venerdì, Dicembre 6, 2024
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Il Ministero della Guerra Sporca, recensione del film di Guy Ritchie

Ispirato a fatti realmente accaduti, Il Ministero della Guerra Sporca di Guy Ritchie, interpretato da Henry Cavill, è disponibile su Prime Video.

Chi guarda un film scritto e diretto da Guy Ritchie sa cosa aspettarsi. Recitazione sopra le righe, personaggi descritti con una battuta tanto tagliente quanto efficace, virtuosismi registici e soprattutto di montaggio, tra tagli sempre più ravvicinati, super slow-motion e inquadrature locked-on. Uno stile di regia diventato riconoscibile per raccontare storie di criminalità e periferie, come in Snatch o il più recente The Gentlemen, o rivisitare universi cinematografici in chiave più dark come Sherlock Holmes e King Arthur. Storie ambientate in contesti urbani – e sociali – abbastanza degradati e con protagonisti tutt’altro che dall’immagine pulita, mescolando il noir con la commedia.

Una Hollywood sempre alla ricerca di istrionici registi da spremere e rivendere al grande pubblico ha prelevato Guy Ritchie e cercato di ripulirne così la sua cifra stilistica. Il risultato, come può succedere quando si pretende di incanalare il talento con gli affari, accontenta forse il botteghino ma non il palato fino. Il Ministero della Guerra Sporca, uscito direttamente in streaming su Prime Video (come successo anche con il precedente The Covenant), è un esempio di un’opera in cui sprazzi di Ritchie si intravedono nella desolante linearità della trama.

Tra una bella storia e una piccola sceneggiatura

Le premesse della storia sono degne di interesse. Ambientato nelle acque dell’Oceano Atlantico del 1942, il film fa conoscere un dettaglio di enorme rilevanza per le sorti della Seconda Guerra Mondiale. Finché la flotta di sottomarini tedeschi di Adolf Hitler avrebbe comandato l’accesso all’Europa, gli Stati Uniti non sarebbero mai entrati in guerra al fianco dell’Inghilterra e sbarcati in Normandia; complice l’attacco a Pearl Harbor. Sono serviti un gruppo di membri della marina e di cani sciolti per dare il via all’Operazione Postmaster, una missione di sabotaggio segreta non autorizzata da Winston Churchill per dare una sterzata alle sorti della guerra.

La curiosità, insomma, di vedere Ritchie alla prova del genere storico e di una spy-story non convenzionale dopo il fortunato Operazione U.N.C.L.E. era molta. Il film purtroppo viaggia sulle linee sicure dei cliché di genere e anche di preferenze del pubblico dello streaming. La sceneggiatura scritta dallo stesso regista insieme ad altri quattro autori fa il minimo richiesto per creare uno scioglimento conclusivo della tensione e dell’intreccio che possa definirsi soddisfacente. Nel corso di due fluide ore di visione, non ci sono colpi di scena né momenti di creazione della suspence degni di nota o capaci di rilanciarla come lo richiederebbero il contesto e il genere.

Per lunghi tratti e per troppe sequenze è evidente il richiamo a Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino, sia nei personaggi sia nella messa in scena; dall’inizio simile al colonnello Hans Landa a caccia di ebrei al “tradimento” di Michael Fassbender con le dita. I personaggi e le sequenze d’azione, punti di forza della mano di Ritchie, sono di bondiana memoria, dalla flemma di Henry Cavill alle esplosioni tra terra e mare. La presentazione e la conseguente costruzione della squadra è didascalica e non viene mai approfondita nel resto del film; così come la classica invincibilità degli eroi di turno davanti ai soldati nemici irrealisticamente incapaci di sparare o il potenziamento femminile tanto di moda oggi.

La scrittura, in altre parole, fatica a liberarsi dalle imposizioni di produzione e di citazionismo che probabilmente hanno influito sulla realizzazione del film. Un tratto oggi ancora più ricorrente in molti “prodotti” – occhio ai termini! – disponibili sulle piattaforme di streaming per un “utente” sempre più pigro e, forse, desideroso di storie capaci di intrattenere senza pretendere troppa qualità. In questo Il Ministero della Guerra Sporca fa certamente il suo: tra battute e pallottole, il ritmo rimane costante e senza particolari crescendo tra un atto e l’altro, arrivando alla fine senza però particolare soddisfazione o tensione.

Un apparato tecnico poco convincente

La non convenzionalità diventata troppa linearità della sceneggiatura vale anche per le soluzioni di regia, montaggio e per la recitazione degli attori. Solo in alcune particolari sequenze si intravede il Ritchie che ha fatto capolino nel cuore di molti cinefili, fatte di inquadrature inusuali, tagli serrati e dettagli ravvicinati. La fotografia retrò di Ed Wild cerca di richiamare quelle chiaroscurali de L’ora più buia e funziona nelle scene d’interno, mentre in esterno e in notturna trasmette molto poco. Molto discutibile la scelta musicale di Christopher Benstead di usare nacchere e fischi alla Sergio Leone nei suoi western. L’impostazione di un sornione Cavill richiama palesemente l’eroe di Ian Fleming (il quale aveva fatto parte della cerchia ristretta dell’Operazione Postmaster e quindi potrebbe essersi ispirato per i suoi stessi romanzi), mentre Eiza González rievoca la Paloma di Ana de Armas in No Time to Die.

In conclusione, Il Ministero della Guerra Sporca è una storia certamente da far conoscere per l’approfondimento storico e la capacità di far trascorrere abbastanza piacevolmente le due ore del sabato sera. Spacconeria, uomini duri e femme fatale, citazionismo fin troppo evidente in atmosfere tropicali tra una sparatoria e l’altra, morti spettacolose non mancano. Per chi, invece, è attratto alla visione perché richiamato dal nome – e dalla fama – del regista, rimarrà senz’altro deluso. Un po’ come quei personaggi della Storia che sanno di rimanere nell’ombra pur essendo stati fondamentali per il corso degli eventi. Un po’ come il talento di un regista imperfetto ma dalle idee chiare, stavolta annacquate nel ricalcare Tarantino e il gusto dello spettatore medio.

Guarda il trailer de Il Ministero della Guerra Sporca

GIUDIZIO COMPLESSIVO

Il Ministero della Guerra Sporcca è una versione alla Guy Ritchie del Bastardi senza gloria di Tarantino, dove il citazionismo e forse una buona dose di pigrizia rendono un film di guerra e di sbandati combattenti un deja-vù fin troppo scontato e lineare nella messa in scena, nello sviluppo della trama e nei personaggi sicuramente poco trascinanti rispetto a quelli a cui il regista ci aveva abituati in passato.

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Il Ministero della Guerra Sporcca è una versione alla Guy Ritchie del Bastardi senza gloria di Tarantino, dove il citazionismo e forse una buona dose di pigrizia rendono un film di guerra e di sbandati combattenti un deja-vù fin troppo scontato e lineare nella messa in scena, nello sviluppo della trama e nei personaggi sicuramente poco trascinanti rispetto a quelli a cui il regista ci aveva abituati in passato.Il Ministero della Guerra Sporca, recensione del film di Guy Ritchie