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Jeanne du Barry – La Favorita del Re, recensione del film con Johnny Depp

La recensione di Jeanne du Barry – La Favorita del Re, il film di e con Maïwenn interpretato al fianco di Johnny Depp. Dal 30 agosto nelle sale.

Fino a qualche anno fa c’era una convinzione (sbagliata) che serpeggiava nel mondo della settima arte e della televisione: la Storia (quella con la S maiuscola) al cinema – o serializzata – non paga mai. A smentire questo falso mito sono arrivati i successi recenti di prodotti come Downton Abbey e soprattutto Bridgerton, con il suo spin-off recente dedicato alla Regina Carlotta. Prodotti che, puntando sul connubio tra period drama, romance e personaggi moderni decisamente fuori dagli schemi, hanno sfatato un luogo comune riportando in auge un filone (aureo) e inaugurando, per quest’ultimo, una nuova stagione di successi.

Anche il cinema si è accorto di questa opportunità, focalizzando in particolare la propria attenzione su uno storytelling al femminile, che pone al centro del racconto il punto di vista di donne che hanno lasciato un loro segno indelebile nella Storia e nell’immaginario collettivo. Ed è proprio nel solco di questa scia che si colloca Jeanne du Barry – La Favorita del Re, il biopic (atipico) della performer francese Maïwenn che si ispira liberamente alle vicende dell’omonima cortigiana divenuta la favorita del Re Luigi XV, nello sfarzo della Versailles di fine ‘700. Il film, che ha aperto l’ultima edizione del Festival di Cannes lo scorso maggio, è pronto ad approdare nelle sale italiane dal 30 agosto.

Jeanne du Barry pone al centro della scena Jeanne Vaubernier (interpretata dalla stessa Maïwenn), una giovane donna del popolo (figlia illegittima di una cuoca e di un prete), affamata di cultura e piacere, pronta ad usare la sua intelligenza e il proprio fascino per salire uno dopo l’altro i gradini della scala sociale. Diventa così la favorita del Re Luigi XV (Johnny Depp) che, ignaro del suo status di cortigiana, riacquista attraverso di lei il suo appetito per la vita. I due si innamorano perdutamente e contro ogni decoro ed etichetta, Jeanne si trasferisce a Versailles, dove il suo arrivo scandalizza la corte, complici i suoi modi poco ortodossi e il suo indomito spirito libero.

Un affresco che racconta una storia di emancipazione

Jeanne du Barry si è ritrovato al centro delle attenzioni morbose e delle polemiche già a partire dalla scelta di inserire, nel cast, la presenza di Johnny Depp, fresco della vittoria nella causa contro la ex moglie Amber Heard (ripercorsa di recente nella docu-serie Netflix Depp contro Heard); un aspetto che ha forse distolto l’attenzione dal valore intrinseco del film, dalla mera valutazione – e considerazione – dei suoi pregi artistici.

Perché indubbiamente, la fatica diretta e interpretata dalla stessa Maïwenn si basa su una ricostruzione storica degli spazi e delle atmosfere suntuosa quanto opulenta e minuziosa: nessun dettaglio è lasciato al caso, anzi, si intravede quella volontà di stupire e solleticare il gusto dello spettatore cavalcando l’onda di un immaginario ben noto e, già di per sé, particolarmente eccentrico. Pur non essendo ai livelli della lezione impartita da Sofia Coppola con il suo Marie Antoinette – capace di mescolare sapientemente il passato con il presente – o del coraggio sovversivo ostentato da Il corsetto dell’imperatrice di Marie Kreutzer, il dramma storico di Maïwenn sceglie però ben presto di lasciare una storia di moderno empowerment femminile sullo sfondo, seguendo piuttosto la via della tradizione tra costumi sfarzosi, eccentriche parrucche, crinoline, rituali sociali e rigide regole alla corte di Versailles, dove il cuore pulsante diventa, prepotentemente, una storia d’amore.

E quella narrata vede protagonisti proprio la cortigiana du Barry – libera, emancipata, sfrontata, ribelle e all’avanguardia – e il malinconico Re Luigi XV al quale presta il volto Depp, tornato sullo schermo per dimostrare le proprie capacità attoriali fin troppo spesso messe in dubbio dagli eventi privati che lo hanno travolto. Jeanne du Barry ha il fascino dell’affresco, del biopic spurio che si prende le proprie libertà per raccontare, nei limiti della verosimiglianza storica, una vicenda di emancipazione che passa per una forte figura femminile, indipendente e moderna, pronta a porsi come un elemento di rottura in un mondo dominato da regole secolari e protocolli figli dell’Ancien Régime; la famosa cortigiana du Barry diventa così un’icona pop contemporanea e libera, capace di affascinare e conquistare chiunque accanto a lei grazie alla propria personalità magnetica.

La voglia di non sposare ammiccanti anacronismi in stile Bridgerton allontana Jeanne du Barry dal mercato dell’intrattenimento popolare, ma allo stesso tempo la mancanza di uno sguardo d’autore più indipendente e personale lo relega alla tradizione, a quel filone del period drama confortevole da guardare (soprattutto per gli spettatori) pur essendo incapace, come in questo caso specifico, di creare una frattura in un certo storytelling tradizionale.

Guarda il trailer di Jeanne du Barry – La Favorita del Re

GIUDIZIO COMPLESSIVO

Jeanne du Barry – La Favorita del Re ha il fascino dell’affresco, del biopic spurio che si prende le proprie libertà per raccontare, nei limiti della verosimiglianza storica, una vicenda di emancipazione che passa per una forte figura femminile, indipendente e moderna, pronta a porsi come un elemento di rottura in un mondo dominato da regole secolari. La voglia di non sposare ammiccanti anacronismi in stile Bridgerton lo allontana dal mercato dell’intrattenimento popolare, ma allo stesso tempo la mancanza di uno sguardo d’autore più indipendente e personale lo relega alla tradizione, a quel filone del period drama confortevole da guardare (soprattutto per gli spettatori) pur essendo incapace di creare una frattura in un certo storytelling tradizionale. 
Ludovica Ottaviani
Ludovica Ottaviani
Imbrattatrice di sudate carte a tempo perso, irrimediabilmente innamorata della settima arte da sempre | Film del cuore: Lo Chiamavano Jeeg Robot | Il più grande regista: Quentin Tarantino | Attore preferito: Gary Oldman | La citazione più bella: "Le parole più belle al mondo non sono Ti Amo, ma È Benigno." (Il Dormiglione)

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Jeanne du Barry – La Favorita del Re ha il fascino dell’affresco, del biopic spurio che si prende le proprie libertà per raccontare, nei limiti della verosimiglianza storica, una vicenda di emancipazione che passa per una forte figura femminile, indipendente e moderna, pronta a porsi come un elemento di rottura in un mondo dominato da regole secolari. La voglia di non sposare ammiccanti anacronismi in stile Bridgerton lo allontana dal mercato dell’intrattenimento popolare, ma allo stesso tempo la mancanza di uno sguardo d’autore più indipendente e personale lo relega alla tradizione, a quel filone del period drama confortevole da guardare (soprattutto per gli spettatori) pur essendo incapace di creare una frattura in un certo storytelling tradizionale. Jeanne du Barry – La Favorita del Re, recensione del film con Johnny Depp