giovedì, Ottobre 3, 2024
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In Dubious Battle recensione del film di e con James Franco

In Dubious Battle Il Coraggio degli Ultimi è il titolo dell’ultimo, ambizioso, progetto realizzato da James Franco. L’eclettico attore californiano ha infatti scelto di adattare per il grande schermo un romanzo dello scrittore Premio Nobel John Steinbeck, tradotto in Italia da Eugenio Montale con il titolo de La Battaglia.

Ma la nostra traduzione italiana non permette di apprezzare appieno il gusto della citazione colta invece da Steinbeck stesso: In Dubious Battle è un riferimento ai versi del Paradise Lost di John Milton, l’epico poema dove protagonista è l’angelo caduto Lucifero mentre perpetua la sua titanica battaglia. Nei versi specifici che contengono il riferimento alla “in dubbia battaglia”, l’angelo caduto ha una schiera di angeli pronti a lottare al suo fianco a qualunque costo.

Un’immagine che rievoca le scene di massa descritte da Steinbeck nel suo romanzo ma anche Il Quarto Stato dipinto da Giuseppe Pellizza da Volpedo e le scene immortalate da Franco nel suo film. La massa, la folla di braccianti che, fomentata, decide di ribellarsi al padrone lottando fino in fondo, anche a costo di mettere a repentaglio la propria stessa vita.

In Dubious Battle vanta un cast all stars che riunisce veterani del grande schermo americano a nuove leve dell’industria hollywoodiana

Il film, prodotto dalla AMBI Productions, Rabbit Bandini Productions e That’s Hollywood Productions, vanta un cast all stars che riunisce veterani del grande schermo americano a nuove – e giovani – leve dell’industria hollywoodiana: oltre a James Franco stesso in veste d’attore e regista, ci sono anche Nat Wolff, Selena Gomez, Vincent D’Onofrio, Ed Harris, Sam Shepard, Ashley Greene, Josh Hutcherson, John Savage e ancora  Robert Duvall e Bryan Cranston.

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In Dubious Battle: trailer italiano del film di e con James Franco

Nell’America devastata dalla Grande Depressione, due attivisti politici comunisti, Mac e il giovanissimo Jim Nolan, decidono di infiltrarsi tra i braccianti di un frutteto californiano per spingerli a lottare per i propri diritti, schiacciati dal “padrone” Bolton, che li sfrutta pagandoli soltanto un dollaro al giorno. Ma spinti dall’ardore dei due attivisti in incognito per la causa del proletariato, i braccianti cominceranno ad utilizzare le armi logoranti dello sciopero innescando così un crudele braccio di ferro tra i diritti degli sfruttati e le esigenze degli sfruttatori.

Franco, questa volta, porta sul grande schermo un’opera letteraria ambiziosa adattata dallo sceneggiatore Matt Rager con intelligenza e lucida coerenza, permettendo in tal modo al film di scorrere piacevolmente per 114 minuti, nonostante l’impegnativo argomento trattato. L’attenzione è tutta focalizzata proprio sulla battaglia, sulle tattiche di logoramento attuate da entrambi gli schieramenti e sul fattore umano, mostrando il vero volto della nostra natura quando ci ritroviamo coinvolti in situazioni che mettono a dura prova la nostra resistenza e i nostri fondamenti.

In Dubious Battle è un film di denuncia prima ancora che un saggio di eccellente letteratura per immagini

In cosa crediamo? Qual è la nostra fede, per quali cause ci battiamo? Tutte queste domande vengono sovvertite dagli eventi, dalla crudeltà stessa della vita e dalla convivenza forzata con gli altri, che in situazioni di stress rischiano di abbandonarsi a un famelico “cane-mangia-cane” senza nessuna esclusione di colpi.

In Dubious Battle è un film di denuncia prima ancora che un saggio di eccellente letteratura per immagini. Una storia che sembra ancorata fin nelle radici polverose degli Stati Uniti degli anni ’20-’30 e che invece si riscopre attuale, anche grazie ad immagini evocative e dal forte impatto visivo, sospese tra teatro e arti pittoriche.

Monologhi che sembrano usciti dalla penna di Tennessee Williams e squarci nella notte di uomini imploranti degni di Goya; la battaglia raccontata è la più crudele, quella per la vita stessa, e solo un’arte larger than life come il cinema poteva raccontarla egregiamente.

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Ludovica Ottaviani
Ludovica Ottaviani
Imbrattatrice di sudate carte a tempo perso, irrimediabilmente innamorata della settima arte da sempre | Film del cuore: Lo Chiamavano Jeeg Robot | Il più grande regista: Quentin Tarantino | Attore preferito: Gary Oldman | La citazione più bella: "Le parole più belle al mondo non sono Ti Amo, ma È Benigno." (Il Dormiglione)

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