Contrariamente a quanto si possa credere, Le Mans ’66 – La Grande Sfida non è un film sportivo. O almeno, non è soltanto quello. È importante precisare che tutti gli appassionati di gare automobilistiche di sicuro non resteranno delusi dall’ultima fatica di James Mangold: allo stesso tempo, è importante sottolineare come l’ultima fatica del regista di Walk the Line e Logan non sia esclusivamente la cronistoria avvincente ed emozionante di una delle pagine della storia sportiva a quattro ruote più importanti di sempre.
Le Mans ’66 – La Grande Sfida è soprattutto la drammatica storia vera di una profonda amicizia, quella tra Carroll Shelby, ex pilota automobilistico ed imprenditore statunitense, e Ken Miles, pilota automobilistico e ingegnere. Nel 1959, dopo aver vinto la 24 Ore di Le Mans, a Carroll Shelby viene diagnosticata una grave patologia cardiaca: non potrà mai più correre! L’uomo si reinventa progettista e venditore di automobili con un team di ingegneri e meccanici capitanato dal collaudatore ed asso del volante Ken Miles. Quando le vetture di Shelby ottengono a Le Mans un ottimo piazzamento alle spalle del venerabile Enzo Ferrari, la Ford lo ingaggia per progettare una macchina da corsa rivoluzionaria che sia in grado di battere la Ferrari sul difficilissimo circuito francese.
I film dedicati alle corse automobilistiche non hanno mai riscosso particolare successo tra il pubblico. Non è un caso che Rush di Ron Howard, al di là dell’ottimo risultato finale, sia rimasto un caso isolato dal 2013 ad oggi. Era quindi necessario per Mangold realizzare un film che potesse davvero arrivare al cuore dello spettatore e catturare la sua attenzione in maniera totalizzante. Per raccontare una delle vicende più leggendarie nella storia dell’automobilismo, c’era bisogno di realizzare sequenze emozionanti, che avrebbero letteralmente trasportato lo spettatore dentro la storia, facendolo sentire nelle automobili accanto ai coraggiosi ed intrepidi piloti.
James Mangold centra alla perfezione l’obiettivo, raccontando in maniera dinamica e adrenalinica la passione che scuote l’animo di chi è al volante della macchina e mantenendo lo spettatore costantemente legato al mondo che viene rappresentato. I film di Mangold sono generalmente guidati dai personaggi, dalle loro storie e dalle loro motivazioni: nel caso di Le Mans ’66, lo stile del regista è in grado di mantenere vivo l’interesse tanto per gli eventi narrati quanto per le dinamiche che intercorrono tra i protagonisti.
Il vero cuore pulsante del racconto è rappresentato dal rapporto tra Carroll Shelby, un uomo dalle risorse illimitate, risoluto e affidabile, e Ken Miles, devoto padre di famiglia, suscettibile e intemperante. Una profonda storia di amicizia che Mangold scandaglia tanto attraverso il contesto storico – che serve a rendere la storia plausibile e a completare l’ossatura della trama – quanto attraverso le idiosincrasie di due uomini, due personalità, che hanno vissuto tutta la loro vita secondo un rigido codice morale; due eroi riluttanti che rivivono sul grande schermo grazie alle splendide interpretazioni di due attori come Matt Damon e Christian Bale, dal talento ormai saldo e consolidato.
Le Mans ’66 – La Grande Sfida è un film che si rivolge alla più variegata tipologia di pubblico. Un’esperienza intensa ed emozionante, raccontata con rigore accademico e maestria registica, che soddisferà sia gli appassionati di sport che nutrono un profondo e viscerale amore per le corse, sia lo spettatore più interessato alla storia (vera o fittizia che sia!), ai suoi risvolti drammatici e alle devastanti conseguenze sui personaggi. Nel caso dell’ultima fatica di James Mangold ci troviamo di fronte ad una storia vera di amicizia e di fratellanza; una storia profondamente umana in grado di celebrare il coraggio e la tenacia di due autentici eroi americani che, sull’onda del rischio, sono riusciti a modellare e cambiare il loro futuro con impegno e dedizione.