Sono Tornato: un’affermazione? Una promessa? Una minaccia? Sicuramente per ora è solo l’incalzante titolo della nuova commedia diretta da Luca Miniero e scritta a quattro mani insieme a Nicola Guaglianone; una commedia cinica, dissacrante e con venature satiriche che vede protagonista – e mattatore – Massimo Popolizio affiancato da Frank Matano, Stefania Rocca, Gioele Dix, Eleonora Belcamino e Ariella Reggio.
Roma, giorni nostri: dopo 80 anni dalla sua scomparsa Benito Mussolini (Popolizio) è di nuovo tra la gente; la guerra è finita e tutto sembra cambiato. All’apparenza. Perché il suo ritorno viene casualmente filmato da Andrea Canaletti (Matano), un giovane documentarista con grandi aspirazioni ma pochi, pochissimi successi.
Credendolo un comico, Canaletti decide di renderlo protagonista di un documentario che, finalmente, lo consacrerà al mondo del cinema. I due iniziano così una surreale convivenza che, tra viaggi per l’Italia, ospitate tv e curiosi momenti di confronto con gli italiani di oggi, porta il Duce a farsi conoscere sempre di più, al punto tale da diventare il protagonista di uno show televisivo convinto in tal modo di poter riconquistare, presto, il potere.
Sono Tornato è molto più di una semplice commedia che satireggia sui costumi di noi italiani degli anni 2000: è uno specchio deformante sui nostri usi e costumi, sulle nostre debolezze e fragilità e sui desideri nascosti che dominerebbero i nostri istinti più reconditi, se non ci fossero ragione e buon senso a fare da mediatori.
La versione che Massimo Popolizio restituisce di Benito Mussolini è un ritratto “umano troppo umano”, parafrasando Nietzsche, inquietante proprio per via della banalità del male che incarna e che stempera dietro alla maschera del populismo, incarnando alla perfezione i succitati istinti e bassezze dell’italiano medio.
Mussolini è la cartina tornasole dei vizi privati e delle pubbliche virtù della “italica stirpe”: come accennato da Miniero e da Guaglianone durante la conferenza stampa, il loro intento in fase di scrittura era ben lontano dalla riflessione politico-ideologica o dal confezionare un mero giudizio sulle ceneri del tempo e sul presente incerto; piuttosto, hanno cercato di sposare quella massima di David Mamet, “non esiste una seconda chance, ma solo la possibilità di commettere lo stesso errore due volte”.
Sono Tornato recensione del nuovo film di Luca Miniero
La storia stessa ha giudicato Mussolini e le sue azioni; ma in un clima da campagna elettorale, anche solo evocare uno spettro proveniente da un oscuro passato, non rappresenta forse un rischio, perché capace di intercettare quelle sottili onde populiste che agitano gli animi più astiosi?
Sono Tornato sceglie, volontariamente, di non schierarsi e di non rinnovare i fasti di un processo: si limita a creare una situazione paradossale, creando una realtà alternativa plausibile e dominata da un inquietante “What If…?” di base. Finché la commedia segue il set up creato dal precedente cinematografico tedesco, del quale è un remake, ovvero Lui è Tornato, funziona e intrattiene.
Ma quando si cala progressivamente nella realtà italiana mostrando allo specchio la nostra mostruosità, Sono Tornato sceglie di non scegliere, si limita a intrattenere e a far ridere delle meschinità insite nella nostra natura, cercando di mantenere quel filo sottile con il “politicamente corretto”, in bilico sulla pericolosa corda del qualunquismo.
Perché se in Germania Hitler è stato oggetto di una vera e propria damnatio memoriae da parte dei più, in Italia Mussolini sembra aleggiare ancora, nell’ombra sinistra di ogni rigurgito populista, rendendo fin troppo attuale il riflesso distorto che l’italiano può rimirare nel fondo dello specchio.