giovedì, Ottobre 3, 2024
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I tre moschettieri – Milady, recensione del film con Eva Green e Vincent Cassel

Secondo capitolo del kolossal francese da 70 milioni di euro, I tre moschettieri - Milady è nelle sale dal 14 febbraio.

O siamo stati traditi da aspettative troppo alte, magari frutto di un colpo di fulmine che poi non è sbocciato in amore vero; o qualcosa è andato storto nella produzione di questo film. Fatto sta che guardando I tre moschettieri – Milady, secondo capitolo del kolossal francese da 70 milioni di euro che riporta al cinema il capolavoro di Dumas, si fa fatica a metterlo in relazione con la prima parte, uscita al cinema ad aprile 2023. Eppure, sono stati girati contemporaneamente dallo stesso regista (Martin Bourboulon), scritti dagli stessi sceneggiatori (Matthieu Delaporte e Alexandre de La Patellière), girati con la stessa troupe e interpretati dallo stesso cast. Due, però, i (non trascurabili) dettagli discordanti: la durata inferiore del secondo rispetto al primo (115’ contro 121’) e un cambio al montaggio, Stan Collet al posto di Célia Lafitedupont (forse perché al lavoro sull’altrettanto costoso Le Comte de Monte-Cristo, peraltro diretto proprio da Delaporte e La Patellière).

In un’epoca in cui è piuttosto raro andare al cinema e trovare film al di sotto dei 140 minuti, sorprende non poco che il vastissimo materiale narrativo del libro di Dumas non trattato nel primo capitolo venga condensato nelle meno di due ore del secondo. E in effetti la visione de I tre moschettieri – Milady è “devastata” da una dannata fretta. Degli sceneggiatori, della regia, dal montaggio; accadimenti che avrebbero potuto riempire due stagioni televisive da 10 episodi vengono compressi nello spazio di un bignami cinematografico. Laddove nel primo film c’era lo spazio dell’avventura, il respiro ampio del romanzo storico – qualcuno la chiama a sproposito noia – qui c’è una corsa forsennata per dire, fare e mostrare tutto ciò che si deve, come se un professore indolente decidesse all’improvviso di far recuperare ai suoi studenti 400 pagine de I promessi sposi in due giorni.

Una storia tratteggiata male

Il progetto iniziale di questo nuovo adattamento prevedeva un solo film, successivamente diviso in due capitoli dalla Pathé, che ha scelto di farli uscire lo stesso anno a distanza di qualche mese – un’espediente non sempre di successo, basti pensare a Matrix Reloaded e Matrix Revolutions o a Loro 1 e Loro 2. La sensazione, però, è che ci fosse materiale a sufficienza per realizzare non due ma tre film. Quest’ansia che muove senza criterio lo script e gli attori viene assecondata, o amplificata, da un montaggio realizzato con l’accetta, che non si fa scrupolo di aggiungere a più riprese inserti esplicativi di una storia tratteggiata male e che in più momenti rischia di non essere intelligibile. Come un gioco a molla, il film va avanti e indietro, ondeggia da una parte all’altra, cercando di dare coerenza all’insieme e sforzandosi, senza troppo successo, di riattualizzare alcuni passaggi del libro.

Una buona dose di tradimento dell’opera originaria, si sa, è obbligatoria in qualsiasi adattamento di qualità che si rispetti; in questo caso, però, nessuna delle reinvenzioni degli sceneggiatori appare particolarmente azzeccata o asservita alla storia e al ritmo. Un esempio? L’introduzione del personaggio (inesistente nel romanzo) della sorella di Aramis, utile solo a giustificare una scena nel finale, fa perdere tempo e distoglie l’attenzione da più importanti accadimenti. Al contrario, la protagonista indiscussa di questo film, Milady, interpretata dalla perfetta Eva Green – probabilmente una delle incarnazioni su grande schermo più riuscita di sempre – non ha la centralità che ci si aspetterebbe dal suo nome nel titolo. Il personaggio spietato, enigmatico e affasciante del primo film, infatti, cede il posto a una figura piuttosto indecifrabile, senz’altro più sfaccettata ma allo stesso tempo così sovraccarica di sottotesti da risultare vuota.

