Arriverà nelle sale proprio il 31 ottobre, in concomitanza con Halloween, Saw Legacy, il nuovo capitolo della saga horror incentrata sull’Enigmista, uno dei serial killer più spietati del cinema.
Diretto da Michael e Peter Spierig e prodotto, ancora una volta, sotto l’egida di James Wan (produttore esecutivo) insieme a Mark Burg e Oren Koules, il film segna il ritorno in grande stile del folle Jigsaw – al secolo John Kramer, interpretato da Tobin Bell – nei panni del sadico folle pronto a “giocare” con le proprie vittime, colto nel suo delirio d’onnipotenza.
Dopo una serie di efferati omicidi che sembrano ricondurre all’ormai defunto Jigsaw, i detective Halloran (Callum Keith Rennie) e Keith (Clé Bennett) insieme al medico legale Logan (Matt Passmore) e alla sua assistente Eleanor (Hannah Emily Anderson), si troveranno coinvolti in una caccia all’uomo che credevano morto da oltre dieci anni, senza rendersi conto di ritrovarsi coinvolti in un nuovo sadico gioco che è solo all’inizio. John Kramer è veramente tornato o è solo un inganno?
La saga di Saw dimostra di essere creativa pur essendo incredibilmente mainstream, in grado di stupire e intrattenere anche se con una formula ormai consolidata
Saw Legacy nasce già su carta come l’ennesimo tentativo di tenere in vita un franchise ancora in grado di stupire e di attrarre gente al botteghino: i sanguinosi fatti di sangue dei quali si macchia Jigsaw, la creatività malata dell’uomo – pronto ad inventare ogni volta nuovi metodi di tortura – e infine il senso di onnipotenza mistica che permea le sue azioni sono, da sempre, i perni forti intorno ai quali ruota la fortuna della saga.
Saw Legacy recensione del nuovo capitolo della saga horror
Purtroppo, però, l’ultimo capitolo Saw Legacy sembra sfuggire alla sua stessa logica: più concentrato sulla detection che sull’orrore, si concede tocchi splatter per non deludere i fan, alzando notevolmente la posta in gioco (a partire dalla scrittura) ma non riuscendo a soddisfare del tutto le aspettative.
Nonostante la regia giocosa e a tratti compiaciuta, patinata come si richiede a un horror dall’ormai consolidato successo e forte di una sceneggiatura coerente e pragmatica, il film annega la preziosa autoironia nella banalità, nell’assenza di un ritmo e di un montaggio frenetico che, altrimenti, ne avrebbero decretato il successo nel rilancio della saga.
Saw Legacy dimostra di essere un film alla ricerca di una propria identità specifica, ma contemporaneamente un prodotto altalenante, lontano dalla forza incisiva del lontano primo capitolo del 2004
Non basta il supporto dei fan e le strizzate d’occhio compiaciute a un meccanismo consolidato per far colpo su platee di spettatori; non bastano azzeccate campagne di marketing virali per le vie delle città e un’uscita programmata per Halloween, dove sicuramente il film si distinguerà al botteghino.
Saw Legacy è decisamente più riuscito rispetto ad altri capitoli della saga ma, allo stesso tempo, prende le distanze dalla matrice originale. Riporta in vita il suo cuore pulsate, Kramer, il folle enigmista, ma la linea di detection lo porta lontano dai cupi toni originali.
Saw Legacy dimostra di essere un film alla ricerca di una propria identità specifica: un riuscito esempio di marketing di qualità, capace di rilanciare un franchise consolidato svelando le proprie carte migliori, ma contemporaneamente un prodotto altalenante, lontano dalla forza incisiva – e morale – del lontano primo capitolo del 2004.