Sonic 2 – Il film segna il ritorno del velocissimo porcospino blu sul grande schermo: al suo fianco, nuovi alleati e vecchie conoscenze che hanno il volto (umano) di James Marsden e Jim Carrey (che ha annunciato di recente la sua volontà di ritirarsi dalle scene, abbandonando il mondo del cinema). Tra i nuovi arrivati, invece, è impossibile non citare la presenza di Idris Elba come voce di Knuckles, il nuovo villain di questo secondo capitolo. Il film, live action del celebre e omonimo videogioco SEGA, approderà nelle sale italiane dal 7 aprile.
Dopo essersi stabilito a Green Hills, Sonic non vede l’ora di dimostrare che ha tutto ciò che serve per essere un vero eroe. E la nuova sfida non si fa attendere: il Dr. Robotnik (Carrey) è tornato con un nuovo alleato, Knuckles, che lo aiuterà nella ricerca di uno smeraldo che ha il potere di distruggere la civiltà realizzando ogni recondito desiderio o pensiero. Con il suo nuovo compagno d’avventura Tails, Sonic intraprende un viaggio in giro per il mondo per ritrovare lo smeraldo prima che cada nelle mani sbagliate.
Sonic 2 è la dimostrazione di come sia possibile adattare, per il grande schermo, un videogioco senza tradirne l’essenza originale ma aggiornandolo per compiacere i gusti del pubblico accorso in sala, ricorrendo alle rassicuranti lezioni alla base della cinematografia classica. Con un impianto solido e prevedibile – sia nella struttura, che nei temi trattati quanto nella costruzione dei personaggi – il film di Jeff Fowler riesce a valicare polemiche e perplessità, convincendo grazie ad un focus ben strutturato intorno al quale si dipanano azione, gag, battute e situazioni capaci di mescolare tra loro diversi generi fino a tessere un fitto dialogo, basato su uno scambio reciproco di toni e ritmi.
Indubbiamente le sequenze action sono il cuore pulsante del film: magniloquenti, opulente, fantasmagoriche, riconfermano la capacità dell’industria americana di intrattenere il pubblico offrendo uno spettacolo eccezionale, talmente pirotecnico da vivere necessariamente dell’ascolto – e della visione – in sala; ma anche quando l’action cede il passo allo humour, a gag e situazioni comiche che ricordano da vicino la commedia della tradizione americana, Sonic 2 non mostra segni di cedimento, anzi, recupera smalto e accelera il ritmo senza mai dimenticare il proprio obiettivo: mostrare, ancora una volta, che l’unione fa la forza.
La famiglia – intesa come nucleo indissolubile; una famiglia che si può scegliere e nella quale sono inclusi soprattutto gli amici – è alla base della drammaturgia del nuovo capitolo sulle avventure del porcospino blu, che non subisce il drammatico passaggio sul grande schermo acquisendo, invece, un nuovo senso più cinematografico, pensato proprio per un pubblico ad ampio spettro. Perché il piccolo viaggio dell’eroe compiuto da Sonic riesce a mettere d’accordo più generazioni, configurandosi come un omaggio trasversale che unisce tutti coloro che hanno giocato al videogioco, con i più piccoli che si approcciano per la prima volta a un multiverso colorato e stratificato, capace di intrattenere e divertire.
I più adulti riconosceranno le varie citazioni disseminate all’interno del film (come non pensare, ad esempio, al Tom Cruise di Risky Business quando Sonic resta da solo per la prima volta, in casa?), individuandole come dei veri e propri guilty pleasure che strizzano l’occhio al mondo della pop culture; al contrario i più giovani si ritroveranno catapultati in un racconto di formazione post-moderno per immagini, coadiuvato dalla presenza di un attore straordinario come Jim Carrey, capace di ricordare – perfino in un film sopra le righe come questo – le sue abilità di intrattenitore e comédien scatenato.
Sonic 2 è in grado di superare le aspettative del precedente capitolo, alzando l’asticella produttiva e sfidando le difficoltà che di solito aleggiano intorno agli adattamenti dei videogiochi portati sul grande schermo; con la semplicità di un racconto tradizionale, incentrato su focus ben definiti e strutturati, il film mantiene costante l’attenzione degli spettatori e il ritmo giocando con i generi e i diversi linguaggi cinematografici, ammiccando a grandi cult che vengono evocati tramite citazioni, fino a superare indenne le lungaggini che appesantiscono il terzo atto finale – e risolutivo – che non inficia, però, la sua capacità di intrattenere a livello mainstream.