Nell’antica Roma, la Suburra era il quartiere dove il potere e la criminalità si incontravano lontano dalle luci e dalla bellezza della città eterna. Dopo oltre duemila anni, quel luogo esiste ancora. Un luogo di ombre dove coesistono mondi assolutamente distanti e solo apparentemente inconciliabili. Mondi diversi eppure segretamente collegati tra loro.
A tre anni di distanza da ACAB – All Cops Are Bastards, e dopo l’incredibile successo internazionale di Gomorra – La Serie, Stefano Sollima chiude la sua “trilogia del crimine romano” – iniziata con le due stagioni di Romanzo Criminale – La Serie – firmando la regia di Suburra, un affresco sui pregi e i difetti dell’Italia di oggi.
Suburra, un affresco sui pregi e i difetti dell’Italia di oggi
Il regista, allontanandosi da qualsiasi tipo di ricostruzione storica o cronachistica, porta sullo schermo una realtà fatta di grandi e di piccoli, di potenti e di inermi; una realtà esistente, spaventosa, pericolosa, cinematograficamente spettacolare.
Suburra è un noir metropolitano che racconta, in un arco temporale brevissimo (e proprio per questo pervaso ancora di più da un’atmosfera angosciosa e palpitante), la storia di una grande speculazione edilizia , il Water-front, che trasforma la capitale in una nuova Las Vegas.
Suburra recensione del film di Stefano Sollima
Abbracciando in maniera libera e sincera i vari punti di vista dei diversi personaggi, l’opera seconda di Sollima mette in scena una guerra che coinvolge tutti (colpevoli e innocenti, criminali e cittadini perbene, chi contribuisce ad alimentare certi meccanismi corrotti e perversi, e chi vive ai margini di impenetrabili giochi di potere) e dalla quale sembra impossibile risorgere.
Lo stile asciutto, preciso e ricercato del regista romano cattura questi personaggi e il mondo nel quale pensano e agiscono rendendoli la vera anima del racconto, un racconto trascinante e potente che non giudica nè sentenzia, ma che semplicemente dipinge con estremaattenzione la realtà che ci circonda.
Suburra, una storia di genere concreta e universale
Sorretto da un cast incredibile (non solo Piefrancesco Favino, Elio Germano e Claudio Amendola assolvono egregiamente il loro compito, ma anche i più giovani Alessandro Borghi, Greta Scarano e Giulia Elettra Gorietti risultano più che convincenti nei rispettivi ruoli), Suburra – tratto dall’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini – è uno specchio nel quale riflettersi, ma anche un punto di vista con il quale confrontarsi.
Una storia di genere concreta e universale, in cui non esistono né vincitori né vinti, ma soltanto anime grette, nere, eppure umane. Certamente, il prodottoitaliano destinato ad essere il migliore (o uno dei migliori) di questa stagione cinematografica.
Dal romanzo di De Cataldo e Bonini è stata tratta anche Suburra – La Serie, la prima serie italiana targata Netflix, disponibile sulla piattaforma di streaming dallo scorso 6 ottobre. La serie è un prequel film di Sollima, uscito nelle sale nel 2015.