Questa storia ha inizio molto tempo fa, precisamente nel 1911, quando la nota scrittrice ucraina Lesya Ukrainka, ispirandosi ai racconti della madre sulla Мавка (Mavka), spirito femminile senza schiena che popola le foreste e attira a sé incauti visitatori, realizzò l’opera in tre atti Лісова пісня (The Forest Song), messa in scena per la prima volta nel 1918 al Kyiv Drama Theatre e adattata nel corso dei decenni successivi in balletti, opere, videogiochi e film. Adesso, a distanza di oltre un secolo, rivisitata in chiave ambientalista ed edulcorata dai suoi passaggi più cupi, la storia d’amore tra la coraggiosa Mavka, ninfa protettrice della foresta, e Lukash, giovane musicista, riprende vita nel più costoso film d’animazione mai realizzato in Ucraina, Mavka e la foresta incantata, diretto da Oleh Malamuzh e Oleksandra Ruban e distribuito in Italia da Notorious Picture.
Nel terribile scenario contemporaneo che vede spesso l’Ucraina chiamata in causa solo in riferimento al conflitto in corso, andare al cinema e affacciarsi su un immaginario fantastico sì, ma anche ricco di riferimenti alla cultura e alla tradizione ucraina – dai vestiti alle acconciature, passando per il meraviglioso incipit animato che richiama antichi miti e leggende -, è un modo per sostenere indirettamente la cultura di un popolo oggi messo a dura prova da una lunghissima guerra. La figura stessa di Lesya Ukrainka, scrittrice, poetessa e attivista, che già a inizio Novecento difendeva con il proprio lavoro la dignità e l’indipendenza della letteratura ucraina da quella russa, è emblematica dell’humus di cui si nutre questo film d’animazione, che parte dal folclore ucraino per approdare a tematiche universali.
Di carne a fuoco ce n’è molta, e le famiglie apprezzeranno: dall’infruttuosa ricerca della giovinezza eterna alla difesa della natura, dall’apertura al diverso alla musica come linguaggio universale tra popoli, dalla conoscenza reciproca alla mescolanza come rafforzamento e non indebolimento della propria identità. I messaggi veicolati da Mavka e la foresta incantata sono molti, validi e intelligentemente portati sullo schermo, impastati in una storia piuttosto lineare, che fatica a un po’ a ingranare ma nel secondo atto prende velocità e fila dritta verso un epilogo avventuroso e avvincente.
Un mondo variopinto che coinvolge e a tratti sorprende
Il racconto di formazione che coinvolge i due protagonisti ma tange anche molti dei comprimari ha il suo punto di svolta in una dinamica comune a molte favole, il malinteso spesso fatale che separa i due innamorati e favorisce le forze del male; a sanare la situazione sarà l’intervento della musica, metafora dell’arte in grado di emozionare (dal latino “emovere”, trasportare fuori, scuotere), sconvolgere cioè chi la fruisce portandolo a mostrare la propria essenza, da donare con fiducia all’altro.
Questi contenuti passano attraverso personaggi ben scritti, protagonisti di tante gag e siparietti comici mai fuori luogo, al netto di qualche inevitabile passaggio più infantile e stucchevole. Sorprende in quanto a piacevolezza e coerenza il doppiaggio di Mavka della youtuber Francesca Presentini, in arte Fraffrog, mentre a raccordare i diversi momenti del film ci pensa la colonna sonora firmata dall’italiano Dario Vero, che attraverso un prezioso e puntuale tappeto orchestrale proietta l’immaginazione verso i territori del fantasy.
La ricchezza musicale si sposa a quella visiva: nonostante l’animazione 3D del film non abbia la poesia delle immagini di apertura e alcuni personaggi risultino un po’ troppo essenziali nelle loro caratterizzazioni, gli scenari, i colori, la cura per il dettaglio e soprattutto il design di alcune creature fantastiche sono di prim’ordine, così come la fluidità dei movimenti e la naturalezza delle espressioni. C’è così tanta abbondanza in questo mondo fantastico che, per una volta, non è peccato perdersi immaginando un futuro sequel o spin-off.