L’algoritmo mastica ogni cosa. Gli piace far contenuto con la tendenza e tendenza con il contenuto, gettando il tutto in un frullatore vizioso dove ci si rincorre in tondo dentro il perimetro di un’equazione sempre più basilare. E per inquadrare Pensati Sexy non c’è da spostarsi poi molto dall’operazione aurea dello streaming: l’addizione. Metti un macrotema sempre ben schiacciato in superficie, la fiducia di una donna in se stessa che passa anche e soprattutto dalla body positivity; due volti tra loro complementari e di richiamo, la performer Diana Del Bufalo (7 donne e un mistero) e la pornoattrice Valentina Nappi; un’estetica algoritmica standard e vitrea, piallata dalla regia di Michela Andreozzi (Brave Ragazze).
Si ottiene così un film, scritto da Daniele Delle Foglie, assemblato con un occhio sempre attento ad attirare un pubblico ideale senza però essere davvero interessato nel proporgli altro che non sia immagine di copertina. Al centro, Pensati Sexy ci ficca Maddalena, una trentenne schiacciata tra una famiglia con la quale non ha molto in comune e un lavoro da ghostwriter che la mette nell’angolo. Stipata nel mezzo c’è una vita da coinquilina in affitto (con Fabrizio Colica), un affaire deludente con il capo Donato (Raoul Bova) e il ripudio del proprio corpo in carne. Senonché, dopo l’ennesima serata andata a male e una torta alla marijuana, nella vita di Maddalena compare Valentina Nappi.
Valentina Nappi, voce della coscienza
Proprio lei, Nappi, nei panni di se stessa e allo stesso tempo di una sorta di angelo custode o grillo parlante, si fa voce di una coscienza il cui imperativo è: devi imparare a piacerti di più. E in qualche modo a bastarti, a far bastare la propria naturale imperfezione in un mondo che accusa e svilisce in punta di dito indice. Allora la vita della protagonista inizia ad assumere un po’ alla volta prospettive diverse sotto la guida di questo Virgilio malizioso e che parla per aforismi – come, d’altronde, si esprime per slogan e frasette preconfezionate anche tutto il resto dei personaggi.
Maddalena apprende così, di colpo, verità sconvolgenti e da capogiro. Quali? L’imparare a scegliere e non a farsi scegliere. Capito? E come le viene insegnato a farlo? Utilizzando le app di dating e “matchando”, come si dice in gergo, i potenziali partner. E quindi, in sostanza, entrando a far parte di quel meccanismo-giostra che nella maniera superficiale in cui viene fatto fare alla protagonista ha l’aspetto più di un comportamento spersonalizzante che di una reale presa di coscienza sul sé e sulla propria sessualità. Oppure, ancora, incontrando una nuova tipologia di uomo (Alessandro Tiberi), l’artista scanzonato e libero, che fa da contrappeso alla sua acerba presa di confidenza fisica e interiore ancora tratta da quel maschio machista che è il fedifrago Donato.
Etichette, banalità e umorismo stantio
Ma non c’è da stupirsi che Pensati Sexy non ponga mai davvero in reale riflessione questi suoi temi, che anzi lancia addosso allo schermo in una prevedibile azione di puro sfruttamento espositivo. Di più: lo fa con chiaro e programmatico intento cerchiobottista, quello comodo comodo da divano serale e zero grattacapi. Dopotutto si contesta il modello d’immagine sbagliato offerto dai social e dagli influencer, ma questi influencer in fondo fanno parte dello stesso business di cui fa parte il film (nel cast c’è Jenny De Nucci) e quindi è ovvio che anche dietro la loro irritante apparenza ci sia infine un risvolto positivo.
Pensati sexy si spaccia poi come una sorta di ammiccante commedia erotica, ma il tutto finisce per essere ovattato e ampiamente sottodimensionato da un filtro ironico di una banalità disarmante. I giochi di parole sullo schizzarsi addosso sono difficili anche solo da commentare, soprattutto se uniti ad una incapacità cronica di utilizzare il corpo, che sarebbe al centro del tutto, come strumento di rivalsa, seduzione, piccantezza. E non solo, quindi, come oggetto da inquadrare nelle sue non-imperfezioni – ancora: la mera esposizione. C’è poco altro da aggiungere su un’opera che vorrebbe farsi leva sulle sacrosante conquiste del presente, ma di cui infine ne fa solo etichetta sbiadita e scollata.
Solito film politicamente orientato con uno sfrenato inno all’uso di droghe ed alla promiscuità sessuale. Francamente fastidioso.