Space Jam è un cult del cinema per ragazzi degli anni ’90, film costruito intorno all’icona sportiva mondiale più importante di quella decade: Michael Jordan. Il volto della definitiva consacrazione internazionale dell’NBA incontrava – in un matrimonio tra live action ed animazione – i personaggi dei cartoni dei Looney Tunes, Bugs Bunny in testa. Un successo planetario, una delle pellicole sportive più lucrative di sempre, che ha fruttato miliardi di dollari in merchandising (dalle classiche sorprese dell’Happy Meal, passando per le scarpe Air Jordan, agli shampoo). Inevitabile che nell’attuale panorama cinematografico hollywoodiano, sempre più propenso ad affidarsi alla sicurezza offerta dal fattore nostalgia, si arrivasse ad un rilancio di questa nota proprietà intellettuale: Space Jam: New Legends – reboot con protagonista, questa volta, il cestista LeBron James – approderà nelle nostre sale dal 23 settembre.
Diretto dallo specialista in commedie Malcolm D. Lee (La scuola serale), e prodotto dal genio del cinema pop black Ryan Coogler (Creed – Nato per combattere, Black Panther), il nuovo film vede non solo il coinvolgimento dei “lunatici” personaggi animati della Warner Bros., ma anche di altre importanti IP del colosso hollywoodiano (franchise come Harry Potter, Game of Thrones e Matrix).
In Space Jam: New Legends, infatti, la malefica I.A. Al-G Rhythm (Don Cheadle) intrappolerà LeBron e il figlio Dom (Cedric Joe) nei server della succitata major, un universo digitale popolato dai vari mondi cinematografici e televisivi della Warner. Il campione, per liberare il figlio e scappare da questa prigione virtuale, dovrà vincere una partita di basket con l’aiuto dei Looney Tunes. Purtroppo i loro avversari, la Goon Squad, saranno modellati su altri talentuosi giocatori di pallacanestro, con anche l’aggiunta di insidiosi potenziamenti.
Diciamocelo, l’originale Space Jam non era un film eccezionale, ma un grosso “spottone” costruito intorno alla figura di Michael Jordan (il regista Joe Pytka era sicuramente più vicino al mondo della pubblicità, e a quello dei videoclip, che al cinema vero e proprio). Un minimo sindacale di trama, per poi puntare tutto sull’appeal da icona pop del protagonista e sullo stupore generato dalla commistione di tecniche (live action e animazione). Un film che però aveva i giusti accorgimenti – in primis la durata contenuta – per intrattenere, soprattutto il pubblico più giovane, e mai annoiare. Asso nella manica dell’operazione era poi una storia vera, dove realtà e finzione si sovrapponevano, davvero forte (il ritiro di Jordan dal mondo del basket, l’infelice parentesi come giocatore di baseball e il suo trionfale ritorno).
Space Jam: New Legends è afflitto dalla presunzione di durata di molti altri blockbuster odierni, ingiustificatamente lunghi (la durata del film si avvicina alle due ore, contro l’ora e mezza scarsa del predecessore). Il risultato è una pellicola che, come la precedente, è sempre uno “spottone”, ma ha anche il mortale difetto di dilungarsi troppo, allungando il brodo con citazioni da altre opere e camei vari (che non riescono nemmeno a stupire troppo, aveva fatto di più e meglio Spielberg con Ready Player One).
Dopo una prima parte che si perde dietro una carrellata di scene famose – c’è di tutto, dal classico dei classici Casablanca a Mad Max: Fury Road – reinterpretate con l’inserimento di personaggi dei Looney Tunes, il film entra finalmente nel vivo con la partita, purtroppo. Proprio la resa dei conti finale, che dovrebbe essere il momento clou della vicenda, soffre di una grave mancanza di pathos; impossibile prendere seriamente, nemmeno per un secondo, la possibilità che i nostri possano perdere (per quanto la partita di basket fosse buttata un po’ lì anche nel film originale, non mancava almeno di qualche momento significativo ed un minimo emozionante). Il risultato è una seconda parte noiosa e per niente coinvolgente, con poche situazioni davvero riuscite (il piccolo ruolo di Michael B. Jordan).
Space Jam: New Legends è l’ennesimo blockbuster eccessivamente lungo e affetto da bulimia pop; una pellicola che cerca di campare solo di nostalgia, inferiore alla precedente sotto ogni punto di vista. Consigliato solo ai fan hardcore del primo episodio, magari con prole al seguito, e ai feticisti di LeBron James.