sabato, Giugno 3, 2023
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La Casa – Il Risveglio del Male, recensione del quinto capitolo del franchise horror Evil Dead

La recensione de La Casa - Il Risveglio del Male, il quinto capitolo del franchise horror Evil Dead diretto da Lee Cronin. Dal 20 aprile al cinema.

Ancor prima di giungere a La casa – Il risveglio del male, scritto e diretto da Lee Cronin, è bene riflettere sulla sua natura produttiva e sul contesto cui appartiene. Quello che stiamo vivendo – e osservando – è infatti uno spaccato cinematografico complesso, elaborato e sempre più centrato su di una riflessione ampia, inarrestabile e autoriferita rispetto alla natura stessa della Settima Arte. Cinema che riflette sul cinema, dunque sui suoi linguaggi, le sue forme e le mutazioni che di periodo in periodo, giungendo fino a noi, hanno contribuito alla nascita di una nuova cinematografia capace d’essere ragionata e derisoria al tempo stesso, prendendosi gioco dei propri strumenti, pur modellandoli e sfruttandoli nel migliore dei modi, al fine di garantire quello spettacolo tanto atteso che è in definitiva il film.

Se inizialmente appariva semplice perdersi nella moltitudine di definizioni e categorizzazioni cinematografiche sempre più ricche, varie, contaminate e complesse quali spin-off, reboot, sequel, prequel e via dicendo, poiché il cinema stesso sembrava allontanare lo spettatore dalla reale natura di queste definizioni, negli ultimi dieci – o poco più – anni di cinema, quest’ultimo ha cominciato ad inserirle proprio all’interno delle stesse opere cinematografiche d’appartenenza, generate dunque dalle rispettive volontà di produzione autoriale, mosse da un istinto sempre più trasparente e in qualche modo scanzonato, introducendo lo spettatore moderno al reale funzionamento di alcuni dei moltissimi ingranaggi cinematografici, dunque semplificando e mediando inevitabilmente il suo rapporto con il prodotto, divenuto oggi – in più di un caso – meta-cinematografico, soprattutto rispetto al cinema horror.

Poco importa dunque se non si ha una conoscenza profonda e instancabile di un determinato franchise, poiché i linguaggi sono in continuo mutamento: che si tratti perciò di re-quel, sequel, reboot e remake, lo spettacolo e il divertimento sono quasi sempre garantiti, nonostante spesso e volentieri ci si ritrovi ad accettare il rischio di perdere riferimenti, strizzate d’occhio, labili collegamenti e così via, capaci in ogni caso di accrescere la ricchezza di contenuto – e così la riuscita – di un determinato film.

La stessa riflessione vale anche e soprattutto per La casa – Il risveglio del male, un reboot che non necessita – ma giova – di una approfondita preparazione sul franchise horror ormai cult di Sam Raimi, nato nel 1981 e riportato in auge nel 2013, e che potrebbe tranquillamente apparire come uno spin-off, sequel, re-quel e remake al tempo stesso, facendo suoi tutti questi linguaggi, per poi modellarli e infine confonderli, dando vita ad un nuovo capitolo dalla linfa vitale incredibilmente potente, modernissima ed esageratamente divertita.

Lee Cronin, un autore che ama il cinema horror

Nel 2019, Hole – L’abisso di Lee Cronin, un piccolo film horror appartenente per metà al circuito indipendente nordamericano e illuminato dalla potenza simbolica, autoriale e stilistica della A24, pur prendendosi moltissimi rischi riusciva – con ottimi risultati – a ragionare sul cinema horror servendosi di una moltitudine di riferimenti. Muovendosi tra vecchio e nuovo cinema, tra la fantascienza e l’horror di serie B e quello di serie A, Hole riuscì a convincere critica e pubblico della genuinità del suo autore, chiaramente consapevole, esperto ed appassionato rispetto ai linguaggi che sono propri del genere d’appartenenza, mescolando tra loro Ultimatum alla Terra, L’invasione degli ultracorpi, Rosemary’s Baby, Dark Water, Babadook e via dicendo.

Non sorprende dunque che attorno al 2019 Bruce Campbell – volto e corpo storico del leggendario Ash Williams, protagonista assoluto del franchise cinematografico-televisivo di Evil Dead – e Sam Raimi abbiano notato il potenziale di Cronin consegnando a quest’ultimo il quinto capitolo della loro fortunatissima saga horror. Cronin, infatti, resta sé stesso e La casa – Il risveglio del male, ancor prima d’essere reboot, remake, sequel e spin-off è un divertentissimo quiz cinefilo, che dalla prima all’ultima inquadratura ammicca e richiama il cinema di moltissimi autori, anche estremamente differenti tra loro, quali Don Siegel, George A. Romero, Wes Craven, Stanley Kubrick, Dario Argento, John Carpenter, Joe Dante, Luca Guadagnino, Pascal Laugier, Alexandre Aja, Xavier Jens, Alexandre Bustillo, Julien Maury, Paco Plaza, Jaume Balagueró, Gareth Evans e Andy Muschietti.

