Dopo aver conquistato la Palma d’Oro all’ultima edizione del Festival di Cannes, Parasite, l’ultima fatica dell’acclamato regista e sceneggiatore sudcoreano Bong Joon-ho arriva finalmente anche nelle sale italiane, pronta a ribaltare completamente le aspettative dello spettatore grazie ad una perfetta commistione di generi cinematografici ma, soprattutto, ad una scrittura sopraffina e ad una sceneggiatura ricca di colpi di scena.
Il titolo del film potrebbe tranquillamente far pensare ad una prodotto fantascientifico (genere tra l’altro già esplorato da Joon-ho, basti pensare a Snowpiercer e Okja), ma in realtà Parasite non è altro che una commedia umana profondamente – e anche spaventosamente – connessa con la nostra contemporaneità e con il mondo, sempre più appannato ed individualista, che ci circonda.
Parasite racconta la storia della famiglia di Ki-taek, una famiglia molto unita che vive in uno squallido seminterrato e che si guadagna da vivere attraverso una serie di lavoretti malpagati. La speranza di un’entrata regolare che potrebbe mettere fine ad un futuro sempre più incerto si accende quando il figlio, Ki-woo, viene raccomandato da un amico per un lavoro ben pagato come tutor privato dell’erede di una ricchissima famiglia. A quel punto la famiglia di Ki-woo escogita un piano apparentemente perfetto che porta ogni membro a trovare una sistemazione stabile all’interno della casa dei Park, dando vita ad un’inarrestabile catena di disavventure e indicenti dalle conseguenze imprevedibili.
Parasite conferma le incredibili capacità di Bong Joon-ho di osservare la realtà e riuscirne a restituire tutta l’ironia, la tristezza e anche l’orrore attraverso un’opera particolarmente ricercata sia dal punto di vista narrativo che dal punto di vista visivo. Le relazioni parassitarie a cui fa riferimento il titolo – inquietante cartina di tornasole di una società dove gli individui faticano ogni giorno di più a vivere in armonia con gli altri, superando le barriere sociali e le differenze di classe – vengono analizzate da Joon-ho con lucida consapevolezza.
Nonostante la trama si snodi attraverso una serie di situazioni uniche e peculiari, Bong Joon-ho è in grado di infondere realtà e concretezza alla storia della famiglia di Ki-taek in maniera intrigante e dirompente. Mescolando i generi più disparati – dal dramma alla commedia, passando per il thriller -, il regista traccia un’amaro ritratto della polarizzazione e delle disuguaglianze della società moderna attraverso il sorprendente confronto di due famiglie agli antipodi: una di bassa estrazione sociale, che aspira a vivere una vita normale; l’altra agiata, d’élite, di nuovi ricchi, abituata a vivere nel lusso e nell’opulenza. Due facce della stessa medaglia; due percorsi familiari e sociali che probabilmente nel mondo reale non si incrocerebbero mai.
Sorretto da una messa in scena incredibile, con immagini di grande impatto e movimenti di macchina ricercati e funzionali, Parasite non è solo uno dei migliori titoli della filmografia di Bong Joon-ho, ma sicuramente anche uno dei film più belli che passeranno nelle nostre sale quest’anno, capace di coniugare il cinema d’autore con quello d’intrattenimento e di offrire allo spettatore numerosi spunti di riflessione. Joon-ho realizza un’opera stratificata che si sviluppa in maniera affascinante e coinvolgente, portando alla luce in maniera brillante ed entusiasmante le innumerevoli fratture che esistono nella società di oggi prima tra le classi sociali e poi tra i singoli individui.