Sulla scia del successo ottenuto da Aquaman, arriva nelle sale italiane dal prossimo 3 aprile Shazam!, nuovo cinecomic dell’Universo Cinematografico della DC (il tanto bistrattato DCEU) diretto da David F. Sandberg. Fin dal set up, è palese il tentativo di voler rimediare agli errori del passato cercando di proporre uno spettacolo che risulti meno pretenzioso rispetto alle pellicole precedenti, ma dotato senza ombra di dubbio di una maggiore dignità strutturale e narrativa.
In attesa del nuovo Joker, dello spin-off Birds of Prey, del reboot di Suicide Squad e del sequel di Aquaman (sperando prima o poi di capire se questi nuovi film costituiranno a tutti gli effetti un prosieguo del DCEU o daranno vita ad un nuovo universo cinematografico, con tanto di rinnovata nomenclatura), questo Shazam! – lungi dal rappresentare una vera e propria rivoluzione – si colloca quasi alla perfezione in un momento che per la DC sembra essere di assoluta transizione.
Mettendo da parte qualsiasi tipo di complessità dal punto di vista tanto della scrittura quanto della messa in scena, il cinecomic di Sandberg – regista che arriva direttamente dall’horror (suoi Lights Out – Terrore nel buio e Annabelle 2: Creation) – si propone come il più classico dei prodotti votati al puro intrattenimento, che sembra aver come unico obiettivo quello di offrire al pubblico il ritratto sgangherato – comunque meritevole di attenzione – di un supereroe spassosissimo e irresistibile.
La storia di Shazam! parte dal più elementare e forse anticoe degli assunti se si pensa ad un canovaccio prettamente supereroistico: tutti abbiamo un supereroe dentro di noi! Billy Batson è un quattordicenne piuttosto furbo che passa da una famiglia affidataria all’altra dopo essere stato abbandonato, da bambino, dalla giovane madre. Ancora alla disperata ricerca della donna, Billy viene temportaneamente accolto dalla grande famiglia allargata dei Vasquez, stringendo da subito un legame molto particolare con Freddy, un ragazzino invalido appassionato di supereroi.
Per volontà di un anziano, misterioso e potente mago, Billy viene inaspettatamente nominato a mo’ di eletto, scoprendo di poter diventare un supereroe dotato dei poteri degli dei se all’occorrenza pronunciala parola magica che dà il titolo al film. Billy proverà così a scoprire non solo come dominare ed utilizzare al meglio questi poteri, ma cercherà anche di combattere le forze del male, dal momento che il perfido dottor Thaddeus Sivana ha messo gli occhi proprio sulle sue doti speciali, bramandole per se stesso.
Roba trita e ritrita, non c’è che dire. Eppure, la maniera in cui David F. Sandberg riesce a padroneggiarla è lodevole, ricca di momenti esilaranti e di dialoghi irriverenti. La confezione è pop ed è perfetta così, indirizzata non solo ad un pubblico di giovanissimi ma anche a tutti i cinefili nostalgici delle commedie in pieno stile anni ’80: di quel tipo di cinema, infatti, Shazam! ne riprende il ritmo e i toni – per non parlare degli omaggi palesi! -, risultando come un figlio d’altri tempi e abbassando di parecchio le aspettative in merito al comparto visivo (meno raffinato e d’impatto se messo a paragone con gli standard alla quale la DC ci ha abituati).
La parte del film più riuscita è indubbiamente quella centrale, in cui vediamo Billy trasformarsi per la prima volta in Shazam e testare i limiti delle sue capacità con la gioiosa imprudenza di un bambino. In questo senso, la performance offerta da un’irresistibile Zachary Levi è assolutamente convincente, supportata da un ottimo gruppo di giovanissimi interpreti e da un villain tratteggiato con scarsa profondità ma con precisione, che riesce comunque a risplendere grazie al carisma di Mark Strong.
Con Shazam! (qui il trailer italiano ufficiale) la DC mette a segno il suo film più godibile e rassicurante, ma anche il suo prodotto più strutturato e compatto, sicuramente lineare e prevedibile negli snodi narrativi, ma capace di intrattenere sia come racconto di formazione nell’ambito di una storia incentrata sul senso di appartenenza ad una famiglia e sull’importanza di trovare il proprio posto nel mondo, sia come cinecomic ricco di momenti d’azione e di altri più sfacciatamente esilaranti e citazionistici.