Monolith è un auto blindata, un SUV potenziato grazie alla presenza di un’intelligenza artificiale – Lilith – e un’inespugnabile fortezza, concepita per garantire la sicurezza e l’incolumità dei passeggeri. Ma cosa succederebbe se, improvvisamente, questo porto sicuro si trasformasse in una prigione di massima sicurezza, capace di mettere a repentaglio la vita di un bambino rimasto al suo interno?
Sono queste le premesse di partenza di Monolith, film dall’appeal a stelle e strisce diretto però dall’italianissimo Ivan Silvestrini, che si cimenta nella trasposizione cinematografica di un soggetto di Roberto Recchioni, eccellenza e mente creativa del fumetto italiano già dietro a nomi storici come Dylan Dog; l’idea di Recchioni nasce per il cinema, per poi passare al fumetto (viste le sue potenzialità) e infine tornare sul grande schermo, grazie anche all’apporto fondamentale di Lock & Valentine, Sergio Bonelli Editore e di Sky Italia che hanno sostenuto il progetto permettendogli di vedere la luce.
L’attrice americana Katrina Bowden è la protagonista assoluta di Monolith, innescando quell’immortale lotta all’ultimo sangue tra uomo e natura, tra evoluzione e conservazione, tra intelligenza artificiale e singolare intelligenza “emotiva”
La protagonista assoluta del film è l’attrice americana Katrina Bowden che, oltre alla coppia di gemellini che si alternano interpretando suo figlio David, rimane – appunto – la protagonista assoluta di Monolith, innescando quell’immortale lotta all’ultimo sangue tra uomo e natura, tra evoluzione e conservazione, tra intelligenza artificiale e singolare intelligenza “emotiva” che distingue gli esseri umani dalle macchine e dalla ferinità del microcosmo stesso.
Sandra, il personaggio della Bowden, incarna l’archetipo immortale ed ancestrale della madre: a cosa si è disposti pur di salvare i propri figli? Siamo davvero, pur essendo umani, così dissimili dagli animali, pronti a tutto – cieca e violenta autodifesa inclusa – pur di preservare l’incolumità dei propri cuccioli?
Monolith: trailer ufficiale del film di Ivan Silvestrini
Prima di essere un viaggio nell’essere umano e nella scoperta delle proprie, inesplorate, capacità di sopravvivenza, Monolith è un viaggio nella maternità compiuto da una giovane donna che si interfaccia, nel corso degli 83 minuti sullo schermo, con una delle sue paure più grandi e recondite: l’incapacità di proteggere suo figlio adempiendo, in tal modo, il proprio compito di genitore; il dilemma morale che ovviamente si scatena è legato soltanto alla sua capacità – del tutto umana – di resistere alle avversità, qualunque esse siano.
Il film rappresenta lo sforzo da parte di Silvestrini di regalare un respiro internazionale e competitivo ad un prodotto completamente frutto della creatività italiana, solcando quella traccia già segnata da Fabio Guaglione e Fabio Resinaro con Mine: la voglia di raccontare l’eterna sfida dell’uomo con se stesso si trasforma in una sinfonia di genere nella quale i codici dell’horror, dell’action, del thriller psicologico felicemente ispirato dal mondo del fumetto permettono a registi e sceneggiatori di confrontarsi con un tema più grande ed imponente, legato al conflitto che mette in relazione l’uomo con l’ambiente – che tenta, da sempre, di antropizzare adattandolo alle proprie esigenze – e con la modernità.
La voglia di raccontare l’eterna sfida dell’uomo con se stesso si trasforma in una sinfonia di genere nella quale i codici dell’horror, dell’action e del thriller psicologico permettono di confrontarsi con un tema più grande ed imponente
Il SUV protagonista è un’intelligenza artificiale prima ancora che un’auto sicura, un’entità capace di trasformarsi repentinamente in carnefice, proprio come il computer HAL-9000 nel cult 2001 Odissea nello Spazio: un’automobile che nel film si muove poco, se non pochissimo, restituendo appunto quell’idea di staticità remota e immutabile insita nel proprio, affascinante, nome: Monolith.