mercoledì, Maggio 31, 2023
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Il Giustiziere della Notte recensione del film con Bruce Willis

Il Giustiziere della Notte (qui il trailer italiano ufficiale) è l’atteso remake del classico del cinema di genere poliziesco targato anni ’70 che aveva, come protagonista, un indimenticabile Charles Bronson; in questo nuovo adattamento più in linea con i tempi moderni, il compito di ricoprire il ruolo del protagonista spetta a Bruce Willis, affiancato da Elisabeth Shue, Vincent D’Onofrio, Dean Norris, Camila Morrone e Beau Knapp.

Chicago, giorni nostri. Il Dottor Paul Kersey (Willis) ha tutto: una bella famiglia, una bella casa e una fiorente carriera come chirurgo nel pronto soccorso dell’ospedale locale. Ma quando sua moglie Lucy (Shue) e sua figlia Jordan (Morrone) rimangono vittime di una rapina in casa, questo idillio crolla vorticosamente e la vita dell’uomo viene distrutta dall’omicidio dell’amata consorte e dalle violenze subite dalla figlia che la riducono in coma.

il giustiziere della notte

Da questo momento Kersey cessa di esistere – e soprattutto di salvare vita – e al suo posto subentra “il giustiziere” che, con il suo desiderio di vendetta, si metterà sulle tracce dei criminali che hanno massacrato la sua famiglia. La città si comincia ben presto a domandare se questo vigilante sia un angelo custode o un inquietante mietitore in preda al desiderio di uccidere.

A distanza di ben 42 anni dall’uscita in sala del primo film con protagonista Bronson – era il ’74 – e tratto, anche questa volta, dal romanzo scritto da Brian Garfield e intitolato Night Wish, è l’eccentrico quanto geniale pupillo di Quentin Tarantino, Eli Roth (già autore di Cabin Fever, Hostel 1 e 2, Knock Knock, The Green Inferno), a maneggiare con estrema cura uno dei cult assoluti di genere, un poliziesco “nudo e crudo” che, come tutti i suoi epigono dell’epoca, non esitava negli anni ’70 a mostrare una realtà cruda e brutale, soprattutto nelle grandi città, metropoli divorate dal crimine e dalla malavita.

il giustiziere della notte

Il Giustiziere della Notte recensione del film con Bruce Willis

Willis incarna ne Il Giustiziere della Notte il complesso ruolo del dottor Paul Kersey, padre di famiglia ma a suo modo “cane di paglia” pronto ad innescare un incendio a partire dalla cenere della propria rabbia. Il primo atto del film – scritto da Joe Carnahan – è un preludio alla tempesta in avvicinamento, che presenta un uomo tranquillo e dal basso profilo, un amabile padre di famiglia; un inizio lento solo in apparenza, perché Roth sa bene come creare le premesse necessarie per far intuire il tormento e la violenza sempre più crescente.

E proprio la perfetta alchimia tra scrittura – su carta – e scrittura – per immagini – rendono questo remake rischioso un curioso quanto riuscito esperimento: i primi minuti travolgono lo spettatore, ogni battuta ma soprattutto ogni scena sembra rispettare in pieno un manuale di sceneggiatura (oltre che l’originale). Tutto accade al momento giusto e al posto giusto, garantendo in tal modo una continuità fluida dell’azione, che a sua volta permette allo spettatore di immergersi nella storia di Kersey/Willis, giustiziere della notte per necessità, rabbia e amore.

il giustiziere della notte

La regia di Roth dimostra un’influente eredità con la lezione stessa del genere, supportata da una sceneggiatura ferrea pronta a rispettare le regole; a lasciare perplessi è l’approfondimento psicologico dei personaggi, volutamente lasciato al minimo per dare precedenza alla narrazione sulle situazioni, ma a caro prezzo.

È inutile negare la portata dirompente dell’argomento intorno al quale ruota Il Giustiziere della Notte, ovvero la vendetta di un uomo qualunque che, sentendosi tradito dalle istituzioni e stanco di violenze e soprusi, decide di provare a risolvere da solo i propri problemi.

Una morale importante che avrebbe necessitato di un approfondimento psicologico più complesso, scavando a fondo nelle motivazioni dei personaggi per individuare le ragioni del loro agire; Roth sceglie di dare risalto e nuovo smalto all’action poliziesco di genere, tralasciando le profondità più imperscrutabili dell’animo umano.

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Ludovica Ottaviani
Ludovica Ottaviani
Imbrattatrice di sudate carte a tempo perso, irrimediabilmente innamorata della settima arte da sempre | Film del cuore: Lo Chiamavano Jeeg Robot | Il più grande regista: Quentin Tarantino | Attore preferito: Gary Oldman | La citazione più bella: "Le parole più belle al mondo non sono Ti Amo, ma È Benigno." (Il Dormiglione)

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