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Il segreto di Liberato, recensione del film di Francesco Lettieri

Diretto da Francesco Lettieri insieme a Giorgio Testi, Il segreto di Liberato arriva al cinema dal 9 maggio per una settimana.

Chi è Liberato? «Se non è nessuno, allora Liberato è tutti». Eh già, Il segreto di Liberato non scioglie affatto il mistero su quale volto si celi dietro alla maschera di uno degli artisti italiani più affascinanti dell’ultimo decennio. Spoiler? Spoiler. È una tentazione comprensibile, ma anche sanamente quasi sciocca, sperare che dopotutto lo facesse. Liberato non ha forma. È piuttosto un atto performativo: nel suo essersi presentato sin dal primo istante come non-uno, ha affermato di potersi calare sotto la pelle di tutti quanti. E di poter sconfinare con onde d’urto concentriche da Napoli fino a Roma, Milano, Berlino, Londra.

Ma di esoterico c’è fino ad un certo punto. Non lasciatevi ingannare dal filosofico, perché questo peculiare progetto firmato in regia da Francesco Lettieri (Ultras, Lovely Boy), che lo scrive anche, e Giorgio Testi (Mahmood) rivela, aprendo lo spiraglio, su quanto Liberato sia operazione meticolosa, chirurgica, rituale. Ecco, il rituale. Lo si dice ad un certo punto de Il segreto di Liberato: per il cantante ogni azione è un rituale. Ogni gesto compiuto, ogni esibizione e ogni azione comunicativa amplifica la costruzione mitologica di cosa Liberato sia.

Una mescola rituale

Una mitologia paradossale, perché applicata a uno, nessuno, centomila, perché svuotata della gigantografia individuale e resa buco nero, o specchio, collettivo. Paradossale, ancor di più, in un’epoca come la nostra, plasmata a misura di ego social e così vorace di informazioni, di perché, di risposte. Allora immaginatelo così Il segreto di Liberato. Un film non film rituale, un accorpamento tecnico-estetico che fonde senza soluzione di continuità forme e generi, che apre e non restringe, che arriva al cinema nella data simbolo, anzi la data rituale, per eccellenza quando si parla di Liberato: il nove maggio. E va dal videoclip al documentario, dal documentario alla finzione, dalla finzione all’animazione.

Ognuna di queste dimensioni narrative alimenta un processo discorsivo differente, ma unitario e coeso. Le sezioni documentarie seguono i tour del cantante in giro per l’Italia e per l’Europa dal 2017 al 2023, dal MI AMI Festival allo Stadio San Paolo. Si accompagnano poi delle interviste ai membri chiave del suo entourage, a giornalisti musicali e allo stesso Lettieri, con il quale, e attraverso il quale con i suoi videoclip, il mito Liberato si è da subito configurato come tale. Questo è importante: Liberato non è mai stato solo musica. La sua comparsa, si potrebbe dire quasi la sua venuta, si è accompagnata dal primo momento all’immagine. Alla rappresentazione, che è la cementificazione iconografica di un qualcuno che più che un individuo è un racconto in opera, un qualcosa.

Alla ricerca non del vero, ma del romanticismo

E poi si passa attraverso la mescola di sezioni in cui a parlare è lo stesso Liberato (ma ne possiamo essere sicuri? Ha senso, ancora, domandarselo?), incappucciato come suo solito, che offre scorci più che informazioni. Il segreto di Liberato sembra infatti lanciare coordinate e ritagli con cui mappare l’origine del mistero, con cui tentare di contenerlo nel palmo del nostro pensiero, della mano, dello smartphone. Conduce anche, per la prima volta, a una biografica adolescenza e poi gioventù che il film stavolta tratteggia invece con l’animazione (a cura di Lorenzo Ceccotti), e quindi con il ricordo che si mescola all’immaginazione che si mescola all’onirico, dove emergono le influenze, le passioni, gli spaccati di vita, gli amori e i dolori.

C’è del vero, in tutto questo? Forse sì, forse no. Per l’ennesima volta: importa realmente? Si capisce però come l’unico filo conduttore sia quello di un romanticismo melanconico che di Liberato guida musica, video e arte tutta. Una storia d’amore che permea la distanza tra l’artista e il suo pubblico, tra il pubblico e i personali sospiri delle persone che il pubblico lo compongono. Una storia d’amore che rivitalizza anche la tradizione e l’identità napoletana, attualizzata nelle sonorità elettroniche di un Liberato che si confessa amante spaesato di una città che non riconosce quasi più, ma che continua a osservare, attraversare, vivere. E che nel farlo, si porta dietro tutti quanti.

Guarda il trailer ufficiale de Il segreto di Liberato

GIUDIZIO COMPLESSIVO

Francesco Lettieri e Giorgio Testi dirigono un film non film, una mescola tra documentario, finzione e animazione che è l’ennesimo tassello comunicativo e rituale che ruota attorno all’operazione Liberato, tra gli artisti più affascinanti e inafferrabili del panorama culturale italiano.

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