Un’immagine de I tre moschettieri: Milady. Foto di Ben King

Il valore produttivo del film resta eccellente

È femme fatale, donna alimentata dall’odio, sposa ferita, sodale inaspettata, stratega politica, madre pentita e molto altro ancora, in un potpourri che non risulta mai a fuoco. Da una parte la si vuole al centro dell’attenzione, dall’altra, come detto, la scrittura è soffocata dalla necessità di dare spazio a intrighi politici, una guerra, le vicende dei singoli moschettieri e via dicendo. Il triangolo amoroso tra Milady, D’Artagnan e Constance – che la distribuzione italiana deve aver reputato interessante sfruttare per un lancio il giorno di S. Valentino – è una delle note più dolenti del film in quanto a potenzialità sprecata. Il suo epilogo, in particolar modo, avrebbe dovuto rappresentare il momento più drammatico e interessante della storia; una pur apprezzabile rielaborazione del romanzo (qui gli sceneggiatori si sono presi parecchie libertà) viene invece liquidata in modo sbrigativo, seguita da un duello di cappa e spada tra le fiamme che affossa ogni velleità introspettiva. Il personaggio di D’Artagnan, in particolar modo, da rilevante che era nel primo film diventa quasi invisibile in questo, e le uniche cose che fa le fa sbagliate, scomparendo quasi del tutto nel finale.

Insomma: la struttura di questo seguito è talmente farraginosa che gli stessi attori, penalizzati spesso dalle battute, appaiono distaccati e piatti (Vincent Cassel su tutti). Il talento di un cast ben assortito (Romain Duris, Pio Marmaï, Eric Ruf, Louis Garrel, Vicky Krieps, Lyna Khoudri) risulta così sprecato, alla pari del potenziale considerevole messo sul piatto dal primo film. Ed è un vero peccato perché il valore artistico e produttivo, al contrario, è eccellente. Dalla fotografia (curata da Nicolas Bolduc) allo sfarzo dei costumi (ben 2.000) e delle comparse (9.000), dall’impegno sul set (150 giorni di riprese) alla strepitosa varietà delle location, intravista nel primo film e protagonista assoluta nel secondo. Il palazzo del Louvre, Les Invalides, il Castello di Fontainebleau e quello di Saint-Germain-en-Laye, Fort la Latte, le stupende cittadine di Chantilly, Saint-Malo e Troyes: questi e altri luoghi, uniti a larghe vedute di boschi, spiagge e campi, sono l’aspetto di maggior rilievo de I tre moschettieri – Milady. La varietà di paesaggi e scenari, valorizzata da una ricchezza di messa in scena rara, vale da sola il prezzo del biglietto, purché si sia pronti a ridimensionare le proprie aspettative.

Guarda il trailer ufficiale de I tre moschettieri – Milady

GIUDIZIO COMPLESSIVO

A distanza di pochi mesi dall’uscita del primo, riuscito capitolo di un nuovo adattamento della più celebre opera di Dumas, approda in sala il suo proseguo, sempre a firma del regista francese Martin Bourboulon. Ci sono più azione, nuovi personaggi e un’attenzione particolare al personaggio di Milady; manca invece il ritmo, il piacere della narrazione, il senso della misura, assenze che danno vita a un mosaico scomposto di momenti, con costanti passaggi di situazioni e location talmente repentini da minare la sospensione di incredulità. Peccato per il cast, in particolare Eva Green, che avrebbe meritato un epilogo migliore. Resta, tuttavia, un prezioso spettacolo per gli occhi che farà venir voglia di volare subito in Francia.

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A distanza di pochi mesi dall’uscita del primo, riuscito capitolo di un nuovo adattamento della più celebre opera di Dumas, approda in sala il suo proseguo, sempre a firma del regista francese Martin Bourboulon. Ci sono più azione, nuovi personaggi e un’attenzione particolare al personaggio di Milady; manca invece il ritmo, il piacere della narrazione, il senso della misura, assenze che danno vita a un mosaico scomposto di momenti, con costanti passaggi di situazioni e location talmente repentini da minare la sospensione di incredulità. Peccato per il cast, in particolare Eva Green, che avrebbe meritato un epilogo migliore. Resta, tuttavia, un prezioso spettacolo per gli occhi che farà venir voglia di volare subito in Francia.I tre moschettieri - Milady, recensione del film con Eva Green e Vincent Cassel