti – i vari characters che si muovono sullo schermo, in modo tale da rendere “umani, troppo umani” (parafrasando Nietzsche) perfino quei ruoli funzionali soprattutto alla riuscita della commedia, semplici protagonisti di gag e dispensatori di battute per divertire e far sorridere. Schiacciato dal peso delle proprie contraddizioni (soprattutto commerciali), Succede anche nelle migliori famiglie non riesce quindi a centrare, in modo sottile e brillante, il proprio obiettivo, finendo per configurarsi come una copia conforme (banale, ma anche svogliata) di tanto cinema che abbiamo già visto e che ha colonizzato l’immaginario, soprattutto popolare, del pubblico pronto ad accorrere in sala per disconnettersi dalla realtà… almeno per la durata di un film sullo schermo.

Guarda il trailer di Succede anche nelle migliori famiglie

GIUDIZIO COMPLESSIVO

Con quest’ultima opera Siani sembra andare ancora più sul sicuro concentrando, nel lasso di tempo di un unico film, alcuni dei tropi più comuni (ed abusati) di sempre: la famiglia, il matrimonio, il crime e la ricerca di sé. Il risultato è una sfilata di luoghi comuni depotenziati e resi innocui dalla banalità di un umorismo grossolano e stanco. Schiacciato quindi dal peso delle proprie contraddizioni (soprattutto commerciali), Succede anche nelle migliori famiglie non riesce a centrare, in modo sottile e brillante, il proprio obiettivo, finendo per configurarsi come una copia conforme (banale, ma anche svogliata) di tanto cinema che abbiamo già visto e che ha colonizzato l’immaginario, soprattutto popolare, del pubblico.
Ludovica Ottaviani
Ludovica Ottaviani
Imbrattatrice di sudate carte a tempo perso, irrimediabilmente innamorata della settima arte da sempre | Film del cuore: Lo Chiamavano Jeeg Robot | Il più grande regista: Quentin Tarantino | Attore preferito: Gary Oldman | La citazione più bella: "Le parole più belle al mondo non sono Ti Amo, ma È Benigno." (Il Dormiglione)

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Con quest’ultima opera Siani sembra andare ancora più sul sicuro concentrando, nel lasso di tempo di un unico film, alcuni dei tropi più comuni (ed abusati) di sempre: la famiglia, il matrimonio, il crime e la ricerca di sé. Il risultato è una sfilata di luoghi comuni depotenziati e resi innocui dalla banalità di un umorismo grossolano e stanco. Schiacciato quindi dal peso delle proprie contraddizioni (soprattutto commerciali), Succede anche nelle migliori famiglie non riesce a centrare, in modo sottile e brillante, il proprio obiettivo, finendo per configurarsi come una copia conforme (banale, ma anche svogliata) di tanto cinema che abbiamo già visto e che ha colonizzato l’immaginario, soprattutto popolare, del pubblico.Succede anche nelle migliori famiglie, recensione del film di e con Alessandro Siani