La guerra di domani è il titolo del nuovo film diretto da Chris McKay con protagonista – e produttore esecutivo – Chris Pratt, di nuovo sospeso in una dimensione cinematografica che strizza l’occhio allo sci-fi quanto alla contaminazione tra i generi, come nei precedenti capitoli di Guardiani della Galassia e Passengers. Questa volta, ad aiutarlo nell’ardua missione di fronteggiare un’indefinita minaccia del futuro che grava sulla Terra, troviamo Yvonne Strahovski, Betty Gilpin, Sam Richardson, Edwin Hodge e il premio Oscar J.K. Simmons (ri-visto di recente in Zack Snyder’s Justice League e nella romcom Palm Springs – Vivi come se non ci fosse un domani). Il film, che è un’esclusiva Amazon Studios, Skydance e Paramount Pictures in collaborazione con New Republic Pictures, approderà in streaming sulla piattaforma Amazon Prime Video a partire dal 2 luglio.
In un momento indefinito a ridosso del Natale 2022, il mondo rimane sotto shock quando un gruppo di viaggiatori nel tempo arriva dal 2051 per portare un messaggio urgente alla popolazione umana: di lì a trent’anni la razza umana sarà sul punto di perdere una guerra globale contro una letale specie aliena. L’unica speranza per sopravvivere è che soldati e civili del presente vengano trasportati nel futuro e si uniscano alla battaglia. Tra le reclute c’è l’insegnate di liceo e padre di famiglia Dan Forester (Pratt): determinato a salvare il mondo per la sua giovane figlia Muri, Dan si unisce a una brillante scienziata (Strahovski) e al padre da cui si era allontanato (Simmons) nella disperata impresa di riscrivere l’inevitabile destino del pianeta.
La guerra di domani è un adattamento mainstream di tematiche già messe in risalto dal cinema fantascientifico che ha colonizzato gli schermi d’argento di ieri e di oggi: invasioni aliene, paradossi temporali, viaggi nel tempo e le drammatiche conseguenze delle nostre azioni pronte a ripercuotersi sul futuro; il tutto rigorosamente edulcorato e reso innocuo, a misura di spettatore. Il film di McKay strizza l’occhio alle contaminazioni tra i codici dei vari generi, come succede spesso nel cinema odierno che non disdegna un film sci-fi ibridato con il war movie, la filosofia, l’horror e il romanticismo. Ma allo stesso tempo il regista basa la propria opera su una solida regia che si ispira al cinema mainstream degli anni ’90, ai maxi-schermi invasi da immagini mirabolanti capaci di fagocitare l’occhio dello spettatore solleticando le corde del piacere retinico. Ecco quindi che il film fa tornare le astronavi e le orribili creature provenienti dallo spazio profondo; ma anche le città distrutte e un futuro distopico quanto desolato, segnato da bombe, esplosioni e minacce.
La guerra di domani ha echi di Independence Day, sia nell’approccio al cinema spettacolare che nella trama: ancora una volta la minaccia che aleggia sul futuro dell’umanità è aliena, distante e remota, proveniente da uno spazio profondo nel quale “nessuno può sentir urlare” qualcun altro. Alien e Prometheus sono altre due influenze fondamentali anche solo per la rappresentazione di un nemico crudele da abbattere ad ogni costo, pena l’estinzione del genere umano. Ma il lavoro di McKay non guarda solo ai recenti blockbuster di fantascienza: riesce a centrifugare, nel suo occhio – del ciclone – videoludico e iperattivo, anche le riflessioni sullo spazio e sul tempo che animano alcune opere di Christopher Nolan, soprattutto Interstellar e Tenet. Sono proprio questi due film gli assi cartesiani che permettono a La guerra di domani di svilupparsi e di esplicare le proprie tematiche, sviluppandosi a partire dalle premesse legate ai viaggi nel tempo e al rapporto tra genitori e figli.
Perché il film con protagonista Chris Pratt si sviluppa, per 140’, come un videogioco estremamente realistico costruito su svariati livelli di complessità: ad ogni livello conquistato, se ne sblocca un altro con una serie di ostacoli ancora più ingombranti. E perfino le scene d’azione (numerose e roboanti) sfruttano tutta la spettacolarità della CGI, ralenti inclusi, per ricreare quell’illusione di un intrattenimento pantagruelico nato proprio per la sala, ma che in sala mai approderà limitandosi a colonizzare i piccoli schermi – e i salotti – degli spettatori. È l’aspetto estetico di La guerra di domani che distrae dai veri obiettivi narrativi, perdendosi tra le spire di un viaggio dell’eroe banale e demodé, intriso di una retorica quanto mai attuale (l’importanza della ricerca, la sensibilizzazione al cambiamento climatico e i pericoli che da esso possono derivare, il ruolo chiave degli scienziati e della scienza, l’unica capace di salvare il mondo) ma edulcorata.
I veri temi, intorno ai quali vuole ruotare il film, sono quelli della scienza (appunto) e del dialogo tra generazioni: sullo sfondo di un grande affresco metaforico, sono i giovani che avvertono “gli adulti” delle conseguenze delle loro azioni nel futuro. E sono “i grandi” a cercare di riprendere in mano la situazione, per salvare i loro figli e lasciare loro un futuro migliore (e senza alieni). Come già accadeva in Interstellar di Nolan, è un legame padre-figlia a catalizzare il cuore emotivo di La guerra di domani, conferendo profondità ad un film più interessato allo spettacolo che alla tridimensionalità dei personaggi; ma sono proprio le contraddizioni e i tormenti emotivi di Dan/Chris Pratt a restituire umanità a quello che, altrimenti, finirebbe per somigliare ad un ridondante videogioco derivativo, capace solo di rendere innocui gli spunti riflessivi presi a piene mani dalla storia del cinema.