Tremate, tremate, i precari son tornati: la banda di Smetto Quando Voglio è di nuovo qui e questa volta diventa Smetto Quando Voglio: Masterclass, raddoppiando e segnando un’ulteriore evoluzione antropologica nell’universo filmico creato da Sydney Sibilia.
La nuova vicenda anticipa il terzo capitolo in arrivo prossimamente sui nostri schermi, Smetto Quando Voglio; Ad Honorem, e colloca gli eventi narrati in una continuità spazio/temporale attinente al primo capitolo: Pietro Zinni (Edoardo Leo) ha consegnato er Murena (Neri Marcorè) alla polizia ed è finito in carcere, salvando così gli altri membri della banda, tornati ognuno alla propria, improbabile, routine.
Fino a quando l’ispettore Paola Coletti (Greta Scarano), giovane e ambiziosa, decide di proporre un accordo al neurobiologo inducendolo a cadere in un semplice, quanto diabolico, patto: per ottenere la libertà e una fedina penale pulita – per tutti – in cambio le deve consegnare trenta smart drugs. Zinni, caldeggiato da Coletti, si prepara a riunire Alberto (Stefano Fresi), Bartolomeo (Libero De Rienzo), Mattia (Valerio Aprea), Arturo (Paolo Calabresi), Andrea (Pietro Sermonti) e Giorgio (Lorenzo Lavia) per ricostituire la “banda dei ricercatori”, aggiungendo al nutrito gruppo anche due cervelli in fuga: l’anatomista Giulio (Marco Bonini) e l’ingegnere meccatronico Lucio (Giampaolo Morelli).
Sibilia tenta il colpo del secolo: doppiare il clamoroso successo del primo film (4milioni di euro totali) e raddoppiare incasso, ambizioni e divertimento. Incredibile ma vero – viste le condizioni in cui si trova la nostra industria audiovisiva – il prestigio riesce, e alla grande.
Smetto Quando Voglio: Masterclass intrattiene il pubblico con una comicità paradossale spinta fino all’eccesso fumettistico, iperrealistico, pulp tarantiniano nel senso stretto del termine. Come il gusto del regista cult del Tennessee, l’azione grottesca ed eccessiva – per situazioni e contesti – è pirotecnica come un fuoco d’artificio sparato nel cielo: illumina a giorno, fa irruzione nella realtà e la colora in modo patinato trasfigurandola in un fumetto, nel quale i generi si contaminano abbattendo i piani ed infrangendo i propri stessi confini. Dalla commedia all’italiana si passa al noir, dall’action al gangster movie.
Smetto Quando Voglio: Masterclass è letteralmente pulp, indicando un caotico pastiche piacevole e ben congegnato, rappresentante di uno splendido esperimento tutto italiano che potrebbe aprire la strada a nuove frontiere creative del nostro cinema.
Sibilia dimostra di essere, nonostante la giovane età, molto determinato nonché esperto nell’orchestrare – allo stesso tempo – scene d’azione opulente e un cast corale di interpreti perfettamente coordinati tra loro. Il divertimento provato sul set trasuda, colpisce lo spettatore e lo trascina nell’inarrestabile quanto forsennata danza ungherese dei precari in cerca di riconoscimenti e dignità autonoma.