giovedì, Ottobre 3, 2024
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Quello Che Non So Di Lei recensione del thriller di Roman Polanski

Dopo quattro anni dall’ultimo lungometraggio da regista, Roman Polanski torna nelle sale italiane con Quello Che Non So Di Lei, thriller francese presentato fuori concorso al Festival di Cannes dello scorso anno. Riscoperto uno dei generi che più gli sono consoni, il cineasta polacco sembra qui riflettere sul proprio cinema precedente e sulla estetica ad esso propria, ricreando quelle atmosfere claustrofobiche e alienanti tipiche di pellicole come Repulsione o L’Inquilino Del Terzo Piano.

Delphine (Emmanuelle Seigner) è una scrittrice di successo, arricchitasi grazie alle straordinarie vendite del suo ultimo romanzo, incentrato sulla malattia della madre. Colpita da un’improvvisa depressione, la giovane donna non riesce però a dedicarsi nuovamente alla scrittura e sprofonda in un baratro di paure e insicurezze.

quello che non so di lei

La misteriosa Leila (Eva Green), affascinante e imprevedibile vicina di casa conosciuta ad una festa, si propone inizialmente di aiutarla, andando anche a vivere con lei. Giorno dopo giorno, il legame tra le due donne si fa sempre più inteso e perverso, finché Delphine capisce che le cose non sono in realtà come appaiono.

Tratto dal romanzo Da Una Storia Vera di Delphine de Vigan, Quello Che Non So Di Lei (qui il trailer) è prima di tutto un film di regia. Roman Polanski è infatti il vero protagonista di questo affresco, che mette in scena incubi e timori ricorrenti in tutta la filmografia del cineasta: la realtà soffocante e idiosincratica tipica del suo cinema si dipana pertanto sullo schermo, trascinando lo spettatore in una prigione opprimente e indistruttibile.

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Quello Che Non So Di Lei recensione del thriller di Roman Polanski

Rovesciando lo struttura tipica del dramma famigliare, lo spazio dell’appartamento – luogo chiave di molte pellicole, tra cui il celebre cult Rosemary’s Baby – si popola unicamente di due donne, diverse ma convergenti, che si incontrano e si scontrano in una danza continua e quasi deleterea. Accanto all’invasivo sguardo di Polanski, ottime sono quindi le interpretazioni delle dive protagoniste, vere garanzie del cinema francese.

Se Eva Green convince nel ruolo della femme fatale enigmatica e (forse) letale, Emmanuelle Seigner diventa nuovamente l’attrice feticcio del cineasta polacco. Così come è accaduto in Luna di Fiele o nel più recente Venere in Pelliccia, la figura incarnata dalla Seigner è infatti costantemente in bilico tra realtà e incubo, oscillando su un confine che è sia fisico, sia mentale.

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Se le atmosfere e le interpretazioni convincono pienamente, lo stesso non può essere detto della narrazione che, pur nascendo da un romanzo best-seller, appare estremamente prevedibile e in certi tratti monocorde. Se un grado di irrealtà (o, forse meglio, di iper-realtà) è ricorrente nella filmografia di Polanski, ciò non può essere detto dell’assenza di suspense, che qui è tristemente lampante.

Non particolarmente apprezzato al Festival di Cannes, Quello Che Non So Di Lei quindi convince ma non coinvolge: se nella messa in scena e nella direzione degli interpreti lo stile di Polanski è infatti brillante e ben equilibrato, nella più immediata narrazione il cineasta sembra perdersi in un susseguirsi di eventi prevedibili, peccando proprio sul più puro intrattenimento.

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Gabriele Landrini
Gabriele Landrini
Perché il cinema non è solo un'arte, è uno stile di vita | Film del cuore: Gli Uccelli | Il più grande regista: Alfred Hitchcock | Attore preferito: Marcello Mastroianni | La citazione più bella: "Vorrei non amarti o amarti molto meglio." (L'Eclisse)

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