In arrivo il 4 febbraio in esclusiva, alle 21.15 sul canale Sky Documentaries e in streaming su NOW, Sergio Leone – L’italiano che inventò l’America, documentario sul leggendario regista simbolo dello spaghetti western, scritto e diretto da Francesco Zippel (Friedkin Uncut – Un diavolo di regista, Fantastic Mr Fellini – Intervista con Wes Anderson).
Sergio Leone – L’italiano che inventò l’America è un ritratto sfaccettato di un gigante del nostro cinema, che alterna interviste d’epoca e materiale di repertorio a interventi, filmati ad hoc, di collaboratori storici (su tutti, il maestro Ennio Morricone), familiari (i figli Andrea, Raffaella e Francesca) e celebri estimatori (Giuseppe Tornatore, Martin Scorsese, Steven Spielberg e, naturalmente, Quentin Tarantino, solo per nominarne alcuni).
Un personaggio nato dentro il mondo del cinema, figlio dell’attrice Bice Waleran e dell’attore e regista Vincenzo Leone, in arte Roberto Roberti, uno dei pionieri del cinema muto nostrano, figura a cui Sergio era particolarmente legato (il critico Noël Simsolo ricorda la commozione del regista durante la proiezione di uno dei lavori del padre). Dopo un iniziale disinteresse verso l’arte delle immagini in movimento, Leone decise di portare avanti l’eredità del genitore quando quest’ultimo si ritirò a vita privata nel suo paesino di origine, Torella dei Lombardi.
Un inizio carriera, durante gli anni ’40 e ’50, principalmente passato come assistente alla regia e regista di seconda unità in oltre cinquanta pellicole, prima dell’esordio con il peplum Il colosso di Rodi. “Aveva capito che questa strada del film epico […] era la sua strada”, afferma Carlo Verdone – di cui Leone produsse i primissimi film, tra cui Un sacco bello e Bianco, rosso e Verdone -, ma già inserendo elementi di commedia, come il protagonista donnaiolo.
Raccontare l’uomo dietro la macchina da presa
Proprio l’epicità del mito del western mescolata ad un certo umorismo da avventura picaresca – o da “commedia dell’arte”, come dice Scorsese – decreterà il successo della sua Trilogia del dollaro (Per un pugno di dollari; Per qualche dollaro in più; Il buono, il brutto, il cattivo). Un universo a cui Leone si approccia non perdendo lo sguardo del bambino che giocava ai cowboy, popolato da personaggi sopra le righe, che sembrerebbero usciti da un fumetto (su cui spicca lo straniero senza nome di Clint Eastwood, a cui il regista è riuscito ad infondere un’indolenza tipicamente romana).
Film di grande intrattenimento, ma dove trovano anche spazio una certa malinconia e – soprattutto nei seguenti C’era una volta il West e Giù la testa – alcune tematiche sociali (“Peckinpah e Leone […] compresero la forza di John Ford. Ne copiarono l’aspetto mitologico, ma ne spostarono l’obiettivo. Si focalizzarono sul capitalismo, lo sfruttamento, l’oppressione…” Scorsese), integrate nella narrazione in modo per niente ostentato e urlato (“senza fare una réclame”, citando le parole stesse di Leone).
Sergio Leone – L’italiano che inventò l’America propone un ritratto abbastanza soddisfacente dell’autore e della sua carriera – tralasciando il piccolo episodio imbarazzante della causa intentata dalla Toho per i diritti non pagati a La sfida del samurai di Akira Kurosawa, pellicola alla base di Per un pugno di dollari -, riuscendo a sottolineare in modo efficace la sua importanza nella storia del cinema (gran parte del merito va alle parole dei tanti ospiti illustri, tra cui anche il biografo Sir Christopher Frayling e il fumettista Frank Miller).
Un documentario che riesce a raccontare non solo le varie fasi del percorso artistico di Sergio Leone – la travagliata genesi di C’era una volta in America -, ma anche l’uomo dietro la macchina da presa, grazie alle commosse, e commoventi, testimonianze della famiglia e dei collaboratori più stretti. Un omone all’apparenza un po’ burbero, ma dentro molto dolce e sensibile, capace di essere comprensivo e protettivo, quasi in modo paterno, nei confronti di una giovanissima Jennifer Connelly.