venerdì, Marzo 31, 2023
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Profeti, recensione del film di Alessio Cremonini con Jasmine Trinca

La recensione di Profeti, il nuovo film di Alessio Cremonini con protagonista Jasmine Trinca. Dal 26 gennaio al cinema.

Alessio Cremonini è un regista che ha sempre fatto del suo sguardo impegnato e militante una sorta di bandiera indipendente, un vessillo per raccontare – attraverso la forza delle immagini – la libertà e le situazioni che la mettono a repentaglio: lo aveva già dimostrato con il potente Sulla mia pelle (che ripercorre le ultime ore di vita di Stefano Cucchi) e lo riconferma con la sua nuova fatica, Profeti, film con protagonista Jasmine Trinca (Fortunata) che riflette su importanti tematiche universali attraverso la lente particolare di una storia fittizia ma più che plausibile (e reale): il rapimento di una giornalista italiana ad opera dell’Isis.

Il film, che approderà nelle sale italiane dal 26 gennaio, è la storia del confronto tra Sara (Trinca), una giornalista italiana andata in Medio Oriente per raccontare la guerra dello Stato Islamico, e Nur (Isabella Nefar), una foreign fighter radicalizzata a Londra che ha sposato un miliziano e ora vive nel Califfato. Sara viene rapita dall’Isis e in quanto donna, in quanto essere inferiore che ha dignità solo se sottomessa al maschio, non può stare in una prigione dove sono presenti anche degli uomini. Per questo motivo viene data in custodia ad una sua “pari”: ad una donna. Nur diventa così la sua carceriera e la dimora in cui vive la sua prigione. Sarà proprio quella casa nel mezzo di un campo di addestramento dell’Isis il luogo dove Sara e Nur si confronteranno: un confronto quasi impossibile che si trasforma lentamente in guerra psicologica mentre attorno scoppiano le bombe e i nemici vengono bruciati vivi per vendetta. Un confronto fatto di silenzi, di sottili ricatti e contraddistinto dal progressivo tentativo di Nur di convertire Sara.

Con Profeti, Cremonini riprende il filo di una tradizione narrativa d’inchiesta incalzante e rigorosa, pronta ad utilizzare il linguaggio del cinema come una lente deformante che filtra e scompone lo spettro del reale, svelando debolezze, orrori e contraddizioni. La macchina da presa del regista mostra la propria presenza con movimenti che ricordano, allo spettatore, di essere “dall’altro lato” di un filtro fictional e non nel cuore in tempesta di un documentario; pochi momenti – un camera look, un’inquadratura asimmetrica, delle soggettive – ma significativi per dare un taglio specifico allo storytelling per immagini, condividendo punti di vista diversi, passando da un narratore esterno ad uno interno e fondamentale: la stessa Sara, giornalista al centro dei fatti narrati. I toni sono asciutti, essenziali, affilati per via della natura diretta con cui mostrano l’evidenza, senza edulcorarla ma soprattutto senza mai scivolare nei tranelli di facili sentimentalismi: la realtà è il tema del film, il cinema stesso il mezzo privilegiato attraverso il quale raccontare storie che rischiano di diventare invisibili, perché fagocitate dalla mole di informazioni che quotidianamente attraversano il grande villaggio globale.

Jasmine Trinca e Isabella Nefar in Profeti. Foto di Kash Gabriele Torsello.

Uno tsunami di argomenti impegnati (e impegnativi)

In Profeti, Alessio Cremonini utilizza l’escamotage della finzione proiettata sullo schermo d’argento come un viaggio nel cuore di macro-temi caldi che scuotono la geopolitica mondiale: la situazione in Medio Oriente, il ruolo della figura femminile, i diritti messi a repentaglio dai regimi totalitari, la prigionia e i metodi poco ortodossi e brutali, ma anche la religione e lo scontro di civiltà che genera conflitti (evitabili). Il regista eleva ad un livello superiore il proprio impegno politico, civile e militante trasformando la macchina da presa in una testimone silenziosa che non fornisce nessun tipo di giudizio morale o facile consolazione; ecco perché il rapporto tra le due donne, Sara e Nur, diventa il fulcro dell’argomento che si snoda sullo schermo, fotogramma dopo fotogramma. Due donne, incarnazioni di punti di vista completamente diversi sul mondo; anche loro due testimoni della Storia opposte ma complementari, Yin e Yang di tragedie indicibili che elaborano attraverso differenti sensibilità e punti di vista. Mai del tutto nemiche, ma impossibili da conciliare fino a trovare un comune punto d’incontro.

E il passo a due che conducono scivola, a mano a mano, nel cuore di tenebra delle rispettive ideologie, dimostrando però quanto una molteplicità dei punti di vista e una pluralità delle voci non basti a cambiare la narrazione della guerra e dei conflitti, archetipi irrisolvibili che albergano nell’animo umano. Profeti sembra vittima di uno strano incantesimo che ne depotenzia la portata emotiva, forse perché finisce per essere sopraffatto da uno tsunami di argomenti impegnati (e impegnativi) di cui parlare, temi universali talmente ingombranti e difficili da riassumere nell’esile durata di un film che somiglia, infine, solo ad uno spiraglio, una crepa nel muro dalla quale filtrare gli orrori del mondo esterno, lasciando il pubblico a sbirciare – come un voyeur impotente – il destino dell’umanità.

Guarda il trailer ufficiale di Profeti

GIUDIZIO COMPLESSIVO

In Profeti, Alessio Cremonini utilizza l’escamotage della finzione proiettata sullo schermo d’argento come un viaggio nel cuore di macro-temi caldi che scuotono la geopolitica mondiale: la situazione in Medio Oriente, il ruolo della figura femminile, i diritti messi a repentaglio dai regimi totalitari, la prigionia e i metodi poco ortodossi e brutali, ma anche la religione e lo scontro di civiltà che genera conflitti (evitabili), pur finendo per essere sopraffatto dallo tsunami di argomenti impegnati (e impegnativi) di cui parlare, temi universali talmente ingombranti e difficili da riassumere nell’esile durata di un film che somiglia, infine, solo ad uno spiraglio, una crepa nel muro dalla quale filtrare gli orrori del mondo esterno.
Ludovica Ottaviani
Ludovica Ottaviani
Imbrattatrice di sudate carte a tempo perso, irrimediabilmente innamorata della settima arte da sempre | Film del cuore: Lo Chiamavano Jeeg Robot | Il più grande regista: Quentin Tarantino | Attore preferito: Gary Oldman | La citazione più bella: "Le parole più belle al mondo non sono Ti Amo, ma È Benigno." (Il Dormiglione)

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In Profeti, Alessio Cremonini utilizza l’escamotage della finzione proiettata sullo schermo d’argento come un viaggio nel cuore di macro-temi caldi che scuotono la geopolitica mondiale: la situazione in Medio Oriente, il ruolo della figura femminile, i diritti messi a repentaglio dai regimi totalitari, la prigionia e i metodi poco ortodossi e brutali, ma anche la religione e lo scontro di civiltà che genera conflitti (evitabili), pur finendo per essere sopraffatto dallo tsunami di argomenti impegnati (e impegnativi) di cui parlare, temi universali talmente ingombranti e difficili da riassumere nell’esile durata di un film che somiglia, infine, solo ad uno spiraglio, una crepa nel muro dalla quale filtrare gli orrori del mondo esterno.Profeti, recensione del film di Alessio Cremonini con Jasmine Trinca