La sezione Orizzonti della 79esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si è aperta con un film italiano, crudo nel narrare la vicenda di una giovanissima prostituta nigeriana immigrata nel nostro paese.
Princess di Roberto De Paolis (Cuori puri) comincia con dei titoli di testa da favola, quasi disneyani tra il font scelto e la colonna sonora (ricordano rispettivamente La bella addormentata nel bosco e La bella e la bestia). Ma quando in seguito, già nelle prime scene, gli elementi tanto cari ai racconti popolari per bambini finiscono per scontrarsi con la dura realtà, dove le prestazioni sessuali si trovano al centro del discorso, capisci che si dovranno cambiare presto le aspettative su ciò che si andrà a guardare e ascoltare da lì in poi.
Nonostante si sia scelta questo nome da sola, Princess è in realtà una ragazza che vive tutt’altro che un idillio e ne è consapevole, costretta a crescere troppo presto e a considerare il suo corpo come merce, basando l’esistenza sul non dover mai dare nulla senza ricevere qualcosa in cambio (e quel qualcosa è costantemente il denaro o comunque un tornaconto materiale).
Eppure, a volte, la fantasia della protagonista viaggia, facendole sognare una vita diversa, quella che passa per i social network, fatta di automobili di lusso e feste di compleanno sfavillanti. E poi c’è Dio, l’altro appiglio metafisico nel quale rifugiarsi.
Princess, un’eroina dei giorni nostri
Questa eroina dei giorni nostri è costretta ad aver a che fare con l’altro sesso, tra chi le promette l’impossibile, chi la deride e chi le vorrebbe far capire che la vita è altro e che può ancora essere salvata (o forse salvarsi da sola); ma non esiste nessun principe, così come non ci sono fate madrine e le stesse compagne di avventure diventano dal suo punto di vista delle rivali. È il senso di solitudine a caratterizzare l’intero film, sì scarno nella sua messa in scena ma necessario nel denunciare determinate situazione che spesso passano inosservate.
L’esordiente protagonista Glory Kevin sorprende con la sua prova, e con professionalità riesce a riversare il suo passato nella prostituzione nel personaggio, così da accentuare il realismo che il film cerca di ottenere attraverso ogni aspetto, visivo e sonoro. Buona anche la prova dei comprimari, tra cui spicca Lino Musella (Favolacce).
Nonostante qualche passaggio superficiale e qualche carenza produttiva, Princess è un film da vedere per la sua componente sociale e per chi ha voglia di addentrarsi nel bosco… Nella consapevolezza, però, che alla fine bisognerà cavarsela da soli.