Ci troviamo all’interno di una buia biblioteca scolastica, fasci di luce provenienti da alte finestre fendono l’oscurità; il quadretto che ci viene presentato è molto classico: studenti siedono ad ampi tavoli, concentrati sui libri di testo. Un ragazzo, percepito dagli altri come particolarmente rumoroso, si alza per prendere una lattina di Pepsi al distributore; chiede se qualcuno abbia da cambiargli la banconota da un dollaro, uno studente pignolo lo zittisce stizzito. Il giovane riuscirà comunque a dissetarsi grazie al potere dell’immaginazione, bevendo da una lattina della bibita stampata su un foglio, fuoriuscito magicamente dalla fotocopiatrice. “Pepsi. The Choice of a New Generation”.
L’anno è il 1985 e quel giovane disturbatore della quiete bibliotecaria, dalla faccia particolarmente simpatica, è Michael J. Fox, una delle più grandi icone dei tanto celebrati anni ’80. Proprio in quell’anno, l’attore di origine canadese piazza non uno, ma due grossi successi ai vertici del box office statunitense: Voglia di vincere (in originale Teen Wolf, titolo molto più esplicativo) e la popolarissima commedia sci-fi Ritorno al futuro, rispettivamente al secondo e al primo posto durante l’agosto di quell’anno.
La favola della “Foxmania”, mentre ci si avvicina alla fine della decade reaganiana, sembrerebbe inarrestabile. È proprio in questo momento che l’incubo inaspettato della malattia si abbatte, come un fulmine a ciel sereno, sulla vita di Michael J. Fox, all’epoca non ancora trentenne. I difficili inizi in quel di Hollywood, il grande successo e, appunto, la convivenza con il morbo di Parkinson dell’attore sono il soggetto di Still: La storia di Michael J. Fox Movie, documentario diretto dal premio Oscar Davis Guggenheim (dietro la macchina da presa anche del film ambientalista Una scomoda verità, scritto dall’ex vicepresidente Al Gore), disponibile su Apple TV+ dal 12 maggio.
La nostra storia inizia in una stanza d’albergo il Florida: è il 1990, Michael si risveglia con i postumi della sbornia della serata precedente, quando nota qualcosa di strano. Il suo dito mignolo si muove all’impazzata tutto da solo, come se avesse una vita propria; come se non fosse più sotto il suo controllo, ma manovrato da una qualche ignota entità maligna. Normale amministrazione se fossimo in un film horror e il nostro nome fosse Ash Williams, ma qui siamo nella vita reale, davanti ad un orrore ben più concreto e spaventoso: i primi sintomi del morbo di Parkinson.
La storia di un uomo che non si è arreso alla malattia
Una condizione in cui il coraggioso e tenace attore oggi trova anche una certa ironia; il Parkinson lo ha portato, per la prima volta, a desiderare di essere “still” (fermo), dopo una vita continuamente in movimento, sin da quando era un bambino curioso e iperattivo. Uno spunto utilizzato dal film per tornare indietro nel tempo e raccontare la vita e la carriera di Michael.
Il rapporto con il padre, severo e pragmatico ex militare, che si dimostrerà, sorprendentemente, supportivo verso la carriera poco ortodossa scelta dal figlio; gli inizi sul piccolo schermo con la sitcom canadese Leo and Me, per cui fu scelto grazie al suo aspetto particolarmente giovanile (a 16-17 anni Fox sembrava molto più piccolo, un ragazzino di massimo 12). La conseguente parabola ascendente del suo successo televisivo e cinematografico, l’incontro con la moglie Tracy Pollan sul set di Casa Keaton – l’unica persona a confrontarlo per il suo comportamento da star viziata; sarà proprio questo suo carattere schietto e diretto a farlo innamorare perdutamente di lei – fino alla convivenza con la malattia: una lotta quotidiana per ogni piccolo passo, sempre circondato e supportato dalla sua amorevole famiglia (Fox e Pollan hanno sfornato quattro figli).
Still mette in scena un racconto emozionale, sorretto dalla voce narrante dello stesso Michael J. Fox, utilizzando per illustrare i vari momenti della sua storia filmati di repertorio, ricostruzioni con attori e scene dei suoi iconici film, ricontestualizzate ad hoc. Il tutto interpunto da scene della sua vita attuale, con il suo dolce sguardo da eterno ragazzo che, mentre è intervistato, spesso guarda direttamente in camera, dritto negli occhi dello spettatore.
Questo è Still: la toccante storia di un uomo che non si è arreso alla malattia, che non ha ancora rinunciato a brevi, ma significative, apparizioni cinematografiche e televisive per rallegrare e dare speranza al suo pubblico, ma anche a se stesso.