Spider-Man: Far From Home è l’atteso secondo capitolo delle avventure del giovanissimo Peter Parker, il “supereroe con super-problemi” creato dal compianto Stan Lee che cerca di vigilare sui cieli di New York City nascondendosi dietro la maschera – e i poteri di ragno – di Spider-Man; nel nuovo trend Marvel il suo universo è stato sottoposto a un sostanziale reboot, abbassando l’età media dei protagonisti – sono, infatti, dei sedicenni – inclusa quella di zia May, che da innocente vecchina acquista le affascinanti fattezze della splendida Marisa Tomei.
Ma la Tomei non è (ovviamente) l’unico volto noto del franchising: svettano infatti i nomi di Tom Holland – nei panni del “bimbo-ragno”, come viene ribattezzato – accanto a Zendaya, Samuel L. Jackson, John Favreau e la new entry assoluta Jake Gyllenhaal, che fino ad oggi aveva resistito alle ammalianti sirene dei cinecomics ma che sceglie di debuttare nel Marvel Universe nei panni di Mysterio: un nuovo Avengers in città o una nuova minaccia lungo il cammino del giovane Peter, alla ricerca costante di un equilibrio tra la propria spensierata adolescenza e i suoi doveri da supereroe?
In seguito agli eventi di Avengers: Endgame, Spider-Man deve rafforzarsi per affrontare nuove minacce in un mondo che non è più quello di prima. ‘Il nostro amichevole Spider-Man di quartiere’ decide di partire per una vacanza in Europa con i suoi migliori amici Ned, MJ e con il resto del gruppo. I propositi di Peter di non indossare i panni del supereroe per alcune settimane vengono meno quando decide, a malincuore, di aiutare Nick Fury a svelare il mistero degli attacchi di creature elementali che stanno creando scompiglio in tutto il continente.
Spider-Man: Far From Home (qui il trailer italiano ufficiale) debutterà nei nostri cinema il 10 luglio grazie alla Sony Pictures; con la regia di Jon Watts (ancora una volta “al comando” dopo il precedente Spider-Man: Homecoming) il film si appresta ad essere un’istantanea “on the road” dei super-problemi che può ritrovarsi ad affrontare quotidianamente un super-adolescente. L’inedito mix tra umorismo (di casa Marvel), formula di viaggio, contraddizioni adolescenziali e super-cattivo problematico dà vita ad un prodotto finale decisamente accattivante ma che necessita di un po’ più di tempo rispetto alla media per ingranare.
Non godendo di una sceneggiatura dalla struttura complessa o, tantomeno, dalla fattezza memorabile, il film impiega una abbondante prima parte (quasi il primo e metà del secondo atto, letteralmente fino al “punto medio”) per prendere corpo e trovare, finalmente, un suggestivo equilibrio tra scene d’azione, aspetto estetico, narrazione e situazioni mostrate. La prima parte è quasi una commedia on the road ma in salsa cinecomic, con un focus incentrato su Peter, il suo amore per MJ e le dinamiche tragi-comiche che intercorrono all’interno del suo microcosmo alla luce delle conseguenze degli eventi narrati in Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.
Anche la controparte “malvagia” che affianca il protagonista, ovvero Mysterio/Quentin Beck, è affascinante e magnetica al punto giusto da riscuotere (fin troppo) le attenzioni del pubblico. Nel complesso, si tratta quindi di un inizio lacunoso, perso tra battute e risatine a denti stretti, condito da scene d’azione accessorie sì mozzafiato ma incapaci di creare una sospensione dell’incredulità. Ma è a partire dal punto medio del secondo atto che, come insegna un buon manuale di sceneggiatura, il film cambia pelle acquistando vigore, sostanza e complessità.
Anche qui, a vincere è sempre quella formula applicata in Avengers: Endgame dove l’umanizzazione dei personaggi conferisce loro carattere, collocandoli all’interno di stratificati piani di lettura che conferiscono magnetismo: Spider-Man sente il “peso” della giovinezza e dell’inesperienza soprattutto per via del confronto con il suo mentore, il compianto Tony Stark/Iron Man (la cui lunga ombra echeggia per l’intero film); Mysterio è molto più di un supereroe con mantello, è il frutto malato della nostra società ipertecnologica assetata di potere e apparenza, pronto a tutto pur di ottenere entrambi; un villain al passo coi tempi, sadico quanto affascinante, dalla psicologia più perversa di quanto si possa immaginare.
Ecco quindi che Spider-Man: Far From Home si rivela solo in apparenza un cinecomic travestito da road movie in giro per l’Europa – tra Venezia, Praga, Berlino, Londra e l’Olanda – dimostrando, a tutti gli effetti, di avere gli strumenti giusti per scavare oltre la superficie, scendendo nel cuore dei problemi e dei turbamenti, fin nel fondo degli animi complessi dei supereroi – e dei super-cattivi – “umani troppo umani”, alle prese con i super-problemi di tutti i giorni.