Un autore che ama il cinema horror così chiaramente da riuscire a convincere ed avvicinare i suoi spettatori proprio a partire dall’immaginario appena citato, che inevitabilmente rende il suo cinema così ricco di materia, colore, passione, divertimento per l’esagerazione e l’estremizzazione dei linguaggi tipici dell’horror. E ancora: attenzione, coerenza e maturità riservate tanto in termini di regia quanto di scrittura alla maniacalità di dettaglio e caratterizzazione che già era possibile intravedere nel suo esordio – seppur minimalista – e che trova qui uno spazio molto più ampio nel quale sfogarsi ed esprimersi, immergendoci in un bagno di sangue tanto infernale, quanto dolce, dal quale non vorremmo uscire più.

Non è “Quella casa nel bosco”…

Se inizialmente anche La casa – Il risveglio del male sembra tornare alle atmosfere tipiche dei precedenti film, tanto a quelli di Raimi quanto al remake di Alvarez, in realtà tutto cambia.

Da una prima sequenza esplosiva e gustosamente violenta a tutti gli effetti calata in quell’immaginario di baite e case nel bosco, fitte foreste, natura cupissima e così via, molto presto prende piede invece una collocazione urbana e gli accadimenti orrorifici e profondamente contaminati dai linguaggi dello zombie movie, dell’home invasion, dello slasher, dell’horror a tema esorcismo e del film d’assedio vengono calati, nell’opera di Cronin, all’interno di un’ambientazione profondamente evocativa e angosciante, che pur essendo urbana risulta ferocemente isolata, alla stregua della baita nel bosco dei precedenti film, ossia un palazzo in decadimento, all’interno del quale vivono pochissime famiglie, ormai costrette all’abbandono.

Tra queste c’è quella di Ellie (Alyssa Sutherland), madre single di tre figli piccoli: Danny (Morgan Davies), Bridget (Gabrielle Echols) e Kassie (Nell Fisher), che ricevendo una visita inaspettata dalla sorella minore Beth (Lily Sullivan), groupie e rockettara in attesa di un figlio, perciò incredibilmente indecisa sul proprio futuro, si ritrova ben presto ad incontrarsi e scontrarsi con la furia violenta e spietatamente crudele di un demone risvegliato sia da un libro misterioso ed evidentemente pericoloso, che da un vinile dal contenuto chiaramente maledetto, ritrovati dal figlio Danny in una voragine apertasi improvvisamente nel parcheggio sotterraneo del palazzo a seguito di un terremoto.

Lee Cronin si diverte e fa divertire lo spettatore, dando vita ad un prodotto horror incredibilmente curato, citazionista, pop, retrò e debitore di tutta una serie di linguaggi che tornano senza tregua, a partire dalla leggendaria – e dichiaratamente casuale, ma funzionale – Shaky Cam del primo capitolo di Evil Dead, fino ad un gusto esageratamente feroce e riuscitissimo per il body horror e lo splatter. Un vero e proprio bagno di sangue che nasce tanto dalla lezione del nuovo cinema horror francese (quello dei già citati Laugier, Aja, Jens, Bustillo, Maury), quanto dal cinema di alcuni maestri, su tutti quello di Kubrick, che torna qui in tutta la sua potenza con il suo Shining, in un momento incredibilmente potente, affettuoso e memorabile.

Di un film come La casa – Il risveglio del male ne avevamo bisogno da anni, perché questo è l’horror che non si risparmia, quello che sceglie di non tirarsi indietro o fare sconti, bensì spingersi oltre, pur di raggiungere quella dimensione così definitivamente estrema, violenta, infernale e divertita da conquistare senza se e senza ma tanto il fan più accanito quanto lo spettatore meno cinefilo. Lee Cronin ci è riuscito e il suo quinto capitolo del franchise di Evil Dead è una spettacolare e sanguinolenta rilettura di un cult senza tempo che merita di essere goduta sul più grande degli schermi.

Guarda il trailer de La casa – Il risveglio del male

GIUDIZIO COMPLESSIVO

Di un film come La casa – Il risveglio del male ne avevamo bisogno da anni, perché questo è l’horror che non si risparmia, quello che sceglie di non tirarsi indietro o fare sconti, bensì spingersi oltre, pur di raggiungere quella dimensione così definitivamente estrema, violenta, infernale e divertita da conquistare senza se e senza ma tanto il fan più accanito quanto lo spettatore meno cinefilo. Lee Cronin ci è riuscito e il suo quinto capitolo del franchise di Evil Dead è una spettacolare e sanguinolenta rilettura di un cult senza tempo che merita di essere goduta sul più grande degli schermi. 

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Di un film come La casa – Il risveglio del male ne avevamo bisogno da anni, perché questo è l’horror che non si risparmia, quello che sceglie di non tirarsi indietro o fare sconti, bensì spingersi oltre, pur di raggiungere quella dimensione così definitivamente estrema, violenta, infernale e divertita da conquistare senza se e senza ma tanto il fan più accanito quanto lo spettatore meno cinefilo. Lee Cronin ci è riuscito e il suo quinto capitolo del franchise di Evil Dead è una spettacolare e sanguinolenta rilettura di un cult senza tempo che merita di essere goduta sul più grande degli schermi. La Casa – Il Risveglio del Male, recensione del quinto capitolo del franchise horror Evil Dead