L’Eroe è il titolo del film diretto da Cristiano Anania: un regista alle prese con la sua opera prima – prodotta e distribuita da Mescalito Film, Green Film, Minerva Pictures Group e HQ Event & Production – che vede protagonista l’attore Salvatore Esposito, legato all’iconografico ruolo di Genny Savastano nella serie Gomorra. Al suo fianco anche Cristina Donadio – anch’essa in Gomorra, con la quale Esposito torna quindi a recitare – oltre a Vincenzo Nemolato, Marta Gastini, Paolo Sassanelli, Enrica Guidi e Fabio Ferrari.
Giorgio (Salvatore Esposito) è un mediocre ma ambizioso giornalista trentenne. La sua vita cambia bruscamente quando il direttore del giornale per cui lavora (Paolo Sassanelli) decide di trasferirlo in una redazione di provincia: proprio quando crede di aver trovato un nuovo equilibrio, è sempre il direttore ad annunciargli il suo prossimo licenziamento. Solo lo scioccante rapimento, per mano d’ignoti, del nipotino della più importante imprenditrice locale (Cristina Donadio) restituisce a Giorgio il suo ruolo di corrispondente, mettendolo subito sulle tracce del “mostro”.
L’Eroe è un’affascinante riflessione sulle molteplici verità insite nella verità stessa – parafrasando le parole usate dalla stessa Donadio nella nostra videointervista – che finisce per trasformarsi in una profonda riflessione sui confini (e i limiti) dell’ambiguità morale, avvolta però da una patina thriller-noir dal sapore vintage che ricorda da vicino la produzione italiana di genere targata anni ’80.
Gli indiscutibili punti di forza del film sono soprattutto due: il soggetto e le interpretazioni. Anania, soggettista e sceneggiatore, è riuscito a concepire una storia con un tratto decisamente inedito per la nostra cinematografia: non è didascalica. Il regista non accompagna per mano lo spettatore, suggerendogli in maniera semplicistica le chiavi di lettura e d’interpretazione; piuttosto, sceglie di lanciargli dei suggerimenti, degli indizi capaci di spiazzare mettendo il pubblico di fronte alla più disturbante delle domande: dov’è la verità?
Non esiste un unico punto di vista nella vicenda narrata da Anania; come, del resto, non esistono buoni o cattivi calati in una realtà manichea. Il mondo nel quale si muove il giornalista Giorgio è soggetto a molteplici sfumature, inafferrabili, capaci di rimettere tutto in discussione come in un complesso puzzle.
In un tempo e in un luogo – come l’Italia – dove siamo abituati a scegliere sempre le soluzioni più semplici e superficiali, dove spesso vengono realizzati film dal taglio televisivo che conducono, senza pericolo, lo spettatore nel cuore della soluzione con un eccesso di verbosità, L’Eroe (qui il trailer ufficiale) sceglie invece la via più difficile dell’interpretazione e del non-detto, complicando una storia già intricata dove non ci sono innocenti pienamente assolti o colpevoli solo da condannare.
L’ardita decisione di Anania, nel corso degli 84’, corre spesso il rischio d’inficiare l’effettiva forza della sceneggiatura, che sembra risentire delle imprecisioni e delle sbavature che spesso accompagnano un’opera prima al suo debutto: ma ogni “difetto”, in questo caso, non fa che accrescere il fascino conturbante della storia narrata, rafforzata dalla presenza di due fuoriclasse come Esposito e la Donadio.
Con le loro presenze diverse e magnetiche, dimostrano entrambi di essere due attori di qualità smarcando la lunga ombra del“mito” Gomorra e costruendo due nuovi alias cinematografici ben diversi dai ruoli che hanno interpretato negli ultimi tempi; due personaggi contradditori e attraenti, motori di questa macchina-cinema che è L’Eroe che fa ben sperare in un evocato – quanto atteso – ritorno del genere sul grande schermo del Belpaese.