È chiaro dopo alcuni giri di orologio qual è lo spunto originale su cui fa leva Nessuno ti salverà: la sua protagonista, Brynn (Kaitlyn Dever), non spiccica parola dall’inizio alla fine del film. Sarebbe perfettamente in grado di parlare, ma non ha nessuno con cui farlo. È una sorta di giovane eremita. Un po’ per sua decisione, un po’ perché non ha alternative.
Vive da sola nella sua villetta immersa nel verde da quando la madre è venuta a mancare qualche tempo prima. Trascorre le giornate cucendo a macchina vestiti floreali che poi spedisce per posta agli acquirenti, beve un bicchiere di vino in veranda, cucina pasti appetitosi che consuma sorridendo e ascoltando musica. Dalla cittadina sta per lo più lontana. Per qualche ragione – che si svelerà poco a poco – lì non è ben accetta. L’unica comunità di cui è partecipe è quella che ricostruisce con modellini nel suo studiolo, di cui aspetta l’arrivo con una trepidazione che scandisce le sue giornate.
Bravo a settare con precisione questo contesto è Brian Duffield, al suo secondo lungometraggio scritto e diretto – e che conosciamo per aver partecipato alle sceneggiature di Love and Monsters e Underwater. Da una parte identifica da subito la location protagonista e quindi il genere che da lì a poco esploderà: l’home invasion. Dall’altra circoscrive il tema del contatto, o meglio della sua assenza, anch’esso pronto a irrompere in una forma che prende dal classico e poi rifunzionalizza: il giungere degli alieni.
Un’atmosfera mutata da La guerra dei mondi
La furbizia del film, prodotto dai 20th Century Studios con un budget contenuto (circa 20 milioni di dollari) e dirottato su Hulu (da noi Disney+) per una release in streaming, è lavorare sul noto. In primis a partire proprio dall’immaginario di questi visitatori extraterrestri, che arrivano a bordo dei classici dischi volanti e assumono diverse forme e declinazioni dei “grigi”, ovvero degli alieni dal testone ampio e pallido e dagli occhi grossi. Una scelta utile a scansare subito di lato l’attesa per il mostro e allo stesso tempo tamponare le esigenze di budget, nonché a indirizzare Nessuno ti salverà dritto dentro un’atmosfera mutuata da La guerra dei mondi.

Spunto che permette poi a Duffield di sbizzarrirsi utilizzando un vasto e consolidato repertorio visivo – su tutti i fasci di luce dalle astronavi, che illuminano e dialogano con gli spazi della casa – per raccontare una storia che anche quando restituisce la sensazione di andare a parare proprio lì dove sembra, trova comunque soluzioni interessanti. Il film, di fondo, sfrutta infatti il tema dell’invasione aliena – e, di rimando e in modo un po’ didascalico, il senso d’alienazione – per fare da contrappunto alla doppia elaborazione di un lutto e di un trauma mai assorbito.
Decidere di eliminare qualsiasi forma di dialogo vocalizzato, e quindi di comunicazione sociale che accorcia le distanze, è la pietra angolare su cui ruota ogni cosa. Perché una decisione del genere lascia posto solo alla forza corrosiva e distruttiva del confronto fisico, unica tipologia di risposta e forma di prossimità che sembra persistere quando ogni altro ponte è stato bruciato – in quest’ottica è perfetto uno scambio, in città, in cui Duffield tronca sul nascere un sofferto tentativo di richiesta d’aiuto da parte Brynn.
L’eroina solitaria e improbabile di una lotta di tensione
Brava e coraggiosa è soprattutto Kaitlyn Dever (La rivincita delle sfigate, Rosaline) ad aver scelto di mettersi al centro di un’opera da reggere interamente sopra la forza dello sguardo, del sorriso sincero ma amaro, della smorfia di terrore che si tramuta in risolutezza. E buona è anche l’abilità del regista a lavorare sulla prossemica della protagonista accartocciata e sballottolata nei meandri di questa abitazione che è campo di battaglia, per farne l’eroina solitaria e improbabile di una lotta di tensione che combatte da sola e per se stessa.
Punto a favore di Nessuno ti salverà sta pure nel fatto di durare il giusto – un’ora e mezza, forse un pelo meno avrebbe fluidificato ancora di più – e quindi di reggere il gioco alla dinamica del silenzio che resta il tratto distintivo dell’intera operazione. Non sarebbe stato male nemmeno vederlo nel buio di una sala cinematografica, per il quale il film di Duffield pare tagliato su misura. Nessuno ti salverà resta in ogni caso un divertissement riuscito, una piccola sfida a metà tra l’omaggio e la voglia di seguire nuove coordinate.