Una, nessuna e centomila principesse Sissi. Iconica, carismatica, sfrontata, libera, indipendente e brillante, è difficile riassumere brevemente i tanti attributi che hanno caratterizzato (e accompagnato) le sue incarnazioni cinematografiche, televisive, letterarie e d’animazione: c’è stata una riconoscibile imperatrice d’Austria per ogni stagione e un’attrice in grado di prestarle il volto nelle infinite emanazioni. Dall’incantevole Romy Schneider fino alla malinconica (e fiera) Vicky Krieps (Il filo nascosto, Old), che nell’ultima fatica della regista Marie Kreutzer rappresenta proprio l’ultimo immortale simbolo di una nobiltà vecchio stile, figlia dei grandi imperi e ancora lontana dall’avvento – rovinoso – del Secolo Breve.
Ne Il Corsetto dell’Imperatrice (Premio Un Certain Regard per la migliore interpretazione al Festival di Cannes 2022), L’imperatrice Elisabetta d’Austria (Krieps) è idolatrata per la sua bellezza e famosa in tutto il mondo per essere una fonte d’ispirazione per le nuove tendenze di moda. Ma nel 1877, Sissi celebra il suo quarantesimo compleanno e deve combattere per preservare la sua immagine pubblica, allacciando il suo corsetto in modo via via sempre più stretto. Mentre, nonostante il suo volere, il suo ruolo si riduce a mero atto performativo di presenza, la sete di conoscenza della donna e il suo entusiasmo per la vita la rendono sempre più irrequieta nella vecchia Vienna. Ingabbiata in un avvenire (e in un presente) di doveri cerimoniali che l’attende. Elisabetta si ribella, così, contro l’immagine iperbolica di se stessa e architetta un piano per tutelare il suo lascito culturale. Il film approderà nelle sale dal 7 dicembre.
L’aspetto più intrigante del ritratto che Marie Kreutzer restituisce al pubblico si annida nella capacità di coniugare passato e presente, traghettando entrambi incontro ad un futuro forse incerto, ma mai scontato o banale: la “sua” Sissi è moderna e indipendente come la recente Miss Marx della Nicchiarelli, fuma in pubblico, non ha mai un pensiero scontato, teme lo scorrere del tempo, il giudizio esterno e l’opinione altrui; ma, soprattutto, è in grado di ribellarsi alle convenzioni sociali, alle rigide logiche borghesi, infrangendole e sovvertendole. L’imperatrice Elisabetta incarna, quindi, il prototipo della femminista ante-litteram che si aggira tra convenzioni ottocentesche e anacronismi ultra-contemporanei tra trattori, telefoni fissi e le meraviglie del cinematografo. E ancora una volta è proprio il cinema a garantire l’eternità, rendendo immortale il soggetto catturato, consegnandolo alla Storia e rallentando il tempo fino a cristallizzarlo.

Un ritratto atipico, sfrontato e ribelle
Curioso che sia proprio il tempo il co-protagonista de Il Corsetto dell’Imperatrice: il tempo che passa, gli anni della vita che si sfogliano come i petali di una margherita, l’ossessione per una bellezza (forse) perduta e la necessità di nutrirsi di certezze per fermare l’attimo. Esattamente come il Faust di Goethe, Sissi è immortalata in un titanico sforzo (streben) per arginare – e deviare – quel flusso ininterrotto: ostinata e testarda, si comporta nell’unico modo che conosce, ribellandosi in modo sfrontato. Le lancette scorrono, i quarant’anni si avvicinano, ma Sissi è l’incarnazione di ogni donna contemporanea, simbolo globale – e archetipo – di un femminino ancora alla ricerca del timbro specifico della propria voce. A prescindere dagli intenti celati nello storytelling (ed esternati nella sceneggiatura), è la regia della Kreutzer a dimostrare tutto il carattere anarchico, intraprendente e visionario del film, grazie ad immagini estetizzanti che giocano con i contrasti tra la rigida formalità della corte e l’infinita intelligenza emotiva – e la fantasia – dell’immaginario dell’imperatrice.
Il Corsetto dell’Imperatrice è un ritratto atipico – e spurio – che permette di gettare uno sguardo nuovo, giovane, indipendente e femminista su un’icona immortale come la principessa Sissi: il risultato, estetico e anacronistico, sfrontato e ribelle, restituisce il ritratto di una donna ante-litteram pronta a rubare la scena con la propria verve brillante, la melanconia che la caratterizzava e un’incrollabile fiducia tanto nella propria intelligenza, quanto nelle sue capacità. Ed ecco quindi che l’Imperatrice d’Austria si trasforma nell’incarnazione di ogni donna del presente, simbolo e transfert, ideale e immaginario che si fondono tra le pieghe della Storia.