Scontato da dire, ma dopo aver visto Il Talento di Mr. Crocodile di Josh Gordon e Will Speck non si sa bene da che parte stare. Follia o pura intuizione? Tipica storia solo per bambini o aperta anche al gusto di un pubblico adulto e variegato? Rimane il fatto che vedere sul grande schermo un attore del calibro di Javier Bardem (A proposito dei Ricardo, Il capo perfetto) duettare con un coccodrillo canterino non ha prezzo.
Tratto dal romanzo di Bernard Waber, il film – presentato in anteprima italiana ad Alice nella Città (la sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma) e in arrivo nelle sale a partire dal 27 ottobre – è scritto da William Davies. Sfondo interamente newyorkese per il piccolo – mica tanto – ma tenerissimo coccodrillo Lyle (doppiato nella versione originale da Shawn Mendes e in quella italiana da Luigi Strangis) che, pur non potendo parlare, è dotato di un’ugola formidabile.
Talento che viene subito notato da Hector P. Valenti (Javier Bardem) che vede nel giovane animale una possibilità per far ripartire la sua mai decollata carriera. A causa però della ritrosia che Lyle mostra nel cantare davanti a un pubblico, Hector lo abbandona tradendo così la fiducia e l’affetto che il coccodrillo aveva trovato in lui. Sarà solo con l’arrivo della famiglia Primm, e in special modo del giovane e insicuro Josh (Winslow Fegley), che Lyle potrà trovare il coraggio di farsi conoscere per le sue doti.
Un linguaggio diretto, universalmente comprensibile
Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo: Javier Bardem in questo film la fa da padrone e mette tutto sé stesso – riuscendoci! – nel portare sullo schermo un personaggio scapestrato m buono, mostrando al pubblico le sue spiccate abilità nel canto e nel ballo. Inoltre, come non affezionarsi all’accoppiata Lyle (un coccodrillo paradossalmente verosimile) e Josh (un Winslow Fegley perfetto nel mostrare dubbi e insicurezze di un ragazzino gettato nella Metropoli per eccellenza) senza immedesimarsi per un attimo nelle loro piccole instabilità.
La trama si snocciola tra piccole ovvietà e qualche giusto occhiolino ad alcuni temi molto caldi (junk food vs veganesimo, ordine e disordine, paura e prepotenza), ma anche questo ha un senso se si pensa a Il Talento di Mr. Crocodile come ad un prodotto che si sforza di parlare un linguaggio semplice e diretto, universalmente comprensibile.
È certo che Il Talento di Mr. Crocodile si iscriva totalmente nel registro delle commedie musicali per tempi, numeri e modalità narrativa (quest’ultima, per quanto apparentemente banale, merita un plauso per avere reso credibile un coccodrillo newyorkese capace di cantare). I numeri musicali, curati da Matthew Margeson, Benj Pasek e Justin Paul (gli ultimi due già autori dei testi delle canzoni di La La Land), sono ben congeniati all’interno del film e fanno molto bene il loro lavoro di collante e di intrattenimento al tempo stesso.
Commedia musicale, quindi, ma anche operazione destinata a tutta la famiglia: ecco cosa rende Il Talento di Mr. Crocodile un insospettabile buon film. Che lo spettatore si liberi dal pregiudizio che guardare l’ennesimo animale ballerino e canterino non sia una buona idea, perché in questo caso potrebbe essere facilmente smentito.