domenica, Giugno 4, 2023
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Pinocchio, recensione del live action Disney di Robert Zemeckis

La recensione di Pinocchio, versione live action del classico d'animazione Disney diretta da Robert Zemeckis. Dall'8 settembre disponibile su Disney+.

Pubblicata inizialmente a puntante sul periodico “Giornale per i bambini”, per poi arrivare alla prima edizione in volume nel 1883, “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino” di Carlo Collodi è la fiaba italiana più famosa di sempre. Un racconto morale, a tratti anche inquietante (il discolo burattino in un momento della storia, se non lo ricordate, viene addirittura impiccato e lasciato per morto dagli assassini), volto ad insegnare ai più giovani a seguire i dettami dei genitori, andare a scuola e non dire le bugie.

Un’opera fantastica che non poteva non lasciare un’impronta indelebile anche sul nostro cinema e sulla nostra televisione, con un primo tentativo di adattamento animato, purtroppo incompiuto, risalente addirittura al 1936. Come non citare, poi, l’iconico sceneggiato RAI del ’72 Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini, con Nino Manfredi nel ruolo di Geppetto e Gina Lollobrigida in quello della Fata dai capelli turchini, accompagnato dal memorabile tema musicale di Fiorenzo Carpi. Una fascinazione, quella esercitata dall’opera di Collodi sui nostri cineasti, che sembrerebbe non avere fine, come dimostrato anche dal recente film di Matteo Garrone.

Ma la fama del burattino animato ha superato largamente i confini nazionali, diventando l’opera fantastica italiana più nota a livello globale. Un fenomeno che si è definitivamente imposto nell’immaginario collettivo mondiale grazie al lungometraggio d’animazione targato Walt Disney, uscito nelle sale d’oltreoceano nel lontano 1940. Proprio di questo celebre adattamento, vincitore di due premi Oscar (miglior colonna sonora, miglior canzone), è stato realizzato un remake live action; un tipo di operazione che, negli ultimi anni, è diventata ormai una tradizione per la casa di Topolino (Il Re Leone, Mulan). Diretto da Robert Zemeckis (Forrest Gump, Le Streghe), Pinocchio è disponibile sulla piattaforma Disney+ dall’8 settembre.

La sceneggiatura di questo rifacimento, scritta a quattro mani dallo stesso Zemeckis insieme a Chris Weitz (Rogue One: A Star Wars Story), ricalca in modo abbastanza fedele quella del film animato del ’40. Una reinterpretazione, quindi, che epura il testo di Collodi delle sue componenti più surreali e inquietanti, tendendo ad un fiabesco più canonicamente disneyano e prendendosi diverse libertà, con alcune omissioni (il Campo dei miracoli, la città degli Acchiappa-citrulli) e tante piccole differenze (la mancata redenzione di Mangiafuoco, la balena al posto del pescecane).

Ad introdurci alla storia è il Grillo Parlante (in originale doppiato da Joseph Gordon-Levitt), riprendendo il ruolo di narratore che aveva anche nella pellicola animata: Geppetto (Tom Hanks) è un povero falegname molto solo; grazie ad una preghiera rivolta alla Stella dei Desideri, il suo burattino Pinocchio (Benjamin Evan Ainswoth) viene portato in vita dalla magia della Fata Turchina (Cynthia Erivo). Se Pinocchio si dimostrerà coraggioso, bravo e disinteressato si guadagnerà il diritto di diventare un bambino vero.

Questa versione 2022 di Pinocchio si prende poche libertà rispetto alla sua controparte animata, andandosi a collocare accanto agli adattamenti live action Disney più fedeli, come La bella e la bestia di Bill Condon. Un tributo all’originale in cui trovano spazio anche alcune delle canzoni classiche del cartone (“When You Wish Upon a Star”, “I’ve Got No Strings”), qui riarrangiate da Alan Silvestri, storico collaboratore di Robert Zemeckis (suo l’iconico tema di Ritorno al futuro).

Pinocchio, quindi, offre poche novità (la perdita di un figlio alla base del desiderio di Geppetto, cosa che, comunque, non verrà approfondita ulteriormente durante il film; il personaggio, abbastanza inutile, di una burattinaia zoppa col sogno di diventare ballerina), soffrendo anche di una resa visiva non all’altezza. La pellicola diretta da Zemeckis è affetta da una CGI a dir poco posticcia, che male si amalgama con gli attori in carne e ossa, dove l’effetto uncanny valley è sempre dietro l’angolo (il gatto Figaro). Un’artificiosità che non risparmia il burattino protagonista, eccessivamente inespressivo e incapace di suscitare la benché minima connessione emotiva.

Pinocchio è un film che non aggiunge niente di rilevante all’originale, dove un aggiornamento della morale finale – simile a quanto fatto da Jon Favreau ne Il libro della giungla – non basta per salvare la baracca. I terribili effetti digitali, che fanno rimpiangere il fascino dell’animazione classica, danno il colpo di grazia. Magari andrà meglio con la versione in stop-motion di Guillermo del Toro di prossima uscita.

Guarda il trailer ufficiale di Pinocchio

GIUDIZIO COMPLESSIVO

Robert Zemeckis confeziona una versione live action del Pinocchio Disney che si distanzia poco dall'originale. Un remake con poco da offrire, con una resa visiva minata da effetti digitali eccessivamente posticci, che male si amalgamano con gli attori in carne e ossa. L'aggiornamento della morale finale non basta a salvare la pellicola.
Marco Scaletti
Marco Scaletti
Prima sono arrivati i fumetti e i videogiochi, dopo l'innamoramento totale per il cinema e le serie tv. Consumatore onnivoro dei generi più disparati, dai cinecomics alle disturbanti opere del sommo Cronenberg | Film del cuore: Alien | Il più grande regista: il succitato Cronenberg o Michael Mann | Attore preferito: Joaquin Phoenix | La citazione più bella: "I gufi non sono quello che sembrano" (I segreti di Twin Peaks)

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Robert Zemeckis confeziona una versione live action del Pinocchio Disney che si distanzia poco dall'originale. Un remake con poco da offrire, con una resa visiva minata da effetti digitali eccessivamente posticci, che male si amalgamano con gli attori in carne e ossa. L'aggiornamento della morale finale non basta a salvare la pellicola.Pinocchio, recensione del live action Disney di Robert Zemeckis