Michelangelo Infinito è il titolo del nuovo, avvincente, capitolo del percorso Sky Arte, firmato in collaborazione con Magnitudo Film, Musei Vaticani, Vatican Media e distribuito dalla Lucky Red.
Dopo il successo di Caravaggio – l’Anima e il Sangue e Raffaello – il Principe delle Arti, il nuovo film incentrato sul genio sregolato e ispirato dell’artista toscano Michelangelo Buonarroti è firmato dal regista Emanuele Imbucci su un soggetto di Cosetta Lagani (anche direttrice artistica del progetto) e su una sceneggiatura firmata da Sara Mosetti, Tommaso Strinati e Imbucci stesso.
Il film uscirà nelle sale come evento speciale dal 27 settembre fino al 3 ottobre, restando quindi nei cinema per una settimana in circa 300 copie, prima di approdare sul piccolo schermo grazie a Sky Arte nel 2019.
A calarsi nei panni tormentati dello scultore, pittore, artista e uomo figlio del suo tempo (il Rinascimento) è un sorprendente Enrico Lo Verso, che duetta sul grande schermo insieme al collega Ivano Marescotti nei rassicuranti panni di Giorgio Vasari, famoso autore de “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori“, uno dei testi cardine del rinascimento per scoprire le vite straordinarie nascoste dietro i talenti più visionari del loro tempo.
Michelangelo Infinito (qui il trailer ufficiale), mescolando abilmente la narrazione in prima persona di Michelangelo con le parole di Vasari e le spiegazioni filologiche delle opere del grande artista, ripercorre l’intera carriera del genio, a partire dai primi passi in bottega fino alla scomparsa, avvenuta alla longeva età di ottant’anni. In mezzo, opere straordinarie regalate all’immortalità che hanno scandito un’epoca di mecenati, papi e menti illuminate.
Michelangelo Infinito dal 27 settembre al 3 ottobre al cinema
Michelangelo Infinito, sesto film della serie Sky Arte, con più di 15 set, quasi 2 anni di lavoro, 8 mesi di pre-produzione, 2 mesi di riprese, 10 mesi di post-produzione, oltre 70 ore di girate e circa 200 persone coinvolte nel progetto, è forse il prodotto più ambizioso realizzato finora, quello che approderà nelle sale per una settimana, per permettere a tutti gli spettatori di fruire di un’esperienza atipica, sospesa tra il documentario d’arte e la pura finzione, ribattezzato prontamente come un esempio di “autorevole finzione”.
Il piacere d’immergersi completamente nello splendore generato da capolavori immortali viene affiancato alla forza delle parole e del racconto; l’aspetto prettamente didattico trova così un forte supporto emotivo e visivo con il quale integrarsi, fino a perdere i confini tra narrazione convenzionale, semplice documentario e sequenza di splendide immagini.
Imbucci non si affida solo alla forza dell’eredità artistica di Michelangelo: lo stupore generato dalla forza dirompente delle sue opere viene rafforzato dalla fotografia ricercata, limpida, mozzafiato, che sospende l’incredulità dello spettatore e lo conduce, per mano, in un mondo lontano al quale si guarda spesso con struggente malinconia.
Questa strana forma di rimpianto per un mondo perduto, per una age d’or artistica che sembra ormai un ricordo remoto, rivive ancora attraverso le vene pulsanti e i muscoli pronti a guizzare imbrigliati sotto l’epidermide marmorea sulla quale si è abbattuto lo scalpello di Michelangelo; unico genio, quest’ultimo, capace di infondere vita alla materia, trattando nello stesso modo la scultura quanto la pittura, definendo contorni, corpi, ma soprattutto volumi.
In Michelangelo Infinito il Genio e Vasari, lo spettatore privilegiato, ritrovano la loro voce grazie alle interpretazioni di Lo Verso e Marescotti: ed è proprio attraverso di loro che il cinema incontra il teatro, la maestosità dell’allestimento scenico, i corpi che si muovono in uno spazio scarno paragonato a un limbo; i media, nel film evento Sky, s’intersecano tra loro di continuo. Il teatro, il cinema, l’Arte, la fotografia, tutti coadiuvati dalle nuove tecnologie, che regolano la loro pacifica convivenza.
Il film di Imbucci è didattico, necessario per riscoprire un patrimonio artistico spesso dimenticato, per colpa della distratta e rutilante quotidianità nella quale siamo immersi; ma è anche un’esperienza totalizzante, un’opportunità unica di fondere lo splendore del passato con il prodigio del futuro, finendo per ritrovarsi completamente smarriti in una tale esperienza immersiva.