giovedì, Novembre 30, 2023
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Rosso Istanbul, recensione del film di Ferzan Ozpetek

A tre anni di distanza dall’ultimo Allacciate le Cinture, Ferzan Ozpetek torna dietro la macchina da presa con Rosso Istanbul, un film decisamente particolare. Una pellicola che rappresenta un vero e proprio ritorno a casa per l’acclamato regista turco neutralizzato italiano. A sedici anni da Harem Suare (la sua seconda opera uscita nel 1999), Ozpetek torna infatti a girare nella sua amata Istanbul, mettendo in scena il ritorno del passato attraverso l’evocazione di luoghi e personaggi che rappresentano una realtà in continuo mutamento.

Traendo ispirazione dall’omonimo romanzo da lui scritto nel 2013, Ferzan Ozpetek fa un vero e proprio regalo allo spettatore con Rosso Istanbul, sicuramente una delle sue opere più mature ma, al tempo stesso, anche una delle più difficili da collocare all’interno della sua filmografia. L’ambiziosità del progetto è ben evidente, sia dal punto di vista tecnico che narrativo. Proprio per questo, ci assumiamo la piena responsabilità di accostare la pellicola ai veri capolavori della sua filmografia, uno fra tutti Cuore Sacro, probabilmente il suo film più bello (ma anche il più incompreso).

Attribuendo agli eventi narrati una precisa collocazione temporale (il 13 maggio 2016), Ozpetek, da sempre narratore attento e sensibile della natura profonda e troppo spesso nascosta delle emozioni e dei sentimenti, concepisce un’opera estremamente personale della quale Istanbul, città strana e affascinante, rappresenta il vero cuore pulsante. Nel raccontare la storia di Orhan Sahin (personaggio non presente nel libro), uno scrittore andato via dalla Turchia in circostanze drammatiche che ritorna nella sua città d’origine per aiutare – in qualità di editor – il suo amico regista Deniz Soysal a terminare la scrittura del suo libro, Ozpetek costruisce un dramma che è in realtà un vero e proprio thriller dalle tinte noir dove a mano a mano viene rivelato ciò che all’inizio non si conosce.

Attraverso una regia sontuosa, a tratti ipnotica, e una messa in scena impeccabile (dal punto di vista tecnico l’attenzione ai dettagli è davvero sbalorditiva, come l’utilizzo del colore rosso che sembra pervadere ogni sequenza, con la funzione di penetrare nell’intimo dell’anima di chi osserva), il regista de Le Fate Ignoranti e La Finestra di Fronte contrappone l’ambiguità dei sentimenti e lo scorrere inesorabile del tempo al fermento e alla modernità di una metropoli pulsante che rivive sulla schermo in tutta la sua autenticità grazie ad uno straordinario montaggio sonoro che dà allo spettatore la sensazione di essere proprio lì, in quel centro industriale e culturale della Turchia, tra rumori del traffico e sirene della polizia, scontri in strada e lavori in corso, manifestazioni, ambulanze, gabbiani che sorvolano le acque. Acque che aspettano soltanto di essere attraversate, vera e propria metafora che il regista utilizza per sbrogliare quell’abisso apparentemente incommensurabile che esiste tra la persona che siamo stati e quella che potremmo diventare.

Servendosi anche di un cast di attori di altissimo livello (tra cui spicca per fascino e intensità il protagonista Halit Ergenc), Ferzan Ozpetek sovverte in qualche modo le regole e dona al suo pubblico un prodotto inedito se messo a paragone con i recenti titoli della sua filmografia (sviluppatasi prevalentemente in Italia). Rosso Istanbul è un’opera che ha nella splendida regia il suo maggior punto di forza e nella dilatazione dei tempi narrativi la chiave di volta di una rappresentazione audace, intima ed alienante del dolore, della presa di coscienza di sè e della predisposizione al cambiamento.

Guarda il trailer ufficiale di Rosso Istanbul

Stefano Terracina
Stefano Terracina
Cresciuto a pane, latte e Il Mago di Oz | Film del cuore: Titanic | Il più grande regista: Stanley Kubrick | Attore preferito: Michael Fassbender | La citazione più bella: "Io ho bisogno di credere che qualcosa di straordinario sia possibile." (A Beautiful Mind)

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