È disponibile su Apple TV+ dal 17 febbraio Sharper, opera dalla natura sfaccettata e mutevole prodotta dallo studio indipendente A24, dietro recenti pellicole di successo come The Whale e Aftersun (entrambe hanno ricevuto nomination ai prossimi Oscar).
Un film dove il regista Benjamin Caron (The Crown, Andor) e il duo di sceneggiatori formato da Brian Gatewood e Alessandro Tanaka – tutti e tre provenienti dal mondo della televisione – mettono in piedi una storia piena di colpi di scena, che viaggia tra il dramma sentimentale e il caper movie.
Protagonista della vicenda – almeno nella prima parte, il film ha una natura corale che cambia spesso punto di vista – è Tom (Justice Smith, che vedremo presto in Dungeons & Dragons: L’onore dei ladri), ragazzo che gestisce una piccola libreria, uscito da poco da un periodo di depressione dovuto alla perdita della madre. Un pomeriggio si presenta nel suo negozio l’affascinante Sandra (Briana Middleton), dottoranda in letteratura alla ricerca di un testo raro. Sandra ha perso entrambi i genitori, cosa che porta i due a legare in fretta, fino ad essere coinvolti in una travolgente storia d’amore.
Tutto sembrerebbe perfetto tra i due piccioncini, ma il problematico fratello di lei si palesa alla disperata ricerca di denaro. Tom decide di dare alla fidanzata 350.000 $ affinché possa pagare i debiti del fratello, ma Sandra, una volta ricevuti i soldi, sparirà misteriosamente. Cosa è successo? Possibile che la loro relazione sia stata tutta un’elaborata truffa?
Disorientare e sorprendere lo spettatore
Sharper inizia come un incontro tra due anime sole nel cuore di New York, città prevalentemente catturata dalla direttrice della fotografia Charlotte Bruus Christensen (A Quiet Place, La cena delle spie – All the Old Knives) di notte, illuminata dalle colorate insegne al neon. Sembrerebbe di essere dalle parti di pellicole sentimentali come Un bacio romantico di Wong Kar-wai, con una libreria, al posto del caffè, come luogo di incontro e con i due protagonisti che questa volta, parafrasando le parole del regista hongkonghese, “prendono la strada più corta”.
Ma Sharper cambia immediatamente le carte in tavola – cosa che farà spesso, in ogni capitolo dedicato ad uno dei suoi personaggi (c’è anche la bravissima Julianne Moore) – diventando presto qualcosa di diverso. Un ribaltamento che ricorda, per modalità, quello del thriller Gone Girl di David Fincher.
La storia si trasforma in una sorta di My Fair Lady della truffa, dove una ragazza disperata, con problemi di tossicodipendenza e in libertà vigilata, viene notata e addestrata nell’arte del raggiro dal professionista del mestiere Max (Sebastian Stan). La pellicola, però, non si ferma qui, mettendo in fila un colpo di scena dopo l’altro, con un susseguirsi di rivelazioni degne della serie cinematografica dedicata a Danny Ocean e compagni. Un complesso gioco di scatole cinesi, dove tutti i protagonisti portano avanti un qualche inganno, per poi essere ingannati a loro volta.
Sharper è un film indubbiamente piacevole, pronto a soddisfare gli amanti di altre pellicole su geni della truffa (Now You See Me – I maghi del crimine, American Hustle – L’apparenza inganna), anche se l’accumulo continuo di twist, nell’intento di disorientare e sorprendere costantemente lo spettatore, dopo un po’ potrebbe risultare eccessivo.