Il Giustiziere della Notte (qui il trailer italiano ufficiale) è l’atteso remake del classico del cinema di genere poliziesco targato anni ’70 che aveva, come protagonista, un indimenticabile Charles Bronson; in questo nuovo adattamento più in linea con i tempi moderni, il compito di ricoprire il ruolo del protagonista spetta a Bruce Willis, affiancato da Elisabeth Shue, Vincent D’Onofrio, Dean Norris, Camila Morrone e Beau Knapp.
Chicago, giorni nostri. Il Dottor Paul Kersey (Willis) ha tutto: una bella famiglia, una bella casa e una fiorente carriera come chirurgo nel pronto soccorso dell’ospedale locale. Ma quando sua moglie Lucy (Shue) e sua figlia Jordan (Morrone) rimangono vittime di una rapina in casa, questo idillio crolla vorticosamente e la vita dell’uomo viene distrutta dall’omicidio dell’amata consorte e dalle violenze subite dalla figlia che la riducono in coma.
Da questo momento Kersey cessa di esistere – e soprattutto di salvare vita – e al suo posto subentra “il giustiziere” che, con il suo desiderio di vendetta, si metterà sulle tracce dei criminali che hanno massacrato la sua famiglia. La città si comincia ben presto a domandare se questo vigilante sia un angelo custode o un inquietante mietitore in preda al desiderio di uccidere.
A distanza di ben 42 anni dall’uscita in sala del primo film con protagonista Bronson – era il ’74 – e tratto, anche questa volta, dal romanzo scritto da Brian Garfield e intitolato Night Wish, è l’eccentrico quanto geniale pupillo di Quentin Tarantino, Eli Roth (già autore di Cabin Fever, Hostel 1 e 2, Knock Knock, The Green Inferno), a maneggiare con estrema cura uno dei cult assoluti di genere, un poliziesco “nudo e crudo” che, come tutti i suoi epigono dell’epoca, non esitava negli anni ’70 a mostrare una realtà cruda e brutale, soprattutto nelle grandi città, metropoli divorate dal crimine e dalla malavita.
Il Giustiziere della Notte recensione del film con Bruce Willis
Willis incarna ne Il Giustiziere della Notte il complesso ruolo del dottor Paul Kersey, padre di famiglia ma a suo modo “cane di paglia” pronto ad innescare un incendio a partire dalla cenere della propria rabbia. Il primo atto del film – scritto da Joe Carnahan – è un preludio alla tempesta in avvicinamento, che presenta un uomo tranquillo e dal basso profilo, un amabile padre di famiglia; un inizio lento solo in apparenza, perché Roth sa bene come creare le premesse necessarie per far intuire il tormento e la violenza sempre più crescente.
E proprio la perfetta alchimia tra scrittura – su carta – e scrittura – per immagini – rendono questo remake rischioso un curioso quanto riuscito esperimento: i primi minuti travolgono lo spettatore, ogni battuta ma soprattutto ogni scena sembra rispettare in pieno un manuale di sceneggiatura (oltre che l’originale). Tutto accade al momento giusto e al posto giusto, garantendo in tal modo una continuità fluida dell’azione, che a sua volta permette allo spettatore di immergersi nella storia di Kersey/Willis, giustiziere della notte per necessità, rabbia e amore.
La regia di Roth dimostra un’influente eredità con la lezione stessa del genere, supportata da una sceneggiatura ferrea pronta a rispettare le regole; a lasciare perplessi è l’approfondimento psicologico dei personaggi, volutamente lasciato al minimo per dare precedenza alla narrazione sulle situazioni, ma a caro prezzo.
È inutile negare la portata dirompente dell’argomento intorno al quale ruota Il Giustiziere della Notte, ovvero la vendetta di un uomo qualunque che, sentendosi tradito dalle istituzioni e stanco di violenze e soprusi, decide di provare a risolvere da solo i propri problemi.
Una morale importante che avrebbe necessitato di un approfondimento psicologico più complesso, scavando a fondo nelle motivazioni dei personaggi per individuare le ragioni del loro agire; Roth sceglie di dare risalto e nuovo smalto all’action poliziesco di genere, tralasciando le profondità più imperscrutabili dell’animo umano.